2023-11-13
Il mezzo flop della Schlein spacciato per trionfo
Ieri ho letto cronache adoranti della manifestazione organizzata venerdì a Roma dal Pd. «Elly Schlein arriva da un lato della piazza, a piedi, cerca e trova il bagno di folla», ha scritto il Corriere della Sera. «Elly! Elly! Elly! (non mi si è incantato il nastro: il nome della segretaria del Partito democratico era ribadito tre volte, ndr) non ci abbandonare. Lei sorride, sventola alta la mano e saluta, la giacca color vinaccia e i capelli di parrucchiere. È fatta, piazza del Popolo è piena», ha raccontato sempre quello che un tempo era il giornale dei moderati. «Non poteva che finire così, con Bella ciao cantata a squarciagola sul palco. Elly Schlein allacciata (che cosa si era messa? la cintura di sicurezza? ndr) a una trentina di ragazzi delle giovanili», ha spiegato Repubblica. «La piazza dell’orgoglio democratico in un freddo pomeriggio di novembre (freddo? Ma le immagini mostrano gente con la maglietta mezze maniche, ndr) si ritrova in piazza del Popolo - proprio dove Giorgia Meloni scelse di chiudere la trionfale campagna per le Politiche - per dire una sola parola: basta. Basta con questo governo dalle promesse tradite», ha rincarato quello che un tempo era il giornale della sinistra e ora nessuno più sa che cos’è. Sì, a leggere le cronache pubblicate sulla maggior parte delle testate pareva che venerdì sera a Roma fosse accaduto chissà che cosa. I giornaloni (Corriere della Sera, Stampa e Repubblica) hanno addirittura scelto di aprire la prima pagina sulla faccenda, dedicandogli il titolo più importante. Un ignaro lettore dunque potrebbe aver avuto la sensazione che si fosse realizzato un evento eccezionale e unico. In realtà, a piazza del Popolo si è data appuntamento una minoranza della minoranza per protestare contro il governo. Nulla di nuovo, anche senza radunarsi in piazza è ciò che Pd, 5 stelle e Verdi fanno dal 25 settembre dello scorso anno, cioè da quando il centrodestra ha vinto le elezioni. Da allora, non passa giorno che i compagni non trovino qualche pretesto per criticare la maggioranza e accusarla di qualsiasi nefandezza, guerra in Israele compresa. Ovviamente, da parte mia non c’è nessuna intenzione di imbavagliare il dissenso. Neanche intenzione di reclamare un divieto di cortei e adunate di vario tipo. Tuttavia, pur non avendo alcun desiderio di limitare le manifestazioni, non posso non notare che la chiamata alle armi di Elly Schlein si è risolta in un mezzo flop. Sì, anche se i giornali hanno usato toni trionfalistici è difficile non fare il confronto con le piazze del passato, quando davvero il Pd aveva la capacità di mobilitare centinaia di migliaia di persone. Ieri, secondo quanto riferiscono le cronache, in piazza si sono date appuntamento 50.000 persone, ma forse il numero è un po’ gonfiato. Sta di fatto che fino a qualche tempo fa la sinistra era capace di mobilitare milioni di elettori. All’inizio degli anni Duemila, contro Silvio Berlusconi che aveva appena vinto le elezioni, la Cgil di Sergio Cofferati portò in piazza 3 milioni di uomini e donne, schierandoli al circo Massimo. Stavolta, al grido di Elly Schlein (ripetuto tre volte, come dice il Corriere della Sera), se ne sono presentate un sessantesimo e forse anche meno. Eppure i giornali hanno raccontato l’iniziativa come uno strabiliante successo. Cinquantamila sono la metà degli abitanti di Cesena, un quarto di quelli di Prato. Insomma, se si leggono i dati senza inforcare gli occhiali della propaganda, la manifestazione contro il governo si rivela quel che è: un magro tentativo di rianimare l’opposizione. Non c’è solo l’aspetto numerico a smontare le ambizioni di Elly Schlein di diventare la nuova eroina della sinistra, quella capace di sconfiggere il drago del centrodestra. C’è anche il fatto che, seppur non se ne faccia parola nelle cronache adoranti, Pd e 5 stelle giocano a mostrarsi uno più a sinistra dell’altro. Sebbene la segretaria del Pd insista sul campo largo, i due partiti che ai tempi del Conte 2 erano alleati, oggi sono in concorrenza. Giuseppe Conte, pur presente all’assemblea in piazza, per non farsi schiacciare ha già respinto al mittente l’idea di un’alleanza con il Pd. Piuttosto, ha ribadito, facciamo il campo giusto. Come dire che di coalizione non si parla, semmai - per dirla con Aldo Moro - di convergenze parallele, dove ognuno degli alleati cerca di fregare l’altro.Già, dietro l’immagine di un’opposizione forte e coesa intorno alla figura di Elly Schlein, che i giornali vorrebbero alimentare, tra pentastellati e piddini è guerra. I sondaggi infatti li danno appaiati, in qualche caso con i primi sotto di uno zero virgola. Strappare la leadership dell’area progressista al Pd è l’obiettivo che i 5 stelle si sono prefissi. Del resto, la differenza è di un punto o due. Altro che trionfo in piazza del Popolo. L’ultimo sondaggio pubblicato dal quotidiano di via Solferino mostra un partito ridotto al lumicino, con appena il 18 per cento. E nelle segrete stanze si mormora di rilevazioni anche peggiori. Del resto, a segnalare uno stato d’animo assai diverso da quello riportato dai giornaloni basta un’osservazione: al raduno di venerdì mancavano quasi tutti i big e, a parte Giuseppe Conte, gli unici a far da corona alla segretaria erano Nicola Fratoianni (Alleanza Sinistra Verdi) e Roberto Speranza, leader di un partito monocellulare, che già nel nome è candidato all’irrilevanza (Articolo uno). Sì, sarà stata anche piena piazza del Popolo, come ha scritto il Corriere. Ed Elly Schlein si sarà anche allacciata a 30 ragazzi, come ha riportato Repubblica. Ma la sfida vera per la segretaria del Pd non è in piazza bensì nell’urna, in particolare in quelle che si apriranno ad aprile, quando si voterà per il Parlamento europeo. Se davvero il partito raccoglierà meno del 20 per cento, la carriera della prima donna alla guida della sinistra sarà terminata. Infatti c’è chi scommette che il Pd non andrà oltre il 18 o addirittura il 17%.E per questo c’è chi scalda i motori. In fondo, il mandato in Europa di Paolo Gentiloni termina pochi mesi dopo il voto e il trasloco è già previsto, resta solo da vedere se a Largo del Nazareno o altrove.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)