2018-09-07
I fan dello sfascio
rimangono con lo spread in mano
La svolta moderata ha mandato in crisi i commentatori dei giornaloni che avevano già pronosticato il disastro. C'è chi si dispera perché «non ci sarà la fine del mondo», chi inventa il «dinamismo immobile» e chi si allarma perché si fanno cose «apprezzabili».Che sfigati, questi Salvini e Di Maio: non sono nemmeno capaci di fare un'apocalisse come si deve. Lo dicevamo noi che sono dei dilettanti. Insomma, che ci vuole? Potevano pure scegliere l'espressione migliore: una catastrofe finanziaria? L'armageddon del bilancio? Il collasso finale dei conti pubblici? Invece, nulla. Non sono proprio capaci di fare nulla. Sono diventati persino ragionevoli, pensate un po'. Ora, dico io: ragionevoli, ma come si fa? Dove l'hanno visto? Dove andremo a finire di questo passo, signora mia? Dicono persino parole sensate, questi insensati. Invece di dare di matto, invece di squassare tutto, invece di far saltare per aria il Paese con la loro roboante spavalderia, niente. «Placano i mercati». Addirittura. Roba che, poco poco, se arriva qualche magistrato come si deve, apre subito un'inchiesta, accusando i vicepremier di aver tenuto in ostaggio i fondi d'investimento. Sequestro aggravato di speculatore. È uno spasso leggere sui giornali la delusione del partito Forza Spread, il giorno dopo la «svolta moderata» del governo. È bastato che nella prima riunione ufficiale sulla manovra si evitasse di dichiarare guerra aperta all'Europa, per mandare in crisi la maggioranza dei commentatori che aveva già pronosticato il disastro atomico. E che, ovviamente, si stava preparando ad accusare la maggioranza gialloblù di essere incauta, imprudente e poco avveduta. Contrordine compagni: la maggioranza gialloblù è cauta, prudente e troppo avveduta. In pratica, «una minestrina populista», per dirla con Alan Friedman, uno dei più delusi di tutti nello scoprire che il «mix di misure» cui sta pensando il governo «eviterà disastri». Anziché provocarli, come avrebbero dovuto, questi sciagurati. «Non credo che ci sarà l'Apocalisse e non penso nemmeno che ci troveremo nel mezzo di una tempesta finanziaria seguita da un default», commenta sulla Stampa l'ex Mister Euro, evidentemente in stato di prostrazione. Ma come? Niente Apocalisse? Niente tempesta finanziaria? Niente default? Per fortuna, ecco, «ci potrà essere disapprovazione dei confronti delle politiche economiche». Forse anche un po' di «disappunto». Financo «scetticismo». Ma ci possiamo accontentare di questa robetta? Noi, del partito Forza Spread, stavamo aspettando ben altro. E per questo la delusione è quanto mai cocente. Lo dimostra la chiusura dell'articolo di Friedman, più triste e sconsolata delle lacrimevoli avventure di Olivier Twist: «Ci potrà essere volatilità e innalzamento dello spread», dice. «Ma non ci sarà la fine del mondo». Un fazzoletto, per favore. Sulla Repubblica, addirittura, c'è un doppio editoriale. Roberto Mania deplora «l'autunno giallo-verde». Non riesce a darsi pace: «scoloriscono le promesse roboanti», scrive, «qualcosa ha incrinato la spavalderia» e persino Di Maio, sull'Ilva, «ha fatto la cosa giusta». Ma come si permette, quello? Fare la cosa giusta? E senza nemmeno chiedere il permesso a Mania? Per fortuna nella pagina accanto c'è Michele Ainis che si arrampica sulle vette dell'ossimoro, inventandosi la nuova definizione per il governo Conte: è quello del «dinamismo immobile». Ma sicuro: dinamismo immobile. Come ghiaccio bollente, silenzio assordante, nano gigante, Ainis costituzionalista. L'incontro di parole fra loro evidentemente inconciliabili. Il professor Ainis, peraltro, un tempo scriveva libri per denunciare l'eccesso di produzione legislativa. Adesso invece lamenta la carenza di produzione legislativa. Il nuovo governo è colpevole di aver approvato «6 decreti leggi, non uno di più» e «17 decreti legislativi», i quali però, spiega l'esimio studioso, si occupano di «quisquilie», come per esempio, le «competenze dei Vigili del Fuoco». Capito cari pompieri? Siete quisquilie. E quindi non potete capire la vera e grande preoccupazione di Ainis: «L'orizzonte temporale (del governo, ndr) si dilata, s'allunga verso l'arco della legislatura». Ma vi rendete conto? Questi che stanno al governo vogliono governare. Roba da matti. Non pensano a elezioni anticipate. Nonostante tutti i commentatori del Giornale Unico Nazionale li abbiano accusati per settimane di volere le elezioni anticipate. Ma come si permettono di smentirli così? Dolore e lutto pure nelle stanze del Corriere della Sera, dove Massimo Franco, scopre che «i ripensamenti del governo sono apprezzabili ma allarmanti». Chiaro, no? Se non li avesse apprezzati, non si sarebbe allarmato. Invece li ha apprezzati, e dunque si allarma: com'è che questi fanno cose apprezzabili? Sono decisioni (apprezzabili) che ovviamente «destano preoccupazione». Al contrario di quelle non apprezzabili che non avrebbero affatto «destato preoccupazione». È un po' contorto, ma che ci volete fare? Dev'essere lo scotto della delusione. Però la colpa è di quelli lì al governo che si ostinano a fare cose apprezzabili. E dire che il finale giusto l'avevano già scritto. È uscito proprio in questi giorni il libro di Sergio Rizzo, autorevole firma di Repubblica, che in un romanzo di fantapolitica descrive «la notte in cui uscimmo dall'euro». Una bella catastrofe firmata da Matteo Salvini e Luigi Di Maio, seppur sotto mentite spoglie allegoriche. I capitali che fuggono all'estero. I bancomat che chiudono. Scoppia l'inflazione. Esplode la spesa pubblica. Il popolo in rivolta. Ecco: il copione era già scritto. E allora, lasciatemi dire, quei due al governo sono proprio ingrati: non potevano seguirlo? Non potevano adeguarsi? In fondo non era difficile: leggevano Rizzo, facevano una bella apocalisse, e via, accontentavano tutti. Invece che star lì a romperci la balle con tutta sta ragionevolezza. Speriamo che domani ci ripensino e tornino a spaventare i mercati. Almeno un po'. Altrimenti, se non vedono il loro beniamino trionfare, chi li consola questi inconsolabili del partito Forza Spread?
Charlie Kirk (Getty Images)