2018-06-27
All'Università Statale vince a sorpresa il prof contro l'Expo
AGGIORNAMENTO: Il nuovo rettore dell'Università Statale di Milano è Elio Franzini, docente di estetica, vicino alla sinistra, scettico sullo spostamento di alcuni dipartimenti nell'area dove sorgeva l'esibizione universale.AGGIORNAMENTO 28 GIUGNOHa vinto Elio Franzini, docente di estetica, vicino alla sinistra No Expo di Milano. Perde Giuseppe De Luca, appoggiato a distanza anche dal sindaco Giuseppe Sala. La distanza è minima, 15 voti, 1155 a 1140. Festeggiano gli studenti e il personale tecnico amministrativo, meno i professori. Non a caso le associazioni studentesche di sinistra, Unisì, festeggiano con una nota: «L'amministrazione uscente, presentata 6 anni fa come il cambiamento, si è contraddistinta negli ultimi anni in particolare per una forte chiusura al dialogo con la rappresentanza studentesca sulle tematiche fondamentali del presente e del futuro dell'Università. Il percorso decisionale che ha accompagnato il trasferimento delle Facoltà scientifiche ad EXPO ed il tentativo di imposizione del numero chiuso nella Facoltà di studi umanistici sono l'esempio di come l'attuale amministrazione non abbia tenuto conto delle esigenze di chi quotidianamente vive i luoghi della Statale». E poi aggiungono: «Ci siamo impegnati affinché il nuovo rettore non si proponga in continuità con il precedente mandato, ma si dimostri disponibile al dialogo, consapevole della centralità che gli studenti hanno nella quotidianità della vita dell'Ateneo e che sia in grado di accogliere le richieste e le proposte dei rappresentanti». Ora il post Expo si fa più difficile.QUI L'ARTICOLO DEL 27 GIUGNOIl «modello Milano» del centrosinistra targato Giuseppe Sala si incarta sull'elezione del nuovo rettore dell'università Statale. C'è apprensione, qualcuno in piazza Scala dice pure un po' di fastidio, tra le fila del Partito democratico e di quel che resta della sinistra meneghina, per il quale sarà l'esito del ballottaggio che tra oggi e domani (mercoledì 27 e giovedì 28) dovrà decidere chi sarà il successore di Gianluca Vago. La sfida è a due, da una parte Giuseppe De Luca, professore di Storia economica e prorettore alla didattica, dall'altra Elio Franzini, docente di estetica. All'ultimo scrutinio la differenza tra i due è stata di appena 9 voti. Ma a lato del blasone accademico dell'incarico, la partita è molto rilevante per il futuro della città. Perché di mezzo c'è il dopo Expo, dal momento che nei prossimi tre anni diversi dipartimenti della Statale dovranno spostare la loro sede nell'area dove tre anni fa si svolse l'esposizione universale. È il famoso progetto del campo tecnologico più grande d'Europa, una possibilità per il capoluogo lombardo di ridare vita quell'area vicino a Rho, dove oltre all'università sorgerà anche Human technopole e l'ospedale Galeazzi, per un giro d'affari che si prevede di 7 miliardi di euro con la creazione di 6.700 posti di lavoro, come previsto da un'analisi del forum Ambrosetti.La questione è delicata. I dipartimenti di matematica e informatica sono da tempo sul piede di guerra. La sfida tra i due tocca il nervo scoperto delle battaglie interne alla sinistra sull'Expo, ma forse anche la stessa debolezza del Partito democratico dell'ex segretario Matteo Renzi. Del resto non sono mancate le proteste negli ultimi mesi, da parte di un certo mondo accademico e in particolare del personale tecnico amministrativo proprio dell'università Statale di Milano: spostare lavoratori e professori dalla parte opposta della città non sarà una passeggiata. La Cisl di Domenico Carlomagno sostiene De Luca, senza troppi distinguo, proprio nell'interesse dei lavoratori. Mentre la Rsu della Cgil della Statale ha scritto la sua posizione in modo sibillino in un comunicato, spiegando che tra i candidati non c'era molta differenza, ma che comunque, «come dimostrato dall'esperienza che si sta concludendo, i rettori “post Gelmini" possono promettere quel che vogliono e poi regnare per 6 anni indisturbati facendo quel che gli pare»: una critica rivolta agli ultimi anni del rettore Vago. Ma la strada è tracciata. Non si torna indietro. E De Luca in questi mesi si è fatto principale interlocutore di tutti i mondi economici e politici della città, dallo stesso Sala fino al numero uno di Arexpo, Giuseppe Bonomi. «È un'operazione di sistema che rischia di fermarsi per piccole posizioni di rendita», spiegano i bene informati. Su questa spaccatura ha costruito però la sua campagna elettorale Franzini, da sempre molto apprezzato dalla sinistra locale e in particolare da una parte della Cgil, che ha polarizzato il voto su post Expo sì post Expo no, raccogliendo le resistenze allo spostamento di una parte del personale tecnico amministrativo. Da qui nasce il fastidio di una fetta del mondo politico e imprenditoriale milanese, in particolare con un centrosinistra che si ritrova a tavola con i migranti, ma non riesce a tenere a bada i suoi per partite economiche così delicate. La fronda contro De Luca è infatti capitanata da Basilio Rizzo, storico esponente di Rifondazione comunista, a favore di Sala al ballottaggio del 2016, ma ora tornato all'opposizione. Una vittoria di Franzini avrebbe effetti difficili da gestire all'interno dell'ateneo. Si creerebbe una situazione di ingovernabilità, con la maggior parte dei professori da una parte e il personale dall'altra. Soprattutto ci potrebbero essere ulteriori ritardi sullo spostamento dei lavoratori della Statale sulle aree del post Expo, zona già indietro sui tempi per un'indagine della Procura di Milano sulle mancate bonifiche. Non solo. C'è una frattura all'interno della stessa Cgil, perché quella lombarda si trova in contrasto con quella interna a via Festa del perdono. È un aspetto, quest'ultimo, che è stato sottolineato proprio da De Luca in un post su Facebook, dove il professore di storia economica, ha condiviso la posizione ufficiale del sindacato di Susanna Camusso. «Uno dei punti più complessi e discussi in questi mesi nel nostro ateneo riguarda il trasferimento delle facoltà scientifiche nell'area ex Expo, rinominata Mind (Milan innovation district)», scrive De Luca che riporta appunto la posizione ufficiale della Cgil che così recita. «È importante, per un'organizzazione sindacale con una grande storia come la nostra, accettare la sfida dell'innovazione, non lasciandola solo alla rappresentanza di impresa; un polo che provi a coniugare investimenti pubblici e privati con una diversa qualità del vivere sociale; un'esperienza che sia paradigmatica per cambiare la condizione urbana di questa regione, costruendo una condizione di benessere per chi vive in quel sito, chi ci lavora e chi ci studia». Basterà per tenere in piedi il centrosinistra milanese? Per Sala una vittoria di Franzini rappresenterebbe un duro scoglio da superare in vista delle sue aspirazioni politiche nazionali e soprattutto per le prossime elezioni comunali del 2021.
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