2023-08-30
Il Mef «prenota» i cavi di Sparkle- Un altro assist a Kkr sulla rete Tim
Henry Kravis (Getty images)
Il Tesoro stabilisce l’iter per acquisire l’asset da un miliardo. Resta il nodo Vivendi.Il giorno dopo l’ufficializzazione dell’ingresso del Tesoro con una quota del 20% e un investimento di 2,2 miliardi nella società di controllo della rete Tim, una delle domande più ricorrenti riguarda la gestione. In che modo il Mef e quindi lo Stato potrà esercitare i necessari poteri di controllo verso un’infrastruttura strategica che se l’offerta di Kkr (il 30 settembre scadono i termini per la presentazione) andrà in porta sarà acquisita da un fondo di private equity americano? Era abbastanza scontato che la quota del ministero dell’Economia (destinata ad allargarsi con un altro 15% che sarà acquisito con ogni probabilità da F2i e da Cdp) garantirà allo Stato «poteri di monitoraggio sulla gestione e meccanismi, anche di governance, di presidio sulle decisioni rilevanti». Così come altri vincoli dovrebbero essere imposti con l’esercizio, anche in questo caso abbastanza scontato, del golden power. Ma la novità che emerge dal Dpcm riguarda Sparkle, cioè la controllata di Tim che rientra nel perimetro della NetCo e che possiede oltre 600.000 chilometri di rete in fibra ottica in Italia, Europa, Mediterraneo e America, e i collegamenti tra Europa e il Sud est Asiatico. «L’accordo con Kkr», si legge, «prevederà la definizione di criteri e le modalità con le quali il ministero dell’economia e delle finanze può acquisire, anche in una fase successiva, l’intero capitale di Sparkle». Una garanzia forte per uno degli asset più delicati dell’operazione rete Tim ma anche un assist finanziario verso Kkr visto che nell’ultima offerta da 20-21 miliardi del fondo americano, Sparckle è stata valutata circa un miliardo di euro. Basterà? L’ultimo grande nodo da risolvere nella partita della rete resta, infatti, quello di Vivendi. Il primo azionista francese di Tim che da tempo ha fatto sapere di valutare l’infrastruttura non meno di 31 miliardi di euro e che adesso aspetta di essere chiamato al tavolo della trattativa. Un incontro, ma al momento secondo quanto risulta non è arrivato nessun avviso a Parigi, dovrebbe aver luogo nella prima metà di settembre. Difficile però prevedere, vista la distanza tra le parti, l’esito. L’obiettivo è quello di evitare che da finanziaria la partita diventi giudiziaria. Con Vivendi convinta che il via libera all’operazione debba passare per un’assemblea straordinaria, dove potrebbe far valere il suo potere di veto, mentre da Tim sostengono che sia sufficiente un’assemblea ordinaria. Vedremo. Per tutta la giornata di ieri, comunque, Tim è stata sotto i riflettori. Prima a Piazza Affari, con il titolo che ha ritoccato i massimi da aprile e dopo una partenza in grande spolvero (0,2922 euro) ha chiuso in leggero terreno positivo (+ 0,11%) a quota 0,284 euro. E poi sul versante politico, con i sindacati pronti a dare battaglia sul fronte occupazionale, mentre dall’opposizione, i senatori del Partito Democratico, Antonio Misiani e Antonio Nicita, hanno chiesto al presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti «di venire al più presto in Parlamento a riferire in merito al futuro di Tim e della rete». Infine, il giudizio per buona parte positivo degli analisti. «L’ammontare di 2,2 miliardi previsto nel decreto», evidenziano, «è coerente con le valutazioni circolate relative a 20 miliardi, di cui 9 di debito e 11 miliardi di equity». Mentre per Intermonte «l’ufficializzazione dei due decreti arriva nei tempi prospettati in occasione del memorandum di metà agosto e contribuisce a rafforzare la visibilità sull’impegno del governo nelle trattative con Kkr».