2022-02-19
Il medico sbirro innamorato della mascherina
Roberto Speranza. Nel riquadro, Fabio Ciciliano (Ansa)
Sopravvissuto al repulisti di Mario Draghi nel Cts, della formazione in polizia ha mantenuto il piglio rigorista con il quale difende qualsivoglia misura restrittiva, prima fra tutte la protezione «da tenere pure all’aperto». Guadagnandosi così gli strali dei colleghi anti chiusure.A Francesco Cossiga, che amava infarcire i comitati di crisi di militari, spioni e poliziotti, il medico della polizia Fabio Ciciliano sarebbe piaciuto un sacco. E non solo per la sua specializzazione in «medicina delle catastrofi», ma anche per la sua calma, per il tono sereno ma fermo con cui predica da mesi «niente assembramenti» e «tenete le mascherine all’aperto». Cinquantacinque anni, già da un decennio cavaliere e commendatore della Repubblica, Ciciliano è la faccia seria dello Stato, o del «deep state» come si usa dire adesso, nel Comitato tecnico scientifico che assiste il ministro Roberto Speranza. E fin quando non è arrivato il governo Draghi, era proprio il medico poliziotto a redigere i verbali del Cts e a mandarli alla Presidenza del Consiglio. Poi, dopo Giuseppe Conte, è arrivato il governo dei Migliori, Speranza è comunque rimasto, il Cts è stato dimezzato, ma Ciciliano è sempre lì anche se ora il segretario del Consiglio è Sergio Fiorentino, alto dirigente di Palazzo Chigi e avvocato dello Stato. Il giorno che la Procura volesse andare in fondo sul mancato lockdown di Bergamo, Ciciliano e i suoi verbali sarebbero di una certa utilità, probabilmente. Uomo di fiducia di Fabrizio Curcio, capo della Protezione civile, il napoletano Ciciliano vanta un curriculum che, pubblicazioni comprese, raggiunge le 23 pagine nel formato europeo. Il suo cv è «ottimo e abbondante», ma il poliziotto medico non sta simpatico a Matteo Bassetti. La prima volta che il povero Ciciliano ha concesso un’intervista al Corriere della Sera (14 novembre 2020), il direttore della clinica di malattie infettive del San Martino di Genova ha preso la fiocina: «Leggo oggi un’intervista su un quotidiano di un membro del Cts, un medico della Polizia. Io credo che il Cts dovrebbe esprimere le migliori menti italiane nell’ambito delle malattie infettive, dell’igiene pubblica e della microbiologia». Poi, nel dubbio di non essere stato chiaro, Bassetti aggiungeva all’AdnKronos: «Vorrei sapere come è stato selezionato il Cts, i criteri e anche i meriti scientifici di chi è entrato a farne parte». E vabbè, Ciciliano non sarà un virologo di fama, ma a guardare nel suo curriculum si trovano un sacco di belle cose e chiaramente è uno che se c’è da spalare, spala. Oggi è il responsabile del settore sanitario della Polizia, ma negli anni scorsi è stato distaccato alla Protezione civile per gestire varie emergenze e ha lavorato anche nella sua Campania, per i rifiuti. Ha partecipato a un sacco di missioni all’estero, come medico e organizzatore dei soccorsi, come per il terremoto in Iran del 2004 e quello in india del 2001. C’è pero anche un altro dottor Ciciliano, meno noto, ed è quello che dal 2008 al 2009 ha diretto un inferno a cielo aperto come il Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Ponte Galeria, dove i giornalisti non potevano entrare e gli immigrati non potevano uscire, anche se lo Stato ha sempre negato che fosse una prigione. Questo brandello del suo curriculum dev’essere sfuggito alla virostar Bassetti. E comunque il nostro membro del Cts una laurea in medicina ce l’ha (alla Federico II di Napoli, nel 1997) e ne ha una anche una in Scienza delle pubbliche amministrazioni, presa nel 2010 a Catania. Poi, tra una catastrofe e l’altra, il già cavaliere e commendatore Ciciliano ha voluto scialare e ha conseguito anche una terza laurea in Scienze economiche all’Università Pegaso di Napoli, nell’ottobre del 2016. Insomma, se il campano Ciciliano per caso decidesse di fare un qualunque concorso pubblico «per titoli e per meriti», beh, insomma, tanto vale che gli altri restino a casa. Corpulento, faccione da questore democristiano di una volta, di quelli che «Ragazzi fate i bravi che così non si fa male nessuno», Ciciliano ha un grande pregio: in televisione non polemizza mai e non si dà delle arie. E da bravo dirigente della Pubblica Sicurezza, per esempio, ha mostrato un certo buon senso quando, a ottobre del 2020, si è battuto con i colleghi perché non restassero aperte le sale bingo, quando erano chiuse perfino le palestre. Poi, certo, non è facile capire dove comincia il poliziotto e dove finisce il medico. Quando dirigeva Ponte Galeria, morì tra le sbarre un algerino e per alcune ore si sparse la voce che fosse stato picchiato da uomini in divisa.Ciciliano, come testimonia un breve lancio Ansa del 19 marzo 2009, ha smentito senza giri di parole: «L’uomo non è stato picchiato dalla polizia. La causa del decesso è un arresto cardiocircolatorio e l'uomo era un tossicodipendente». L’autopsia ha confermato, disinnescando un possibile caso Cucchi (con sei mesi d’anticipo). Insomma, Ciciliano non vincerà il Nobel per la medicina, ma è uno che ne ha viste. Quando vai in televisione si fa capire, anche se è un po’ apodittico. Quello che fa il governo, per lui è sempre giusto. Se parla di vaccinazioni, non dimentica di ringraziare «il generale Figliuolo e il direttore Curcio». Crede ciecamente nell’immunità di gregge, che «si raggiungerà quando saranno vaccinati almeno il 70% degli italiani» (giugno 2021). Vede come il fumo negli occhi, assembramenti, discoteche, veglioni e festicciole. È convinto che si debba tutti girare con la mascherina anche all’aperto. Solo una volta, un anno fa, gli è scappato detto che al green pass sarebbe stato preferibile l’obbligo vaccinale. E ha il senso del limite, visto che per primo, il 3 febbraio, ha annunciato che «il Cts è destinato a sciogliersi con la fine dell’emergenza». Cioè a breve. Insomma, occhio che Ciciliano si prende la quarta laurea e diventa capo della Polizia. O direttore del San Martino.