2021-05-09
Il grande mattatoio della giustizia
Piercamillo Davigo (Ansa)
Lo scandalo dei verbali di Piero Amara continua. Il pm che ha dato le carte a Piercamillo Davigo spiega di aver agito per «tatto istituzionale». L'ex di Mani Pulite ha spiegato che non si potevano seguire le «vie formali». Che fiducia può avere un cittadino normale?Ahahahahah-ah. Adesso nel codice penale ha fatto il suo ingresso anche il tatto istituzionale. Non so a quale numero del suddetto si applichi «la delicatezza delle dichiarazioni che si ritiene siano oggetto di indagine» a cui si sarebbe attenuto il pm Paolo Storari, ma questa è la spiegazione che il magistrato della Procura milanese ha fornito ai colleghi di Roma che lo indagano per rivelazione del segreto istruttorio. La storia è quella nota, che riguarda il verbale con cui l'ex legale dell'Eni Piero Amara rivelò l'esistenza di una presunta associazione segreta denominata Ungheria. Della loggia coperta avrebbero fatto parte, oltre ad alti funzionari dello Stato, anche politici, imprenditori, avvocati e perfino magistrati. Quando il legale raccontò di questa misteriosa congrega di carbonari, era il dicembre di due anni fa e Amara all'epoca era il testimone chiave nel processo Eni, colui che agli inquirenti aveva raccontato di una gigantesca tangente pagata in Nigeria per lo sfruttamento di un campo petrolifero. Di fronte alle rivelazioni e agli illeciti denunciati, qualsiasi pm avrebbe avuto l'obbligo di verificare la fondatezza delle accuse e, a seguito degli accertamenti, di iscrivere gli aderenti all'organizzazione segreta nel registro degli indagati o, nel caso la loggia Ungheria si fosse rivelata una bufala, di contestare ad Amara il reato di calunnia. Invece, niente di tutto ciò a quanto pare si è verificato. Di qui la decisione di Storari, che evidentemente avrebbe voluto andare a fondo alla faccenda denunciata da Amara, di rivelare tutto a un collega, ossia a Piercavillo Davigo, per «tatto istituzionale». Che cosa sia il tatto istituzionale che spinge un magistrato a spifferare un segreto, anzi a consegnare la copia di verbali segretati a un signore che non ha alcun titolo per riceverli, è un mistero, anzi è una figura giuridica di cui fino a ieri ignoravamo l'esistenza, ma che, dopo la deposizione di Storari, a quanto pare ha fatto il suo ingresso tra gli atti processuali. Così, come tra gli iter della giustizia si stanno facendo largo le inedite interpretazioni del comportamento dell'ex dottor Sottile del pool di Mani Pulite. Davigo, oltre ad aver ricevuto senza titolo verbali segretati, si è infatti dato da fare per segnalarli a varie persone, tra le quali il vicepresidente del Csm, il procuratore generale della Cassazione e, a quanto pare, anche al capo dello Stato. Poi, il fascicolo scottante pieno di nomi e di accuse, lo avrebbe lasciato incustodito nel suo ufficio una volta pensionato e da qui una segretaria lo avrebbe prelevato e si sarebbe incaricata di spedirlo a diverse redazioni di testate giornalistiche.Sì, lo so che tutto sembra incredibile e che le giustificazioni dei protagonisti di questo torbido affare fanno sbellicare dalle risate, ma siccome non c'è di mezzo Maurizio Crozza bensì un signore che da qualche anno tiene in scacco tribunali e procure, non c'è motivo di ridere, semmai di piangere per il basso livello in cui è sprofondata l'azione e la credibilità della magistratura. Per quanto mi riguarda, io resto fermo al principio dell'obbligatorietà dell'azione penale. Dunque, quando Amara racconta di un'associazione segreta, sono convinto che la magistratura abbia l'obbligo di aprire un'indagine e non di lasciar dormire per mesi o per anni un verbale in un cassetto. Allo stesso modo, tuttavia, pur comprendendo le perplessità di un pubblico ministero che si sente di rivelare reati gravissimi, ma non gli è consentito di indagare, non posso certo giustificare l'iniziativa di un magistrato che fotocopia il verbale e lo passa a un collega del Csm con la scusa del «tatto istituzionale». Se Storari si è sentito prevaricato da Francesco Greco, cioè dal Procuratore capo di Milano, aveva due strade, ovvero rivolgersi al Csm con un esposto o sollecitare l'avocazione del fascicolo da parte della Procura generale. Invece niente di tutto ciò è avvenuto, ma per «la delicatezza delle dichiarazioni che si ritiene siano oggetto di indagine» (ahahahahah) ha consegnato il verbale a Davigo. Il quale, anziché respingerlo, consigliando il collega di rivolgersi a chi ne aveva titolo, ha deciso di seguire le «vie informali», visto che quelle formali erano a sue dire precluse. Non so che cosa succederà all'ex pm di Mani pulite - immagino niente - ma se uno di noi seguisse le vie informali, sono certo che sarebbe prima indagato e poi condannato, con accuse che vanno dalla rivelazione di segreto istruttorio se non alla ricettazione. Alla fine di questa meravigliosa ricostruzione che tiene conto della «delicatezza delle dichiarazioni che si ritiene siano oggetto di indagine», ci rimane una domanda: alla fine ci sarà qualcuno che vorrà indagare su Amara, sulle coperture di cui ha goduto finora e sui soldi che in tutta allegria si gode alla faccia delle tante accuse che gli piovono sul capo? È una domanda priva di «tatto istituzionale?» Ahahahahahah! Dài, non fateci ridere.
Antonella Sberna (Totaleu)
Lo ha dichiarato la vicepresidente del Parlamento Ue Antonella Sberna, in un'intervista a margine dell'evento «Facing the Talent Gap, creating the conditions for every talent to shine», in occasione della Gender Equality Week svoltasi al Parlamento europeo di Bruxelles.