2022-02-27
Il modello BoJo contro le ambiguità
Per dribblare l’ipocrisia progressista, il centrodestra condanni senza indugio i raid e rafforzi il filo diretto con Londra e Washington. Di Berlino non c’è da fidarsi troppo.L’ipocrisia di una certa sinistra toglie il fiato: fino all’altro ieri avevano falce e martello nel simbolo, e ora, con la stessa faccia e la stessa dogmatica sicumera, si impancano a dare lezioni di atlantismo, anzi a pretendere di concedere o ritirare «patenti» di accettabilità nel campo occidentale.E tuttavia sarebbe paradossale se a destra si commettesse l’errore uguale e contrario. Ma come? Per decenni, in Italia, il campo alternativo alla sinistra ha difeso le ragioni della nostra appartenenza (morale e culturale, prim’ancora che militare) all’Occidente, e ora ci si dovrebbe ritrovare a essere indulgenti (e in qualche caso perfino giustificazionisti) rispetto all’invasione russa e a un autentico bagno di sangue come quello scatenato da Vladimir Putin?È vero, spesso le nostre democrazie ci fanno disperare. Peggio: specie quando a guidarle sono governi di impronta progressista o tecnocratica, ci fanno sperimentare inaccettabili arretramenti sul terreno delle libertà. Quando un Justin Trudeau scatena lo stato d’eccezione e il blocco dei conti correnti contro i cittadini canadesi in dissenso dalle sue illiberali politiche pandemiche, è lui a coprirsi di vergogna. Sono queste scelte a rendere i governi occidentali meno credibili.Ma questa non è una buona ragione per simpatizzare per le autocrazie. Si può e si deve tenere altissimo il livello dell’opposizione a ogni misura illiberale qui da noi, senza per questo subire una pericolosa fascinazione per i tiranni.Questo giornale ha l’orgoglio di aver animato una battaglia coraggiosa contro il coro mediatico che festeggiava il green pass e le altre restrizioni care a Roberto Speranza. A maggior ragione, la fiaccola della libertà, che poche voci coraggiose hanno tenuto accesa in Italia negli ultimi due anni, non deve spegnersi davanti a una tragedia internazionale.Una bussola c’è, e può aiutare il centrodestra italiano a orientarsi: è il Regno Unito guidato da Boris Johnson. Londra ha rappresentato un faro durante pandemia (né restrizioni, né libertà conculcate), e lo rappresenta oggi sull’Ucraina, denunciando a chiare lettere le responsabilità di Putin.Risentire il messaggio dell’altra sera di Johnson fa bene alla mente e al cuore: un leader dai toni churchilliani, che parla in nome di principi sacri, che si rivolge agli ucraini, e - cosa ancora più significativa - parla con rispetto al popolo russo, sapendo distinguere tra loro e chi li guida.Ci rifletta il nostro centrodestra (politico e mediatico). È sacrosanto considerare le specificità italiane, la nostra penosa condizione energetica, il costo delle sanzioni. La stessa questione Swift non può essere considerata come materia di tifo da stadio, come se chi avanza perplessità sull’uso di quello strumento sanzionatorio fosse un amico di Putin. Si può e si deve discutere di tutto, sempre. E lo stesso vale per gli errori veri o presunti, passati o presenti, della Nato.Ma ciò che conta è la direzione di marcia e il «tono» del discorso a destra. Guai a posizionamenti ambigui: resterebbero a verbale nei prossimi anni, offrendo un ulteriore pretesto a chi (non solo a Bruxelles) vuole perpetuare un inaccettabile commissariamento del centrodestra e del nostro Paese (per via tecnocratica).Da Brexit in poi, passando per la pandemia, e per il ritorno geopolitico dell’Anglosfera contrapposta alle autocrazie, è saggio mantenere un filo diretto con Londra e Washington (oltre che, su un altro piano, con Gerusalemme). Stare al traino di Berlino non è una prospettiva rassicurante.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco