2019-08-28
Il mercato del bestiame sulla pelle dei piccoli
In una intercettazione il guru Claudio Foti e l'assistente sociale della Val d'Enza Francesco Monopoli parlano di una nuova casa d'accoglienza per minori. E delle rette (pagate con denaro pubblico) da chiedere: «Fino a 250 euro nessuno dice nulla».Pensavamo che l'aspetto più raccapricciante di tutta la vicenda di Bibbiano fosse l'aspetto ideologico, l'ossessione di colpire a ogni costo la famiglia naturale. Ma le carte dell'inchiesta continuano a mostrarci che c'è qualcosa di altrettanto odioso e a tratti persino peggiore. Ovvero il modo in cui gli indagati di «Angeli e demoni» parlano della gestione dei denari pubblici derivanti dalle loro attività. I bambini - della cui sorte tutti i protagonisti dello scandalo si riempiono la bocca, parlando sempre del loro benessere e delle loro esigenze - vengono sostanzialmente ridotti a numeri, a cifre su un foglio. È il mercato delle vacche, in cui i piccoli corrispondono a precisi incassi, guadagni che vanno aumentati al fine di espandere l'influenza del «sistema Bibbiano» il più possibile. Nei giorni scorsi abbiamo mostrato come la segretaria del Centro Hansel e Gretel scrivesse a Claudio Foti spiegandoli quali sarebbero stati gli introiti aumentando il costo delle terapie da 135 fino a 160 e persino 180 euro. Adesso dai faldoni della Procura, grazie al lavoro del giornalista Rai Luca Ponzi (uno dei pochi a tenere la luce accesa sullo scandalo) emerge una nuova intercettazione. A parlare al telefono sono lo stesso Foti e Francesco Monopoli, assistente sociale dell'Unione Val d'Enza, una sorta di braccio destro di Federica Anghinolfi. L'audio è inquietante. Monopoli dice a Foti: «Ho provato un po' a sondare per il discorso che mi avevi chiesto della retta. Sai 250, 252...». Foti annuisce, si ricorda bene dell'argomento. E Monopoli si fa più preciso: «È un discorso un po' da lana caprina, nel senso che ho capito che fino a 250 nessuno dice niente». Di che cosa si tratta? Semplice. Del costo giornaliero per il mantenimento di un bambino in una comunità. Fino a 250 euro al giorno, spiega Monopoli, nessuno dice niente. Nel senso che nessuna autorità pubblica si lamenta: si può tranquillamente chiedere quella cifra e viene pagata senza problemi, benché piuttosto elevata. In pratica, l'assistente sociale e il guru di Hansel e Gretel stavano valutando fin dove spingersi con le richieste di denaro per la gestione dei minorenni. Nel momento in cui parlano, Foti e Monopoli sono già nel mirino degli investigatori, e lo sanno. Ma non se ne curano. Lo spiega il gip di Reggio Emilia: «Nonostante la pendenza delle indagini [...] essi continuavano imperterriti a progettare ulteriori attività e affidamenti preferenziali di pubblici servizi, sempre con assoluta preferenza all'inserimento degli psicologi del gruppo Foti-Bolognini». Probabilmente, gli indagati sapevano già che il centro La Cura di Bibbiano - che gestivano autonomamente, a spese del servizio pubblico, senza aver partecipato ad alcuna gara - era in qualche modo bruciato. E allora stavano cercando di mettere in piedi una nuova comunità. Nel progetto era coinvolto anche Andrea Carletti, sindaco pd di Bibbiano ora agli arresti. «Si segnala un coinvolgimento del sindaco Carletti», scrive il gip, «nella predisposizione apposita di un bando al fine di realizzare una nuova comunità di accoglienza». Ci sono tutti i protagonisti della storia: si chiamano fra loro e parlano di aprire una «comunità per minori», discutono di case in provincia di Parma da prendere in affitto, si rivolgono a Carletti per avere un appoggio. E, ovviamente, ragionano sui soldi, sulle rette che gli enti pubblici dovrebbero pagare per ogni bambino accolto. «Fino a 250 euro nessuno dice niente», spiega Monopoli. Un bell'incasso, non c'è che dire. Il punto è che Monopoli lavora per i servizi sociali dell'Unione Val d'Enza, il suo interesse dovrebbe essere quello di far spendere meno denaro possibile e ottenere i servizi migliori per la comunità. E invece pensa a tirare la corda al massimo per favorire Foti e i suoi. Del resto, Monopoli - assieme a Claudio Foti e a Romina Sani Brenelli, titolare di una casa d'accoglienza a Parma e anche lei indagata - fa parte del direttivo dell'associazione Rompere il silenzio. Una associazione a cui, stando alle carte, viene versata una parte dei soldi pubblici incassati dal giro bibbianese. Al centro La Cura di Bibbiano incassavano 135 euro l'ora per ogni seduta (che spesso durava meno dei 60 minuti previsti). Poi hanno cominciato a pensare di aumentare le richieste: 160, 170, 180 euro a seduta. E persino di più: fino a 250 euro al giorno per bimbi da tenere in una nuova comunità. Tanto nessuno dice niente. Già, perché chi doveva controllare - amministratori, funzionari e politici - faceva parte del giro. Anche per questo lasciano allibiti le frasi di Giuliano Limonta, presidente della commissione (insediatasi ieri) della Regione Emilia Romagna che dovrebbe indagare sul sistema affidi. «Non ci è stato chiesto un zoom su Reggio Emilia e la Val d'Enza per evitare il rischio di avere sovrapposizioni con l'inchiesta giudiziaria. [...] Valuteremo certamente anche il sistema della Val d'Enza. Ma non piantiamo la tenda a Bibbiano: andremo da Piacenza a Rimini». Certo, così potranno far passare lo scandalo in cavalleria.