2019-03-13
Il gioco sporco a palazzo contro le famiglie
L'indiscrezione dell'Ansa: revocato il logo al Congresso mondiale pro family di Verona dopo le pressioni (e gli insulti) di Monica Cirinnà e le critiche di Stefano Buffagni e Vincenzo Spadafora. Ma il ministro Lorenzo Fontana, da New York, conferma la presenza e il patrocinio.A quanto pare qualcuno, a Palazzo Chigi, si è schierato con chi odia la famiglia. Qualcuno vuole darla vinta a Monica Cirinnà, la signora del Pd secondo cui occuparsi dei propri cari significa vivere una «vita de merda». Del resto, è noto che tra i 5 stelle c'è chi considera la famiglia naturale roba da Medioevo. È stato Stefano Buffagni, sottosegretario pentastellato, a dichiarare: «C'è stato un tempo in cui le donne più emancipate e gli omosessuali venivano bruciati sui roghi. Pare qualcuno abbia nostalgia di quel periodo oscuro. Non io!».Ecco i fatti. Ieri l'Ansa, citando fonti governative, ha fatto sapere che Palazzo Chigi ha deciso di revocare l'utilizzo del logo della presidenza del Consiglio al Congresso mondiale delle famiglie, in programma a Verona dal 29 al 31 marzo. Alla manifestazione - la più importante a livello mondiale sui temi pro family - sono previsti gli interventi (oltre che di Salvini) dei ministri Marco Bussetti e Lorenzo Fontana. Quest'ultimo, in qualità di ministro della Famiglia, è senz'altro il più coinvolto. Non a caso ha deciso di patrocinare l'evento. Il ministero della Famiglia, essendo senza portafoglio, non ha concesso l'utilizzo del proprio logo, ma quello della presidenza del Consiglio da cui dipende. Da qui le proteste di sinistra e di una parte dei pentastellati. Sia il già citato Buffagni sia il suo collega sottosegretario Vincenzo Spadafora hanno fin da subito espresso contrarietà. Tanto che Palazzo Chigi, nei giorni scorsi, ha dovuto precisare in un nota che «si tratta di un'iniziativa autonoma del ministro per la Famiglia, Lorenzo Fontana, attraverso procedure interne che non hanno coinvolto direttamente gli uffici del presidente del Consiglio».Nel frattempo, Monica Cirinnà non è rimasta con le mani in mano, e ha presentato una mozione contro il congresso di Verona. «Il raduno», ha scritto, «non può avere alcuna forma di patrocinio pubblico, neanche quello del ministero della Famiglia, per le teorie oggettivamente eversive e le presenze che ospiterà a Verona». Già, a suo dire sostenere che esiste la famiglia composta da marito e moglie è «oggettivamente eversivo». Tale mozione è stata sottoscritta «dall'intero Gruppo parlamentare del Pd», da Pietro Grasso, Laura Boldrini, Loredana De Petris e Vasco Errani (Leu), Riccardo Nencini (Psi), Gianclaudio Bressa (Gruppo per le autonomie), Emma Bonino (+Europa) e Paola Nugnes (M5s). La Cirinnà, ovviamente, non si è limitata alle sparate contro gli «eversori». Su Twitter ha ribadito che l'assemblea di Verona «è un luogo in cui si raccoglieranno tutti gli odiatori dell'amore [...]. Un luogo nel quale si cercherà di discriminare tutto ciò che secondo questi signori non è nella normalità». Sicuro: parlare di famiglia significa discriminare le persone Lgbt... Quando l'Ansa ha battuto la notizia della revoca del logo di Palazzo Chigi, la Cirinnà è corsa a festeggiare: «La parte più libera e laica del Paese non può che sentirsi sollevata», ha detto. «Vedere accomunato il logo del governo su una locandina con tanti volti e nomi di persone note nel mondo per le loro politiche discriminatorie è un'offesa alla laicità dello Stato e alla nostra Costituzione». A suo dire, «il giusto atto di Palazzo Chigi contribuirà a svelenire il clima e a consentire uno svolgimento tranquillo delle contromanifestazioni già indette il 30 marzo a Verona». Certo: la parte «più libera» del Paese sarebbe quella che vuole impedire ai movimenti pro famiglia di parlare. Quella che vuole censurare le opinioni contrarie. Quella che organizza «contromanifestazioni» e accusa chi ha opinioni diverse di «discriminazione». In ogni caso, la faccenda è decisamente più complicata di come la pasionaria Lgbt vorrebbe far credere. Gli organizzatori del Congresso della famiglia, nella serata di ieri, non avevano ricevuto alcuna comunicazione ufficiale da parte di Palazzo Chigi. Jacopo Coghe l'ha detta giusta: «Sembrano i tempi in cui gli avvisi di garanzia arrivavano prima ai giornali che ai diretti interessati...». Fonti del ministero della Famiglia hanno fatto sapere che «non risulta alcuna richiesta di revoca del patrocinio al World congress of families di Verona». Tra l'altro notato che «è spiacevole che questa notizia emerga mentre il ministro Lorenzo Fontana è in viaggio per New York per un evento all'Onu sul tema della conciliazione dei tempi famiglia-lavoro». Sembra proprio che il solito qualcuno, a Palazzo Chigi, abbia cercato di far scattare il trappolone. Approfittando dell'assenza del ministro, ha tentato il colpaccio. In ogni caso, il congresso di Verona si terrà, Fontana si presenterà come previsto e il suo ministero continuerà a patrocinare il tutto. E chi, nei dintorni di Palazzo Chigi, odia la famiglia, dovrà farsene una ragione.