2019-02-21
Il gruppo unico tra Lega e grillini si può fare ma non si può ancora dire
Nonostante le smentite, continuano le manovre per importare a Bruxelles l'alleanza gialloblù. La base pentastellata, scottata dal salvataggio di Matteo Salvini, è contraria. Dopo il voto però potrebbe convenire a tutti.Va bene che il 59% della base internettiana del Movimento si è schierato contro l'inchiesta a carico di Matteo Salvini, ma addirittura correre tutti insieme alle elezioni europee sulla stessa zatterona, con liste separate ma andando poi a formare un unico gruppo all'Europarlamento, pare difficile da far digerire al popolo grillino. Perché nel giorno delle smentite, sia del Carroccio sia di M5s, emerge chiaro che l'elettorato pentastellato non è pronto per il fidanzamento ufficiale tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Ma se il campo fosse stato arato meglio, un pensierino ce lo si farebbe eccome, al di là delle smentite di rito.«Ma mai, ma mai nella vita», ripetono i grillini di stanza a Strasburgo, davanti all'ipotesi di fare gruppo insieme, sulle ali dell'alleanza di governo gialloblù. Un'ipotesi che pare lasci di ghiaccio anche il premier, Giuseppe Conte, perché sancirebbe un accordo politico che in qualche modo scavalca il famoso contratto di governo, che si è reso necessario, a giugno scorso, proprio perché non c'era un accordo sufficientemente vasto tra due forze con storie ben distinte ed elettorati che si sovrapponevano davvero poco. Eppure ieri sia Repubblica, nel primo giorno di direzione di Carlo Verdelli, sia La Stampa, annunciavano «l'alleanza senza fine» tra Salvini e Di Maio, ovvero il famoso gruppone alle europee del 26 maggio. Figlio del voto in Giunta autorizzazioni a favore del leader del Carroccio e, magari, anche del fatto che il Movimento non ha ancora stretto tutte le alleanze internazionali necessarie per presentarsi alle elezioni. Ne servono almeno sette, ma al momento siamo solo a quattro.Ebbene, poco prima delle 10 del mattino, il Movimento smentiva già seccamente, al grido di «fake news», la storia del gruppo unico. In un post sul blog delle stelle, si definivano gli articoli dei due quotidiani super europeisti «completamente falsi». «Il Movimento 5 stelle nel prossimo Parlamento europeo farà parte di un nuovo gruppo fondato sui valori della democrazia diretta. Le prime quattro forze politiche che lo comporranno sono state presentate la settimana scorsa a Roma da Luigi Di Maio», si spiegava sul blog. Aggiungendo che ci sono contatti in corso «con altre forze politiche di altri Paesi per allargare ulteriormente il gruppo. Non esiste e non è mai stata presa in considerazione l'idea di entrare nel gruppo della Lega e di Marine Le Pen o in altri gruppi che propongono da decenni la stessa vecchia ricetta». I 5 stelle ribadiscono infatti che non hanno «alcuna intenzione di uscire dall'Europa, ma di dare nuova vita al sogno europeo occupandoci dei bisogni dei cittadini e abbandonando definitivamente l'era dell'austerità». Peccato che anche Salvini voglia la stessa identica cosa e che non parli più da molto tempo di uscita dall'Europa. Tanto è vero che i vari Juncker e Moscovici, se possibile, oggi sono ancora più preoccupati perché hanno capito che la Lega vuol cambiare l'Europa «da dentro». Insomma, smentita netta, ma la battaglia per cambiare l'Europa dell'austerità non sembra proprio poter essere un qualcosa che divide davvero i due alleati di governo. In ogni caso, anche Salvini ha chiuso subito la porta al gruppo unificato dei «nuovi barbari». Il vicepremier leghista sceglie Radio 102.5 per escludere il progetto: «Assolutamente no, abbiamo già i nostri alleati a livello internazionale. Non sto ragionando di gruppi unici di alleanze: le europee saranno un'opportunità di cambiamento, come Lega abbiamo le idee chiare su come deve cambiare l'Europa». La sera prima, però, pur attribuendone la paternità all'economista leghista Claudio Borghi, sull'idea era stato più che possibilista: «Bello, mi piace. Io sono d'accordo. Se loro vogliono venire sono ben accetti. Insieme saremo più forti». Il problema, per dirla con Salvini, è che loro non vogliono venire. E anzi, forse vorrebbero, ma non ce li fanno venire gli elettori grillini. I vertici del Movimento sanno che una buona sintonia sui temi economici con la Lega, in una campagna elettorale come quella che ci aspetta «non è sufficiente». In particolare, i deputati più esperti spiegano che sui temi dell'immigrazione e su quelli del decreto sicurezza, digerito malissimo e con un assenso tattico (nel senso che sperano tutti nella Corte costituzionale), la base pentastellata sarebbe pronta a castigare qualunque sortita interpretabile come xenofoba. Poi c'è il tema del voto cattolico, che specie al Sud alle ultime politiche ha premiato il Movimento. Di Maio sa che le battaglie contro il gioco d'azzardo e le aperture domenicali dei negozi sono due segni di grande apertura alla Chiesa, che sono stati raccolti e apprezzati Oltretevere. Ma una campagna elettorale al fianco di chi fa la faccia feroce sull'immigrazione, come Marine Le Pen, disperderebbe il credito ottenuto in sacrestia.