2025-07-30
Il Papa si erge contro le derive del mondo: «I cristiani rifiutano la cultura di morte»
Leone biasima l’idea «molto presente nella nostra società». Poi l’appello agli influencer: «Siate agenti di comunione».«La cultura della morte è molto presente nella nostra società e il battesimo ci impegna a rinunciarvi». Leone XIV non usa giri di parole - in Vaticano davanti a 800 neofiti e catecumeni francesi in pellegrinaggio giubilare - per ribadire che chi entra in comunione con Cristo «dona e non rinuncia mai alla vita». Il Papa usa lo strumento di San Giuseppe, pialla le metafore e nella stagione del suicidio assistito, dell’aborto senza limiti, dell’utero in affitto, va dritto al punto: «Questa cultura della morte si manifesta oggi attraverso l’indifferenza, il disprezzo degli altri, la droga, la ricerca di una vita facile, una sessualità che diviene divertimento e «cosificazione» della persona umana».Il neologismo attira l’attenzione. Ridurre l’uomo a «cosa», a oggetto da utilizzare e gettare via inducendolo a credere che tutto ciò si chiami libertà, è il più riuscito degli inganni. Nell’Aula della Benedizione il pontefice ha parole speciali per i ragazzi riuniti nel Giubileo dei Giovani e utilizza con disinvoltura il loro linguaggio: «Vi incoraggio a restare connessi al Signore. Non nasciamo cristiani, lo diventiamo quando siamo toccati dalla grazia di Dio. Tuttavia questo tocco si esprime attraverso la nostra scelta attentamente ponderata e il nostro cammino personale. Senza questi veri requisiti, indosseremo l’etichetta di cristiani di convenienza, di abitudine o di comodità. Diventiamo cristiani autentici quando ci lasciamo toccare dalla parola e dalla testimonianza di Gesù. Seguendo lui, anche voi siete il sale della terra e la luce del mondo».Un messaggio potente, lontano anni luce dal neo-nichilismo dominante. Ma la connessione con Lassù non finisce qui, anzi continua nella giornata dedicata alla gioventù, quando papa Leone XIV si trasferisce in San Pietro per partecipare alla messa presieduta dal cardinal Luis Antonio Tagle dedicata ai missionari digitali, praticamente agli influencer cattolici del Web. Il messaggio del Santo Padre è naturalmente evangelico, visto che invita tutti a «riparare le reti». «Gesù lo chiese agli apostoli pescatori e lo chiede anche a noi, anzi ci chiede di costruire altre reti: di relazione, d’amore, di condivisione gratuita dove l’amicizia sia profonda, dove si possa ricucire ciò che si è spezzato, dove si possa guarire dalla solitudine, non contando il numero dei follower ma sperimentando in ogni incontro la grandezza infinita dell’amore. Reti che danno spazio all’altro più che a sé stessi, dove nessuna bolla possa coprire le voci dei più deboli. Reti che liberano, che salvano. Reti che ci fanno riscoprire la bellezza di guardarci negli occhi. Reti di verità. Così, ogni storia di bene condiviso sarà il nodo di un’unica, immensa rete: la rete delle reti, la rete di Dio».Sembra già un motu proprio, una techno-enciciclica in sedicesimo, qualcosa che ci riguarda da vicino sul pianeta dello smartphone diventato totem, con noi piccole scimmie urlanti attorno al monolite di silicio come profetizzava Stanley Kubrick. Anche qui papa Leone si sintonizza con le nuove generazioni, le affascina, trasmette loro in modo moderno messaggi eterni. «Oggi ci troviamo in una cultura nuova, profondamente segnata e costruita con e dalla tecnologia. Sta a voi far sì che questa cultura rimanga umana». Sollecita i nativi digitali ad approfondire un nuovo approccio all’Intelligenza artificiale. «La scienza e la tecnica influenzano il nostro modo di essere e di stare nel mondo ma niente che viene dall’uomo e dal suo ingegno deve essere piegato sino a mortificare la dignità dell’altro. La nostra, la vostra missione, è nutrire una cultura di umanesimo cristiano, e di farlo insieme. Questa è per noi la bellezza della rete». La differenza fra chi è sbarcato sulla rete per stare dentro il mainstream comunicativo (papa Francesco) e chi lo fa per capirla e provare a guidarla mettendola in sintonia con valori antichi, a questo punto è lampante. Leone sottolinea che la Chiesa non disdegna il Web perché nel corso della Storia non è mai stata passiva. Però aggiunge a beneficio di sacerdoti e suore che abitano i social (talvolta con dissertazioni politiche e sociali più materialiste di quelle di un mangiapreti): «Non si tratta semplicemente di generare contenuti, ma di incontrare cuori, di cercare chi soffre e ha bisogno di conoscere il Signore per guarire le proprie ferite, per rialzarsi e trovare un senso, partendo da noi stessi e dalle nostre povertà, lasciando cadere ogni maschera e riconoscendoci per primi, bisognosi di Vangelo. E si tratta di farlo insieme». L’appello al mondo cattolico del Web sorprende e consola perché indica un approccio nuovo. Ai 1400 missionari digitali, papa Leone lancia infine un appello: «Siate agenti di comunione, capaci di rompere le logiche della divisione e della polarizzazione; dell’individualismo e dell’egocentrismo. Siate centrati su Cristo, per vincere le logiche del mondo, delle fake news, della frivolezza, con la bellezza e la luce della verità». Che per fortuna non è quella dei fact checkers un tanto al chilo.
Jose Mourinho (Getty Images)