2019-09-14
Il Papilloma fa impennare il numero dei tumori al cavo orale e al collo
Quasi la metà delle neoplasie orofaringee è causata dal virus, che è sempre più trasmesso per via sessuale. La vaccinazione è l'arma di prevenzione più efficace, ma la copertura è ancora lontana da quella auspicata.I tumori della testa e del collo rappresentano il 20% di tutti i tumori maligni nell'uomo e sono un gruppo di neoplasie che origina principalmente dalle cellule squamose dei tessuti di organi quali labbra, cavo orale, lingua, gola, laringe, faringe, cavità nasali e seni paranasali, ma anche da ghiandole salivari, tiroide, cute del viso e del collo, orbita. In Italia si stima che vi siano ogni anno circa 6.500 nuovi casi di tumori del cavo orale e della faringe e poco meno, circa 5.500, di tumori della laringe; i tumori della tiroide sono meno frequenti, più numerosi nella donna, e sono circa 1.000-1.500 nuovi casi all'anno. La sopravvivenza globale è migliore rispetto a quella di tumori di altre sedi, generalmente più aggressivi, con una media di guarigioni che va dal 50-60% a quasi il 90% per i tumori tiroidei.Le cause del cancro«Negli ultimi dieci anni i tumori orofaringei sono aumentati significativamente, soprattutto in relazione all'aumento di infezioni da Papilloma virus, responsabile, in Italia, del 40% dei casi, percentuale che sale al 85% negli Stati Uniti. Tuttavia ci aspettiamo un'ulteriore crescita di questi tumori legata al virus, che è sempre più trasmesso per via sessuale», spiega Giuseppe Spriano, responsabile otorinolaringoiatria dell'Irccs humanitas e docente di Humanitas University. Il professor Harald Zur Hausen, medico e professore emerito tedesco, vincitore del premio Nobel per la medicina nel 2008 per aver scoperto la correlazione tra virus e tumori: «Fino all'inizio di questo secolo quasi il 20% dell'incidenza globale del tumore è stata legata a vari tipi di infezioni, tra cui virus, batteri e parassiti. Oggi esistono crescenti evidenze che questa percentuale stia aumentando. Attualmente stiamo calcolando che fino al 50% di tutti i tumori ci sono alcuni collegamenti con eventi infettivi», afferma. Il principale responsabile dei tumori del capo e collo è il virus del Papilloma umano (Hpv), un'infezione molto diffusa, trasmessa prevalentemente per via sessuale e nella maggior parte dei casi asintomatica. L'aumento dell'incidenza di questi tumori sta alla base dell'attuale disponibilità in Italia della vaccinazione anti-Hpv che viene effettuata non solo per le femmine (già dal 2008), ma dall'anno scorso anche per i maschi a partire dagli 11 anni di età. «La vaccinazione oggi rappresenta l'arma di prevenzione più importante contro questi tumori, ma la copertura è ancora lontana da quella auspicata, soprattutto nei maschi che sono maggiormente colpiti dai tumori alla gola», afferma Spriano. «La riduzione d'incidenza legata all'immunizzazione della vaccinazione richiederà comunque decenni e solo dopo il 2060 potremo assistere ad una diminuzione di questi tumori».Colpiti i giovaniI tumori della gola causati dall'Hpv si presentano in soggetti più giovani rispetto ai casi di tumore da fumo. Fortunatamente oggi, però, la possibilità di guarigione è più alta. Recentemente è stata pubblicata una importante metanalisi, cioè una valutazione di diversi studi pubblicati in letteratura medica, sull'efficacia della vaccinazione anti Hpv nel mondo in particolare occidentale e il suo impatto dopo circa 10 anni e dopo che 60 milioni di persone sono state studiate, sulla riduzione dei tumori del collo dell'utero, dell'ano e della tonsilla, tutti correlati con l'infezione da Hpv. Ebbene, non solo il vaccino è stato molto ben tollerato, come succede quasi sempre con i vaccini, ma c'è stata una riduzione significativa dell'insorgenza di nuove infezioni pretumorali o tumori veri e propri sia nel collo dell'utero, nell'ano, che nella tonsilla, dimostrando l'efficacia della vaccinazione nella riduzione di queste patologie oncologiche. Va ricordato che anche con la vaccinazione contro l'epatite B, che è praticata ormai in tutto il mondo avanzato da anni, c'è stata una riduzione dei tumori del fegato, in particolare dell'epatocarcinoma, grazie a questa vaccinazione. In alcuni Paesi dell'Asia orientale, l'epatocarcinoma era in passato il tumore più frequente nei bambini proprio perché questi acquisivano l'infezione da epatite B durante il parto dalle madri infette: oggi l'epatocarcinoma dei bambini in queste aree è nettamente ridotto grazie al fatto che le loro mamme sono state vaccinate e quindi non hanno sviluppato l'infezione da epatite B e non l'hanno trasmessa ai loro bambini. Infine, quando si parla di vaccini ci si riferisce prevalentemente o quasi sempre ai vaccini anti infettivi dei bambini, ma bisogna ricordare che i vaccini che danno risultati molto importanti sono anche quelli antitumorali, cioè quelli contro il papilloma virus e quelli contro il virus dell'epatite B che hanno dimostrato, in entrambi i casi, una riduzione netta di alcuni tumori grazie alla vaccinazione.
Iil presidente di Confindustria Energia Guido Brusco
Alla Conferenza annuale della federazione, il presidente Guido Brusco sollecita regole chiare e tempi certi per sbloccare investimenti strategici. Stop alla burocrazia, realismo sulla decarbonizzazione e dialogo con il sindacato.
Visione, investimenti e alleanze per rendere l’energia il motore dello sviluppo italiano. È questo il messaggio lanciato da Confindustria Energia in occasione della Terza Conferenza annuale, svoltasi a Roma l’8 ottobre. Il presidente Guido Brusco ha aperto i lavori sottolineando la complessità del contesto internazionale: «Il sistema energetico italiano ed europeo affronta una fase di straordinaria complessità. L’autonomia strategica non è più un concetto astratto ma una priorità concreta».
La transizione energetica, ha proseguito Brusco, deve essere affrontata con «realismo e coerenza», evitando approcci ideologici che rischiano di danneggiare la competitività industriale. Decarbonizzazione, dunque, ma attraverso strumenti efficaci e con il contributo di tutte le tecnologie disponibili: dal gas all’idrogeno, dai biocarburanti al nucleare di nuova generazione, dalle rinnovabili alla cattura e stoccaggio della CO2.
Uno dei nodi principali resta quello delle autorizzazioni, considerate un vero freno alla competitività. I dati del Servizio Studi della Camera dei Deputati parlano chiaro: nel primo semestre del 2025, la durata media di una Valutazione di Impatto Ambientale è stata di circa mille giorni; per ottenere un Provvedimento Autorizzatorio Unico ne servono oltre milleduecento. Tempi incompatibili con la velocità richiesta dalla transizione.
«Non chiediamo scorciatoie — ha precisato Brusco — ma certezza del diritto e responsabilità nelle decisioni. Il Paese deve premiare chi investe in innovazione e sostenibilità, non ostacolarlo con inefficienze che non possiamo più permetterci».
Per superare la frammentazione normativa, Confindustria Energia propone una legge quadro sull’energia, fondata sui principi di neutralità tecnologica e sociale. Uno strumento che consenta una pianificazione stabile e flessibile, in linea con l’evoluzione tecnologica e con il coinvolgimento delle comunità. Una recente ricerca del Censis evidenzia infatti come la dimensione sociale sia cruciale: i cittadini sono disposti a modificare i propri comportamenti, ma servono trasparenza e dialogo.
Altro capitolo centrale è quello delle competenze. «Non ci sarà transizione energetica senza una transizione delle competenze», ha ricordato Brusco, rilanciando la necessità di investire nella formazione e nel rafforzamento della collaborazione tra imprese, università e scuole.
Il presidente ha infine ringraziato il sindacato per il rinnovo del contratto collettivo nazionale del settore energia e petrolio, definendolo un esempio di confronto «serio, trasparente e orientato al futuro». Un modello, ha concluso, «basato sul dialogo e sulla corresponsabilità, capace di conciliare la valorizzazione del lavoro con la competitività delle imprese».
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