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2020-03-05
Il morbo avanza e fa scattare il piano letti
Ansa
Prosegue l'avanzata del contagio da coronavirus. L'ultimo bollettino della Protezione civile comunicava ieri che dall'inizio dell'epidemia, 3.089 persone hanno contratto il virus (+587 rispetto a martedì), i soggetti risultati positivi sono 2.706 (+443), 107 i pazienti deceduti (+28) e 276 le persone guarite (+116). Le nuove vittime del Covid-19 vivevano in Lombardia (17), Emilia Romagna (5), Veneto (3) Marche (2) e Puglia (1). Le Regioni coinvolte sono 19, la Valle d'Aosta rimane senza casi di contagio. I pazienti ricoverati con sintomi sono 1.346 (+312 rispetto a martedì 3 marzo); 295 sono in terapia intensiva (+66), mentre 1.065 sono in isolamento domiciliare (+65). La Lombardia, con 1.497 positivi (55% del totale) è sempre la Regione più colpita, seguita da Emilia Romagna con 516 casi (19%) e Veneto con 345 (12%). Piemonte, con 82 pazienti e Marche con 80 sono in testa alle altre Regioni dove il numero dei positivi è decisamente più basso.
Il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, ha tenuto a precisare che la percentuale dei decessi è del 3,47% rispetto però al totale dei contagiati di cui oggi siamo a conoscenza, mentre i guariti rappresentano l'8,49%. Non è ancora confermata l'estensione della zona rossa nel Bergamasco, dove le persone colpite dal virus sono salite a 423. Molti i sanitari contagiati, anche la direttrice dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Beatrice Stasi, è risultata ieri positiva al test. Sono invece buone e stabili le condizioni del neonato di poche settimane ricoverato a Bergamo e risultato positivo al coronavirus. «Respira spontaneamente e i parametri sono buoni e stabili», comunicavano i medici. Il piccolo rimane ricoverato in isolamento nel reparto di patologia neonatale.
Borrelli ha voluto ricordare e ringraziare tutti coloro che sono impegnati sul territorio per fronteggiare l'emergenza, i 656 uomini di polizia dello Stato e forze armate, le 345 unità della Protezione civile, i 946 volontari. Continuano purtroppo a mancare dispositivi di sicurezza: «Abbiamo ricevuto segnalazioni, soprattutto da Lombardia e Veneto. Mancano principalmente le mascherine», ricorda il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, sottolineando che bisogna tutelare la sicurezza dei sanitari «altrimenti è un gioco al massacro». Se l'indisponibilità dovesse proseguire, Anelli ipotizza delle «unità di medici per l'emergenza da impiegare esclusivamente per la gestione dei casi di Covid-19 e da dotare con tutti i dispositivi. Gli altri medici, impiegati nelle altre situazioni di assistenza, dovrebbero operare in zone separate, senza dotazioni». Solo in Lombardia, servono 150.000 mascherine al giorno unicamente per gli operatori sanitari, «i cittadini via social ci hanno chiesto se possiamo distribuirle, ma al momento non siamo in grado di farlo», ha spiegato Davide Carlo Caparini, assessore al Bilancio e finanza della Regione Lombardia, chiarendo che ne sono state ordinate 6 milioni di unità.
In risposta alla grande preoccupazione su quanto potranno ancora reggere all'emergenza i sistemi regionali, ieri una circolare del ministero della Salute annunciava che si farà ricorso anche alle strutture private accreditate, per ridurre la pressione su quelle pubbliche. Verrà aumentato del 50% il numero dei posti letto in terapia intensiva e del 100% il numero di quelli in unità operative di pneumologia e in unità operative di malattie infettive, isolati e allestiti con la dotazione necessaria per il supporto ventilatorio (inclusa la respirazione assistita). Il Comitato tecnico scientifico ha inoltre ritenuto «necessario ridistribuire il personale sanitario destinato all'assistenza, prevedendo un percorso formativo “rapido" qualificante per il supporto respiratorio per infermieri e medici da dedicare alle aree di sub intensiva». La circolare annunciava anche la ridefinizione dei percorsi di triage dei pronto soccorso con la individuazione di aree dedicate alla sosta/degenza temporanea di pazienti sospetti, così pure la definizione di un protocollo per l'esecuzione dei tamponi.
Nel bollettino dal fronte contagi, va segnalato il blocco a Genova del traghetto Rhapsody della Grandi navi veloci (Gnv) perché un passeggero nordafricano che aveva viaggiato a bordo della nave è risultato positivo al coronavirus in Tunisia. L'equipaggio, 54 persone, non può scendere anche se la compagnia di navigazione ha fatto sapere che la Rhapsody non è in quarantena. Si tratterebbe di una misura precauzionale, nessuno al momento risulta contagiato, il problema sono le centinaia di passeggeri che possono essere venuti a contatto con il nordafricano. Un treno regionale di Trenitalia è stato fermato alla stazione ferroviaria di Udine dopo che era stata segnalata a bordo la presenza di una persona probabilmente contagiata dal morbo del coronavirus. Dal convoglio sono stati fatti scendere tutti i passeggeri mentre la persona forse affetta dal virus, sembra una donna di mezza età partita da Lodi, veniva portata via in ambulanza. Il treno non è più ripartito.
L'Organizzazione mondiale della sanità intanto fa appello a «misure rapide e incisive». Raccomanda di lavarsi le mani anche dopo aver maneggiato i soldi, le banconote possono essere veicolo di contagio. Non dice di disinfettarle, come si sta facendo in Corea e in Cina, ma invita alla massima igiene quando si toccano i soldi.
Borrelli inaugura la psicosi dei cani. «Si possono ammalare? Non lo so»
Il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, crea un nuovo clamoroso caso: il contagio uomo-cane. Ieri le agenzie di stampa hanno diffuso una notizia secondo la quale a Hong Kong un cucciolo di cane domestico, la cui padrona è tra i contagiati, sarebbe risultato ripetutamente positivo al coronavirus, indicando la presenza di un'infezione lieve. E pare che si tratti di notizie ufficiali, visto che a confermarle è stato il portavoce del dipartimento Agricoltura, pesca e conservazione di Hong Kong. Le autorità parlano di un primo «probabile» caso di trasmissione da essere umano ad animale. E la sua proprietaria, una donna di 60 anni che attualmente è ricoverata, sarebbe il più probabile agente infettante, anche se non è certo che il virus non sia passato al cane in altro modo. Tre test su campioni di cavità nasale e orale effettuati sul cucciolo sarebbero risultati debolmente positivi. Esperti di due università di Hong Kong e dell'Organizzazione mondiale per la salute degli animali sono concordi sul fatto che i risultati suggeriscono che l'animale presenti un basso livello di infezione e che, probabilmente, si tratterà di una trasmissione dall'uomo all'animale. Il cane, infatti, pare non abbia mostrato alcun segno di malattia correlata al Covid-19. Insomma, sarebbe del tutto asintomatico.
A ogni modo, anche per il quadrupede sarebbe scattato il periodo di quarantena nella struttura per la custodia degli animali allestita per l'occasione nel porto di Hong Kong. Le autorità locali hanno anche annunciato che gli animali da compagnia, inclusi cani e gatti, presenti nelle famiglie con casi confermati di Covid-19 o con contatti stretti con persone infette, devono essere messi in quarantena nelle strutture a tutela della salute pubblica e degli stessi animali.
Al momento, stando alle ulteriori notizie diffuse dalle agenzie di stampa, non ci sono però prove scientifiche che gli animali domestici possano essere una fonte di infezione da coronavirus. La possibilità di contagio sarebbe concreta, insomma, stando anche alle notizie riportate dal South China morning post, nella sola direzione uomo-cane. Per gli esperti di Hong Kong, sulla scorta di quanto appurato già con l'epidemia Sars, cani e gatti possono essere contagiati dal virus senza ammalarsi e senza costituire fonte di contagio. Si tratta però di un primo caso, che era emerso già una settimana fa, e sembra davvero presto per poter trarre delle conclusioni.
Come era ovvio immaginare, durante la consueta conferenza stampa, ieri i cronisti hanno posto a Borrelli anche la domanda sul cane infetto. Il capo della Protezione civile ha dimostrato di stare poco sul pezzo. E ha cercato di dribblare la domanda: «Chiederemo ai nostri esperti». Tentando un rinvio alla conferenza stampa di oggi, ha ammesso: «Non riesco a darvi un'informazione. C'è un comitato tecnico scientifico, ma a me non è giunta alcuna informazione sulla questione». Insomma, al momento la Protezione civile non è in grado di chiarire se il passaggio di specie uomo-animale sia possibile, se il contrario sia davvero da escludere, né se siano stati riscontrati casi in Italia. Da quando è cominciata l'emergenza legata al coronavirus, il ministero della Salute ha diffuso sul suo sito Web, tra le risposte a domande riccorrenti, questa informazione: «Al momento non vi è alcuna evidenza scientifica che gli animali da compagnia, quali cani e gatti, abbiano contratto l'infezione o possano diffonderla». Una indicazione che dopo le rivelazioni arrivate ieri da Hong Kong probabilmente sarà da rimodulare. Sempre che oggi gli esperti citati da Borrelli abbiano degli argomenti da portare in conferenza stampa.
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Il contagio sale di 587 unità in un giorno e raggiunge quota 3.089, con 2.706 persone attualmente positive. Aumentano i morti (107), ma anche i guariti (276). Per la terapia intensiva il ministero annuncia un incremento del 50% dei posti. In pneumologia del 100%.Angelo Borrelli inaugura la psicosi dei cani. «Si possono ammalare? Non lo so». Il capo della Protezione civile crea un nuovo caso: «Sugli animali chiederò agli esperti». Prosegue l'avanzata del contagio da coronavirus. L'ultimo bollettino della Protezione civile comunicava ieri che dall'inizio dell'epidemia, 3.089 persone hanno contratto il virus (+587 rispetto a martedì), i soggetti risultati positivi sono 2.706 (+443), 107 i pazienti deceduti (+28) e 276 le persone guarite (+116). Le nuove vittime del Covid-19 vivevano in Lombardia (17), Emilia Romagna (5), Veneto (3) Marche (2) e Puglia (1). Le Regioni coinvolte sono 19, la Valle d'Aosta rimane senza casi di contagio. I pazienti ricoverati con sintomi sono 1.346 (+312 rispetto a martedì 3 marzo); 295 sono in terapia intensiva (+66), mentre 1.065 sono in isolamento domiciliare (+65). La Lombardia, con 1.497 positivi (55% del totale) è sempre la Regione più colpita, seguita da Emilia Romagna con 516 casi (19%) e Veneto con 345 (12%). Piemonte, con 82 pazienti e Marche con 80 sono in testa alle altre Regioni dove il numero dei positivi è decisamente più basso.Il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, ha tenuto a precisare che la percentuale dei decessi è del 3,47% rispetto però al totale dei contagiati di cui oggi siamo a conoscenza, mentre i guariti rappresentano l'8,49%. Non è ancora confermata l'estensione della zona rossa nel Bergamasco, dove le persone colpite dal virus sono salite a 423. Molti i sanitari contagiati, anche la direttrice dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Beatrice Stasi, è risultata ieri positiva al test. Sono invece buone e stabili le condizioni del neonato di poche settimane ricoverato a Bergamo e risultato positivo al coronavirus. «Respira spontaneamente e i parametri sono buoni e stabili», comunicavano i medici. Il piccolo rimane ricoverato in isolamento nel reparto di patologia neonatale.Borrelli ha voluto ricordare e ringraziare tutti coloro che sono impegnati sul territorio per fronteggiare l'emergenza, i 656 uomini di polizia dello Stato e forze armate, le 345 unità della Protezione civile, i 946 volontari. Continuano purtroppo a mancare dispositivi di sicurezza: «Abbiamo ricevuto segnalazioni, soprattutto da Lombardia e Veneto. Mancano principalmente le mascherine», ricorda il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, sottolineando che bisogna tutelare la sicurezza dei sanitari «altrimenti è un gioco al massacro». Se l'indisponibilità dovesse proseguire, Anelli ipotizza delle «unità di medici per l'emergenza da impiegare esclusivamente per la gestione dei casi di Covid-19 e da dotare con tutti i dispositivi. Gli altri medici, impiegati nelle altre situazioni di assistenza, dovrebbero operare in zone separate, senza dotazioni». Solo in Lombardia, servono 150.000 mascherine al giorno unicamente per gli operatori sanitari, «i cittadini via social ci hanno chiesto se possiamo distribuirle, ma al momento non siamo in grado di farlo», ha spiegato Davide Carlo Caparini, assessore al Bilancio e finanza della Regione Lombardia, chiarendo che ne sono state ordinate 6 milioni di unità.In risposta alla grande preoccupazione su quanto potranno ancora reggere all'emergenza i sistemi regionali, ieri una circolare del ministero della Salute annunciava che si farà ricorso anche alle strutture private accreditate, per ridurre la pressione su quelle pubbliche. Verrà aumentato del 50% il numero dei posti letto in terapia intensiva e del 100% il numero di quelli in unità operative di pneumologia e in unità operative di malattie infettive, isolati e allestiti con la dotazione necessaria per il supporto ventilatorio (inclusa la respirazione assistita). Il Comitato tecnico scientifico ha inoltre ritenuto «necessario ridistribuire il personale sanitario destinato all'assistenza, prevedendo un percorso formativo “rapido" qualificante per il supporto respiratorio per infermieri e medici da dedicare alle aree di sub intensiva». La circolare annunciava anche la ridefinizione dei percorsi di triage dei pronto soccorso con la individuazione di aree dedicate alla sosta/degenza temporanea di pazienti sospetti, così pure la definizione di un protocollo per l'esecuzione dei tamponi.Nel bollettino dal fronte contagi, va segnalato il blocco a Genova del traghetto Rhapsody della Grandi navi veloci (Gnv) perché un passeggero nordafricano che aveva viaggiato a bordo della nave è risultato positivo al coronavirus in Tunisia. L'equipaggio, 54 persone, non può scendere anche se la compagnia di navigazione ha fatto sapere che la Rhapsody non è in quarantena. Si tratterebbe di una misura precauzionale, nessuno al momento risulta contagiato, il problema sono le centinaia di passeggeri che possono essere venuti a contatto con il nordafricano. Un treno regionale di Trenitalia è stato fermato alla stazione ferroviaria di Udine dopo che era stata segnalata a bordo la presenza di una persona probabilmente contagiata dal morbo del coronavirus. Dal convoglio sono stati fatti scendere tutti i passeggeri mentre la persona forse affetta dal virus, sembra una donna di mezza età partita da Lodi, veniva portata via in ambulanza. Il treno non è più ripartito.L'Organizzazione mondiale della sanità intanto fa appello a «misure rapide e incisive». Raccomanda di lavarsi le mani anche dopo aver maneggiato i soldi, le banconote possono essere veicolo di contagio. Non dice di disinfettarle, come si sta facendo in Corea e in Cina, ma invita alla massima igiene quando si toccano i soldi.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/il-morbo-avanza-e-fa-scattare-il-piano-letti-2645384353.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="borrelli-inaugura-la-psicosi-dei-cani-si-possono-ammalare-non-lo-so" data-post-id="2645384353" data-published-at="1765402525" data-use-pagination="False"> Borrelli inaugura la psicosi dei cani. «Si possono ammalare? Non lo so» Il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, crea un nuovo clamoroso caso: il contagio uomo-cane. Ieri le agenzie di stampa hanno diffuso una notizia secondo la quale a Hong Kong un cucciolo di cane domestico, la cui padrona è tra i contagiati, sarebbe risultato ripetutamente positivo al coronavirus, indicando la presenza di un'infezione lieve. E pare che si tratti di notizie ufficiali, visto che a confermarle è stato il portavoce del dipartimento Agricoltura, pesca e conservazione di Hong Kong. Le autorità parlano di un primo «probabile» caso di trasmissione da essere umano ad animale. E la sua proprietaria, una donna di 60 anni che attualmente è ricoverata, sarebbe il più probabile agente infettante, anche se non è certo che il virus non sia passato al cane in altro modo. Tre test su campioni di cavità nasale e orale effettuati sul cucciolo sarebbero risultati debolmente positivi. Esperti di due università di Hong Kong e dell'Organizzazione mondiale per la salute degli animali sono concordi sul fatto che i risultati suggeriscono che l'animale presenti un basso livello di infezione e che, probabilmente, si tratterà di una trasmissione dall'uomo all'animale. Il cane, infatti, pare non abbia mostrato alcun segno di malattia correlata al Covid-19. Insomma, sarebbe del tutto asintomatico. A ogni modo, anche per il quadrupede sarebbe scattato il periodo di quarantena nella struttura per la custodia degli animali allestita per l'occasione nel porto di Hong Kong. Le autorità locali hanno anche annunciato che gli animali da compagnia, inclusi cani e gatti, presenti nelle famiglie con casi confermati di Covid-19 o con contatti stretti con persone infette, devono essere messi in quarantena nelle strutture a tutela della salute pubblica e degli stessi animali. Al momento, stando alle ulteriori notizie diffuse dalle agenzie di stampa, non ci sono però prove scientifiche che gli animali domestici possano essere una fonte di infezione da coronavirus. La possibilità di contagio sarebbe concreta, insomma, stando anche alle notizie riportate dal South China morning post, nella sola direzione uomo-cane. Per gli esperti di Hong Kong, sulla scorta di quanto appurato già con l'epidemia Sars, cani e gatti possono essere contagiati dal virus senza ammalarsi e senza costituire fonte di contagio. Si tratta però di un primo caso, che era emerso già una settimana fa, e sembra davvero presto per poter trarre delle conclusioni. Come era ovvio immaginare, durante la consueta conferenza stampa, ieri i cronisti hanno posto a Borrelli anche la domanda sul cane infetto. Il capo della Protezione civile ha dimostrato di stare poco sul pezzo. E ha cercato di dribblare la domanda: «Chiederemo ai nostri esperti». Tentando un rinvio alla conferenza stampa di oggi, ha ammesso: «Non riesco a darvi un'informazione. C'è un comitato tecnico scientifico, ma a me non è giunta alcuna informazione sulla questione». Insomma, al momento la Protezione civile non è in grado di chiarire se il passaggio di specie uomo-animale sia possibile, se il contrario sia davvero da escludere, né se siano stati riscontrati casi in Italia. Da quando è cominciata l'emergenza legata al coronavirus, il ministero della Salute ha diffuso sul suo sito Web, tra le risposte a domande riccorrenti, questa informazione: «Al momento non vi è alcuna evidenza scientifica che gli animali da compagnia, quali cani e gatti, abbiano contratto l'infezione o possano diffonderla». Una indicazione che dopo le rivelazioni arrivate ieri da Hong Kong probabilmente sarà da rimodulare. Sempre che oggi gli esperti citati da Borrelli abbiano degli argomenti da portare in conferenza stampa.
Da sinistra: Bruno Migale, Ezio Simonelli, Vittorio Pisani, Luigi De Siervo, Diego Parente e Maurizio Improta
Questa mattina la Lega Serie A ha ricevuto il capo della Polizia, prefetto Vittorio Pisani, insieme ad altri vertici della Polizia, per un incontro dedicato alla sicurezza negli stadi e alla gestione dell’ordine pubblico. Obiettivo comune: sviluppare strumenti e iniziative per un calcio più sicuro, inclusivo e rispettoso.
Oggi, negli uffici milanesi della Lega Calcio Serie A, il mondo del calcio professionistico ha ospitato le istituzioni di pubblica sicurezza per un confronto diretto e costruttivo.
Il capo della Polizia, prefetto Vittorio Pisani, accompagnato da alcune delle figure chiave del dipartimento - il questore di Milano Bruno Migale, il dirigente generale di P.S. prefetto Diego Parente e il presidente dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive Maurizio Improta - ha incontrato i vertici della Lega, guidati dal presidente Ezio Simonelli, dall’amministratore delegato Luigi De Siervo e dall’head of competitions Andrea Butti.
Al centro dell’incontro, durato circa un’ora, temi di grande rilevanza per il calcio italiano: la sicurezza negli stadi e la gestione dell’ordine pubblico durante le partite di Serie A. Secondo quanto emerso, si è trattato di un momento di dialogo concreto, volto a rafforzare la collaborazione tra istituzioni e club, con l’obiettivo di rendere le competizioni sportive sempre più sicure per tifosi, giocatori e operatori.
Il confronto ha permesso di condividere esperienze, criticità e prospettive future, aprendo la strada a un percorso comune per sviluppare strumenti e iniziative capaci di garantire un ambiente rispettoso e inclusivo. La volontà di entrambe le parti è chiara: non solo prevenire episodi di violenza o disordine, ma anche favorire la cultura del rispetto, elemento indispensabile per la crescita del calcio italiano e per la tutela dei tifosi.
«L’incontro di oggi rappresenta un passo importante nella collaborazione tra Lega e Forze dell’Ordine», si sottolinea nella nota ufficiale diffusa al termine della visita dalla Lega Serie A. L’intenzione condivisa è quella di creare un dialogo costante, capace di tradursi in azioni concrete, procedure aggiornate e interventi mirati negli stadi di tutta Italia.
In un contesto sportivo sempre più complesso, dove la passione dei tifosi può trasformarsi rapidamente in tensione, il dialogo tra Lega e Polizia appare strategico. La sfida, spiegano i partecipanti, è costruire una rete di sicurezza che sia preventiva, reattiva e sostenibile, tutelando chi partecipa agli eventi senza compromettere l’atmosfera che caratterizza il calcio italiano.
L’appuntamento di Milano conferma come la sicurezza negli stadi non sia solo un tema operativo, ma un valore condiviso: la Serie A e le forze dell’ordine intendono camminare insieme, passo dopo passo, verso un calcio sempre più sicuro, inclusivo e rispettoso.
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Due bambini svaniti nel nulla. Mamma e papà non hanno potuto fargli neppure gli auguri di compleanno, qualche giorno fa, quando i due fratellini hanno compiuto 5 e 9 anni in comunità. Eppure una telefonata non si nega neanche al peggior delinquente. Dunque perché a questi genitori viene negato il diritto di vedere e sentire i loro figli? Qual è la grave colpa che avrebbero commesso visto che i bimbi stavano bene?
Un allontanamento che oggi mostra troppi lati oscuri. A partire dal modo in cui quel 16 ottobre i bimbi sono stati portati via con la forza, tra le urla strazianti. Alle ore 11.10, come denunciano le telecamere di sorveglianza della casa, i genitori vengono attirati fuori al cancello da due carabinieri. Alle 11.29 spuntano dal bosco una decina di agenti, armati di tutto punto e col giubbotto antiproiettile. E mentre gridano «Pigliali, pigliali tutti!» fanno irruzione nella casa, dove si trovano, da soli, i bambini. I due fratellini vengono portati fuori dagli agenti, il più piccolo messo a sedere, sulle scale, col pigiamino e senza scarpe. E solo quindici minuti dopo, alle 11,43, come registrano le telecamere, arrivano le assistenti sociali che portano via i bambini tra le urla disperate.
Una procedura al di fuori di ogni regola. Che però ottiene l’appoggio della giudice Nadia Todeschini, del Tribunale dei minori di Firenze. Come riferisce un ispettore ripreso dalle telecamere di sorveglianza della casa: «Ho telefonato alla giudice e le ho detto: “Dottoressa, l’operazione è andata bene. I bambini sono con i carabinieri. E adesso sono arrivati gli assistenti sociali”. E la giudice ha risposto: “Non so come ringraziarvi!”».
Dunque, chi ha dato l’ordine di agire in questo modo? E che trauma è stato inferto a questi bambini? Giriamo la domanda a Marina Terragni, Garante per l’infanzia e l’adolescenza. «Per la nostra Costituzione un bambino non può essere prelevato con la forza», conferma, «per di più se non è in borghese. Ci sono delle sentenze della Cassazione. Queste modalità non sono conformi allo Stato di diritto. Se il bambino non vuole andare, i servizi sociali si debbono fermare. Purtroppo ci stiamo abituando a qualcosa che è fuori legge».
Proviamo a chiedere spiegazioni ai servizi sociali dell’unione Montana dei comuni Valtiberina, ma l’accoglienza non è delle migliori. Prima minacciano di chiamare i carabinieri. Poi, la più giovane ci chiude la porta in faccia con un calcio. È Veronica Savignani, che quella mattina, come mostrano le telecamere, afferra il bimbo come un pacco. E mentre lui scalcia e grida disperato - «Aiuto! Lasciatemi andare» - lei lo rimprovera: «Ma perché urli?». Dopo un po’ i toni cambiano. Esce a parlarci Sara Spaterna. C’era anche lei quel giorno, con la collega Roberta Agostini, per portare via i bambini. Ma l’unica cosa di cui si preoccupa è che «è stata rovinata la sua immagine». E alle nostre domande ripete come una cantilena: «Non posso rispondere». Anche la responsabile dei servizi, Francesca Meazzini, contattata al telefono, si trincera dietro un «non posso dirle nulla».
Al Tribunale dei Minoridi Firenze, invece, parte lo scarica barile. La presidente, Silvia Chiarantini, dice che «l’allontanamento è avvenuto secondo le regole di legge». E ci conferma che i genitori possono vedere i figli in incontri protetti. E allora perché da due mesi a mamma e papà non è stata concessa neppure una telefonata? E chi pagherà per il trauma fatto a questi bambini?
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Il premier: «Il governo ci ha creduto fin dall’inizio, impulso decisivo per nuovi traguardi».
«Il governo ha creduto fin dall’inizio in questa sfida e ha fatto la sua parte per raggiungere questo traguardo. Ringrazio i ministri Lollobrigida e Giuli che hanno seguito il dossier, ma è stata una partita che non abbiamo giocato da soli: abbiamo vinto questa sfida insieme al popolo italiano. Questo riconoscimento imprimerà al sistema Italia un impulso decisivo per raggiungere nuovi traguardi».
Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un videomessaggio celebrando l’entrata della cucina italiana nei patrimoni culturali immateriali dell’umanità. È la prima cucina al mondo a essere riconosciuta nella sua interezza. A deliberarlo, all’unanimità, è stato il Comitato intergovernativo dell’Unesco, riunito a New Delhi, in India.
Ansa
I vaccini a Rna messaggero contro il Covid favoriscono e velocizzano, se a dosi ripetute, la crescita di piccoli tumori già presenti nell’organismo e velocizzano la crescita di metastasi. È quanto emerge dalla letteratura scientifica e, in particolare, dagli esperimenti fatti in vitro sulle cellule e quelli sui topi, così come viene esposto nello studio pubblicato lo scorso 2 dicembre sulla rivista Mdpi da Ciro Isidoro, biologo, medico, patologo e oncologo sperimentale, nonché professore ordinario di patologia generale all’Università del Piemonte orientale di Novara. Lo studio è una review, ovvero una sintesi critica dei lavori scientifici pubblicati finora sull’argomento, e le conclusioni a cui arriva sono assai preoccupanti. Dai dati scientifici emerge che sia il vaccino a mRna contro il Covid sia lo stesso virus possono favorire la crescita di tumori e metastasi già esistenti. Inoltre, alla luce dei dati clinici a disposizione, emerge sempre più chiaramente che a questo rischio di tumori e metastasi «accelerati» appaiono più esposti i vaccinati con più dosi. Fa notare Isidoro: «Proprio a causa delle ripetute vaccinazioni i vaccinati sono più soggetti a contagiarsi e dunque - sebbene sia vero che il vaccino li protegge, ma temporaneamente, dal Covid grave - queste persone si ritrovano nella condizione di poter subire contemporaneamente i rischi oncologici provocati da vaccino e virus naturale messi insieme».
Sono diversi i meccanismi cellulari attraverso cui il vaccino può velocizzare l’andamento del cancro analizzati negli studi citati nella review di Isidoro, intitolata «Sars-Cov2 e vaccini anti-Covid-19 a mRna: Esiste un plausibile legame meccanicistico con il cancro?». Tra questi studi, alcuni rilevano che, in conseguenza della vaccinazione anti-Covid a mRna - e anche in conseguenza del Covid -, «si riduce Ace 2», enzima convertitore di una molecola chiamata angiotensina II, favorendo il permanere di questa molecola che favorisce a sua volta la proliferazione dei tumori. Altri dati analizzati nella review dimostrano inoltre che sia il virus che i vaccini di nuova generazione portano ad attivazione di geni e dunque all’attivazione di cellule tumorali. Altri dati ancora mostrano come sia il virus che il vaccino inibiscano l’espressione di proteine che proteggono dalle mutazioni del Dna.
Insomma, il vaccino anti-Covid, così come il virus, interferisce nei meccanismi cellulari di protezione dal cancro esponendo a maggiori rischi chi ha già una predisposizione genetica alla formazione di cellule tumorali e i malati oncologici con tumori dormienti, spiega Isidoro, facendo notare come i vaccinati con tre o più dosi si sono rivelati più esposti al contagio «perché il sistema immunitario in qualche modo viene ingannato e si adatta alla spike e dunque rende queste persone più suscettibili ad infettarsi».
Nella review anche alcune conferme agli esperimenti in vitro che arrivano dal mondo reale, come uno studio retrospettivo basato su un’ampia coorte di individui non vaccinati (595.007) e vaccinati (2.380.028) a Seul, che ha rilevato un’associazione tra vaccinazione e aumento del rischio di cancro alla tiroide, allo stomaco, al colon-retto, al polmone, al seno e alla prostata. «Questi dati se considerati nel loro insieme», spiega Isidoro, «convergono alla stessa conclusione: dovrebbero suscitare sospetti e stimolare una discussione nella comunità scientifica».
D’altra parte, anche Katalin Karikó, la biochimica vincitrice nel 2023 del Nobel per la Medicina proprio in virtù dei suoi studi sull’Rna applicati ai vaccini anti Covid, aveva parlato di questi possibili effetti collaterali di «acceleratore di tumori già esistenti». In particolare, in un’intervista rilasciata a Die Welt lo scorso gennaio, la ricercatrice ungherese aveva riferito della conversazione con una donna sulla quale, due giorni dopo l’inoculazione, era comparso «un grosso nodulo al seno». La signora aveva attribuito l’insorgenza del cancro al vaccino, mentre la scienziata lo escludeva ma tuttavia forniva una spiegazione del fenomeno: «Il cancro c’era già», spiegava Karikó, «e la vaccinazione ha dato una spinta in più al sistema immunitario, così che le cellule di difesa immunitaria si sono precipitate in gran numero sul nemico», sostenendo, infine, che il vaccino avrebbe consentito alla malcapitata di «scoprire più velocemente il cancro», affermazione che ha lasciato e ancor di più oggi lascia - alla luce di questo studio di Isidoro - irrisolti tanti interrogativi, soprattutto di fronte all’incremento in numero dei cosiddetti turbo-cancri e alla riattivazione di metastasi in malati oncologici, tutti eventi che si sono manifestati post vaccinazione anti- Covid e non hanno trovato altro tipo di plausibilità biologica diversa da una possibile correlazione con i preparati a mRna.
«Marginale il gabinetto di Speranza»
Mentre eravamo chiusi in casa durante il lockdown, il più lungo di tutti i Paesi occidentali, ognuno di noi era certo in cuor suo che i decisori che apparecchiavano ogni giorno alle 18 il tragico rito della lettura dei contagi e dei decessi sapessero ciò che stavano facendo. In realtà, al netto di un accettabile margine di impreparazione vista l’emergenza del tutto nuova, nelle tante stanze dei bottoni che il governo Pd-M5S di allora, guidato da Giuseppe Conte, aveva istituito, andavano tutti in ordine sparso. E l’audizione in commissione Covid del proctologo del San Raffaele Pierpaolo Sileri, allora viceministro alla Salute in quota 5 stelle, ha reso ancor più tangibile il livello d’improvvisazione e sciatteria di chi allora prese le decisioni e oggi è impegnato in tripli salti carpiati pur di rinnegarne la paternità. È il caso, ad esempio, del senatore Francesco Boccia del Pd, che ieri è intervenuto con zelante sollecitudine rivolgendo a Sileri alcune domande che son suonate più come ingannevoli asseverazioni. Una per tutte: «Io penso che il gabinetto del ministero della salute (guidato da Roberto Speranza, ndr) fosse assolutamente marginale, decidevano Protezione civile e coordinamento dei ministri». Il senso dell’intervento di Boccia non è difficile da cogliere: minimizzare le responsabilità del primo imputato della malagestione pandemica, Speranza, collega di partito di Boccia, e rovesciare gli oneri ora sul Cts, ora sulla Protezione civile, eventualmente sul governo ma in senso collegiale. «Puoi chiarire questi aspetti così li mettiamo a verbale?», ha chiesto Boccia a Sileri. L’ex sottosegretario alla salute, però, non ha dato la risposta desiderata: «Il mio ruolo era marginale», ha dichiarato Sileri, impegnato a sua volta a liberarsi del peso degli errori e delle omissioni in nome di un malcelato «io non c’ero, e se c’ero dormivo», «il Cts faceva la valutazione scientifica e la dava alla politica. Era il governo che poi decideva». Quello stesso governo dove Speranza, per forza di cose, allora era il componente più rilevante. Sileri ha dichiarato di essere stato isolato dai funzionari del ministero: «Alle riunioni non credo aver preso parte se non una volta» e «i Dpcm li ricevevo direttamente in aula, non ne avevo nemmeno una copia». Che questo racconto sia funzionale all’obiettivo di scaricare le responsabilità su altri, è un dato di fatto, ma l’immagine che ne esce è quella di decisori «inadeguati e tragicomici», come ebbe già ad ammettere l’altro sottosegretario Sandra Zampa (Pd).Anche sull’adozione dell’antiscientifica «terapia» a base di paracetamolo (Tachipirina) e vigile attesa, Sileri ha dichiarato di essere totalmente estraneo alla decisione: «Non so chi ha redatto la circolare del 30 novembre 2020 che dava agli antinfiammatori un ruolo marginale, ne ho scoperto l’esistenza soltanto dopo che era già uscita». Certo, ha ammesso, a novembre poteva essere dato maggiore spazio ai Fans perché «da marzo avevamo capito che non erano poi così malvagi». Bontà sua. Per Alice Buonguerrieri (Fdi) «è la conferma che la gestione del Covid affogasse nella confusione più assoluta». Boccia è tornato all’attacco anche sul piano pandemico: «Alcuni virologi hanno ribadito che era scientificamente impossibile averlo su Sars Cov-2, confermi?». «L'impatto era inatteso, ma ovviamente avere un piano pandemico aggiornato avrebbe fatto grosse differenze», ha replicato Sileri, che nel corso dell’audizione ha anche preso le distanze dalle misure suggerite dall’Oms che «aveva un grosso peso politico da parte dalla Cina». «I burocrati nominati da Speranza sono stati lasciati spadroneggiare per coprire le scelte errate dei vertici politici», è il commento di Antonella Zedda, vicepresidente dei senatori di Fratelli d’Italia, alla «chicca» emersa in commissione: un messaggio di fuoco che l’allora capo di gabinetto del ministero Goffredo Zaccardi indirizzò a Sileri («Stai buono o tiro fuori i dossier che ho nel cassetto», avrebbe scritto).In che mani siamo stati.
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