2018-12-28
Il Papa scrive a Vian: una corsa ai ripari per salvare la forma e placare le acque
Dopo che La Verità ha svelato la guerra nei media vaticani, lettera di Papa Bergoglio al direttore giubilato dell'Osservatore Giovanni Maria Vian.La lettera del Papa all'ex direttore dell'Osservatore romano è stata resa pubblica ieri dalla Sala stampa vaticana, quando La Verità rivelava in prima pagina i mal di pancia provocati dal defenestramento di Giovanni Maria Vian. «Nel momento in cui, dopo anni di generosa dedizione e di grande responsabilità, conclude il suo incarico di direttore responsabile dell'Osservatore romano», ha scritto Francesco a Vian, «desidero esprimerle la più viva gratitudine per l'amore e la sollecitudine che ella ha posto nell'adempimento di tale importante compito».Il testo del Papa, datato 22 dicembre, reso pubblico dopo l'articolo della Verità che ha svelato la guerra che si combatte per la riforma dei media vaticani, ha tutto il sapore di una corsa ai ripari. Il «metodo» utilizzato per defenestrare Vian, il quale, come abbiamo scritto ieri, non ne sapeva nulla fino alla sera prima, né era stato preavvertito, né aveva ricevuto una telefonata dal Papa, ha fatto rimanere male l'ex direttore e la Segreteria di Stato, anch'essa lasciata all'oscuro della operazione. È assai probabile che i nuovi big della comunicazione vaticana, Andrea Tornielli e Antonio Spadaro, siano stati i consiglieri remoti del Papa per la «promozione» di Vian a direttore emerito e alla sua sostituzione con Andrea Monda. Papa Francesco, con la lettera all'ex direttore dell'Osservatore romano, corre ai ripari e con un linguaggio tipicamente curiale cerca di salvare la forma e placare le acque agitate. «La consapevolezza di aver dedicato senza risparmio ogni energia nella mansione che le è stata affidata», scrive il Papa a Vian, «infondano nel suo animo letizia e pace, come colmano il mio di soddisfazione, certo di potermi ancora avvalere del suo sostegno nella preghiera e nel consiglio». I richiamati sentimenti di «letizia e pace» si addicono di certo alle festività natalizie, ma non albergavano nell'animo di Vian, posto di fronte a un benservito piuttosto sbrigativo, segno delle guerre intestine che da tempo agitano gli uomini coinvolti nella riforma vaticana dei mass media.Vaghezza, indecisioni, disorientamento tra i dipendenti, sono alcuni degli ingredienti che fin dai primi passi accompagnano la riforma lanciata nel 2014 dal Papa. Oggi la Segreteria per le comunicazioni, cabina di regia del «ripensamento» dei media, è diventata dicastero ed è posta sotto la guida di un laico, Paolo Ruffini. Una prima valutazione del cammino ci sarà nel settembre 2019, al termine del periodo ad experimentum. Il sito paravaticano Il Sismografo, diretto da Luis Badilla, questa estate scriveva di un processo il cui «risultato finale ha generato però una megastruttura fortemente centralizzata, verticistica, una sorta di feudo personale dove decidono un pugno di “autorizzati e custodi"». All'epoca non c'era ancora stata la nomina di Andrea Tornielli a direttore editoriale, personalità sicuramente preparata e ben addentro alle sacre stanze, che però verticizza ancora di più il processo di riforma.Radio vaticana, il vero pezzo da novanta dei mezzi di comunicazione del Papa, ha pagato un prezzo salatissimo alla riforma e, come ha scritto lo stesso Luis Badilla, ha subito una «sorte incerta e ingloriosa». Mancava giusto l'Osservatore romano per completare l'opera. Il «metodo» applicato per allontanare Vian mostra che le derive centralizzatrici sono ancora in atto. Francesco adesso ringrazia Vian per la «competenza» e la «qualificata professionalità, sostenuta dalla sua esemplare adesione al magistero e dal suo coerente impegno cristiano». In qualità «di studioso della storia della Chiesa e anche attraverso la sua esperienza di professore di filologia patristica, ella», dice ancora il Papa a Vian, «ha fornito un valido contributo per accrescere la qualità dell'informazione». Lo ringrazia anche per aver collaborato alla riforma, ma questa lettera non toglie il fatto che proprio Vian e il suo Osservatore romano siano stati il baluardo principale di fronte a riformatori incaricati spesso confusi e pasticcioni. Il caso delle dimissioni dell'ex dominus dei media vaticani, monsignor Dario Edoardo Viganò, è stato quello più eclatante ed emblematico di una certa improvvisazione.L'Osservatore romano ha resistito a questa onda, anche grazie all'intervento della Segreteria di Stato che ha cercato in tutti i modi di preservare il giornale del Papa dalla furia accentratrice. Ma ora anche il quotidiano della Santa Sede è «fuso» nel nuovo impianto mass mediatico e al suo direttore emerito defenestrato resta solo la consolazione di una gentile lettera riparatrice del Papa.