2018-12-24
Il giallo di Natale. Quest’anno sotto l’albero Santa Claus ha messo un cadavere
Ottavio Cappellani, autore di numerosi thriller di successo, racconta una favola delle feste più nera che mai. Protagonista un vecchio vestito di rosso che beve whisky e... risolve problemi.Babbo Natale osservò quel cumulo di neve sotto la quercia, sospirò, tirò fuori dalla giubba rossa una fiaschetta, bevve un sorso abbondante e prese la pala. Dieci giorni prima, mentre stava mettendo a punto i carburatori della sua moto Guzzi V75 rossa e bianca (manco a dirlo) degli anni Ottanta, aveva ricevuto un messaggio sul suo vecchio palmare. Arrivava dal Norad, che dal 1955 era diventato il suo quartiere generale. D'altronde se la modernità metteva a disposizione satelliti, radar, aerei e tante altre cosucce divertentissime e segretissime perché non approfittarne? Il messaggio era da parte della Sezione Crimini.La Sezione Crimini era stata creata da quando le letterine venivano scansionate e lette attraverso il software che gestiva Echelon. Si era scoperto che attraverso le richieste di regali a Babbo Natale venivano denunciati molti crimini. Crimini che non arrivavano mai sui tavoli delle polizie del mondo perché i bambini non potevano prendere l'automobile e andare all'ispettorato di polizia a fare denuncia, e, in molti casi, se parlavano di crimini in famiglia si prendevano un ceffone e l'invito a non usare così tanto la fantasia: al Norad lo chiamavano «allerta Goonies». Babbo Natale sbuffò.Quell'allerta crimine era localizzata nella sua zona, e quindi avrebbe dovuto pensarci lui in persona, non gli altri Babbo Natale, quelli finti, che lo aiutavano ad essere in più posti contemporaneamente. La sua zona era l'Etna.«Caro Babbo Natale», diceva la letterina, «io come rijalo di natale vorrei che torna il mio maestro. È scomparso da una simana. Lui era molto affettuoso con tutti noi bambini. Per favore, trovalo e fallo tornare a scuola. Firmato: Peppino».Dal Norad gli mandavano l'indirizzo dell'ultima localizzazione del cellulare del maestro Spampinello. La polizia catanese aveva avviato le indagini, ma le sparizioni - soprattutto in questo periodo in cui il comune era andato in default, c'era la crisi, le persone avevano debiti - prima di destare preoccupazioni, dovevano essere protratte nel tempo: tanti erano quelli che si dissolvevano senza lasciare tracce per andarsene in qualche paese dove i loro poveri risparmi potevano essere considerati un buon «capitale».Babbo Natale posò il carburatore e si grattò la testa striando i capelli lunghi e bianchi con un segno di grasso. Poi con le manone digitò il seguente messaggio: «Fare controllo incrociato. Nel luogo dell'ultima localizzazione del cellulare del maestro abitano famiglie i cui figli sono suoi allievi?».Il Norad rispose in venti secondi.«Famiglia Fiorenzo. Al civico 36 di Via ***».Babbo Natale annuì a sé stesso e cominciò a rimontare il carburatore al suo posto. La motocicletta avrebbe scoppiettato, ma questa faccenda era più urgente. D'altronde era il suo lavoro. Babbo Natale arrivò in moto. La via era incassata tra due file di casermoni di palazzine popolari. Solito giro di spaccio per le strade.«Zio ti serve qualcosa?».Babbo Natale guardò l'adolescente in tuta: «No, devo fare una commissione».«Zio, mi sa che non è legale che cammini vistuto di Babbo Natale».«La barba e i capelli sono miei, originali».«Ma davvero mi stai dicendo zio?».Babbo Natale annuì scendendo dalla moto e mettendo il cavalletto. Indossava pantaloni di cuoio nero, stivali da motociclista, la giubba rossa col pelo bianco d'ordinanza, un cappello rosso e uno zaino rosso decorato con gli alberi di natale.Trovò il portone di alluminio anodizzato. Citofonò.«Cu jè?».«Devo fare una consegna».«Non aspettiamo nessuna consegna».«Ho dei torroncini, se non li vuole me li porto a casa mia e me li mangio».«Torroncini? E ccu 'i manda?».«Signora, credo che siano da parte di un politico. Forse lei ci ha dato il voto e quello si vuole sdebitare».Il portone scattò.«Acchianassi. Terzo piano. L'ascensore se lo sono fottuto deve prendere le scale».Babbo Natale entrò nell'androne. C'era odore di cavolfiore bollito e melanzane fritte. L'odore di ogni androne di quella città. Passò davanti l'ascensore, un vano vuoto e nero con due strisce di plastica per evitare che qualcuno ci cadesse dentro. Gli aprì una trentenne che probabilmente doveva essere stata una bella donna. Poi i figli, la situazione siciliana, le file davanti alle porte chiuse della classe politica, i voti venduti in cambio di trenta euro, la mancanza di ogni speranza, la dieta poco salutare, le preoccupazioni, gli avevano tagliato la faccia. Indossava una pesante vestaglia sintetica bruciacchiata in più punti. Lo guardò con diffidenza: «Vestito da Babbo Natale lo mandano in giro?»Babbo Natale annuì: «Signora, c'è malura, anzi che ho attrovato un lavoro per questo natale!».La signora annuì stringendosi nella sua vestaglia.Babbo Natale si tolse lo zaino e si chinò dicendo «Ahiahiahiai… che dolore di carina». Tirò fuori dallo zaino una scatola di torroncini: «Scusasse, signora, sugnu anziano per calarmi. Ciaiu 'a schienza ca mi doli».«E lei camina con la moto!».Babbo Natale la guardò.«L'ho vista dal balcone».«Signora, e che la posso permettere l'assicurazione della macchina secondo lei?». Babbo Natale porse alla signora la scatola di torroncini.La signora guardò Babbo Natale con tenerezza: «Senta, se vuole ci posso offrire un caffè e…» guardò la scatola «e un torroncino. Altro a casa non ne abbiamo. La invito soltanto perché c'è mio fratello a casa, altrimenti… lo sa com'è…».Babbo Natale fece la faccia come a dire «e certo che un caffè non mi dispiacerebbe». La casa era povera ma pulitissima (a parte quell'odore di cavolfiori bolliti).«Si accomodi! Lui è Cosimo, mio fratello. Cosimo, questo signore è venuto a portarci una scatola di torroncini da parte di… a proposito, quale politico me lo manda?».«Non lo so signora, io faccio solo le consegne. Lei il voto a chi ce lo dato?».«Ah sì. Vabbè. Lo so io. Cornuto lui e chi non ce lo dice».Cosimo, il fratello della signora, era il ritratto della sconfitta e della sopportazione. Indossava un vecchio cardigan di lana spessa sopra una canottiera ingiallita. Sedeva alla tavola coperta da una tovaglia di plastica a quadretti rossi e blu, guardando su un piccolo televisore una televendita. Davanti a lui una bottiglia di vino anonimo e un bicchiere mezzo vuoto.«Prego, si accomodi», disse Cosimo guardandolo con gli occhi arrossati.«Grazie, la sua signora è stata molto gentile. Sono fatto vecchiarello e ho trovato questo lavoro per il natale».Cosimo annuì.«Senta, signora. Ma se al posto del caffè mi offre un bicchiere di vino?»«Ma certo!». Prese un bicchiere dal lavandino, lo sciacquo e lo mise sulla tavola. «È vino genuino, non è di marca ma è genuino».«E io quello cercavo!», disse Babbo Natale. «Così non apriamo i torroncini e glieli può fare trovare sotto il presepe a suo figlio».La donna divenne all'istante sospettosa: «E lei come lo sa che ho un bambino?».«Signora, ho visto i soldatini per terra».La signora guardò due vecchi soldatini di plastica per terra e si tranquillizzò. Sorrise.«L'idea è bella. Grazie che ci ha pensato. In effetti una bella scatola di torroncini a Matteo ci piacerebbero. Lo sa, come vede non ce la stiamo passando bene. Mio marito… mio marito è… non c'è. A lavorare fuori».Babbo Natale sapeva benissimo cosa significava. Il marito era a pizza Lanza, in prigione.«A me i torroncini quando ero piccolo mi piacevano tantissimo!». Disse Babbo Natale. «Quanti anni c'ha Matteo?».« Sette, un picciriddu».«E che fa, studia? È bravo?».«È la mia anima è! Studioso, bravo e non fa mai i capricci. Pare che capisce tutto alla sua età!»,Babbo Natale annuì pensieroso: «A volte uno vorrebbe che i picciriddi non capissero tante cose, è vero signora?».La signora sorrise triste: «Se lo prende un altro bicchiere? Gliel'ho detto, genuino è! Non ci viene il mal di testo con questo. Vero Cosimo? Diccelo tu al signore che è genuino!». Cosimo annuì, completamente perso nella contemplazione della televendita.«Signora, come si dice? Chi non accetta non merita!».«Bravo!», disse la signora riempiendo il bicchiere a Babbo Natale.Babbo Natale diede un sorso a quel vino come se fosse un Barolo Riserva: «E dove va a scuola Matteo?»Il silenzio calò sulla cucina anche se c'erà già silenzio. Fu un silenzio ancora più silenzioso del silenzio. Babbo Natale toccò finalmente duro con la pala. Il cadavere era lì: duro come un baccalà. Diede un altro sorso alla fiaschetta. Lì, sull'Etna, in mezzo alla neve, faceva freddino anche per lui.Cosimo aveva spento il televisore e si era irrigidito guardando la sorella. Poi aveva finito il suo vino con un solo sorso. Anche la signora aveva stretto gli occhi diventando scorbutica all'improvviso: «Se ha finito… Sa, io e mio fratello abbiamo un appuntamento con un avvocato».Babbo Natale li guardò entrambi con assoluta calma. Prese il bicchiere e diede un sorso lentissimo. Posò il bicchiere ancora mezzo pieno e annuì: «Avete sentito di quel maestro scomparso? Voi cosa ne pensate? Se n'è fuggito a Santo Domingo? O gli è successo qualcosa?».L'atmosfera si caricò di ansia e rabbia e preoccupazione e terrore.Babbo Natale sorrise. Finì il bicchiere di vino e disse: «Me ne offrite un altro? Voi lo sapete no? Se fossi uno che vuole mettervi nei guai non berrei così tanto! Qualunque cosa voi vogliate dirmi la state dicendo a un vecchio arteriosclerotico vestito da Babbo Natale e ubriaco! Anzi facciamo così!». Babbo Natale tirò fuori dallo zaino una bottiglia di whisky. La stappò e verso un bicchiere intero per sé, riempì il bicchiere di Cosimo e disse: «Signora, prenda un bicchiere anche per lei. E stia tranquilla. So tutto».Babbo Natale finì di disseppellire il cadavere. Indossava una giacca di velluto blu, pantaloni di fustagno, mocassini. Duri e ghiacciati come il cadavere. Babbo Natale non poté farne a meno e si mise a ridere. Il professore congelato era ridicolo.«Ma lei chi è?», chiese Cosimo. «E cosa vuole da noi?». Babbo Natale guardò in controluce il whisky: «Sapete cosa è? È un whisky scozzese di sessant'anni. Non vi dico quanto cosa a bottiglia perché non è questo l'importante. L'importante è la gioia che vi dà ad ogni sorso. Bisogna bere pochissimo e bene! Dico io. Fatemi una cortesia, assaggiatelo insieme a me. Ah sì, mi avete domandato chi sono. Cos'è non si vede? Sono Babbo Natale. E in vita mia non ho mai messo nei guai nessuno, anzi, ho aiutato sempre la brava gente. C'è chi non crede che io esista. Ma cose da pazzi!». «Ma che m****ia sta dicendo!».Babbo Natale fece una risata fragorosa.Babbo Natale tirò fuori il cadavere del professore e lo appoggiò alla quercia. Bel problema. Era così congelato che stava dritto in piedi. Pensò se fosse il caso di accendere un fuoco per scongelarlo. Se scongeli un professore ghiacciato torna morbido o il rigor mortis lo lascia comunque della consistenza dello stoccafisso? Babbo Natale pensò allo stoccafisso alla messinese e gli venne l'acquolina in bocca. Sì doveva dimagrire. Sì lo sapeva. Ma le diete si cominciano sempre a gennaio e a lui il freddo gli metteva appetito.Babbo Natale si versò un altro bicchiere di whisky. Sorrise. Aveva questo sorriso caldo e strano. Quasi magico. Babbo Natale sorrideva e nell'aria era come se si spandesse odore di pasta di mandorla calda e di vaniglia, di zucchero a velo, era come se si accendessero i riscaldamenti, anzi no, un camino… Babbo Natale sorrideva e si sentiva calore e odore di legna che arde… o forse era solo quel whisky che era veramente buono… La signora si sedette al tavolo, nella sedia di formica. Guardò suo fratello. Anche lui era rilassato, come non lo vedeva da qualche giorno a questa parte, come non lo vedeva da quel giorno. «Forse il whisky era drogato?», pensò la signora? Questo pensiero in qualche maniera e stranamente la tranquillizzò. Se quel fantastico liquore era drogato allora voleva dire che Babbo Natale non era uno sbirro, e se fosse stato uno che voleva vendicare il professore, bé, forse meglio finirla così, che vivere ancora in quell'incubo che li aveva tormentati negli ultimi giorni. I pensieri della donna furono interrotti dalla voce di Babbo Natale. Quella voce aveva lo stesso effetto della sua risata. Era diversa dalla voce che aveva usato fino a quel momento. Sembrava davvero la voce di Babbo Natale. Sì, quel whisky doveva essere drogato, ma oramai era troppo tardi.«Facciamo così», disse Babbo Natale. «Facciamo che voi non credete che io sia davvero Babbo Natale. Chi può dirlo. Intanto ascoltatemi. Un compagno di classe di Matteo mi ha scritto una letterina. O almeno l'ha scritta a Babbo Natale e io ho avuto la possibilità di leggerla. Mi ha parlato di questo maestro che è scomparso. Di questo maestro “affettuoso". Adesso, non so voi, ma io voglio che un maestro sia bravo, competente, empatico… empatico vuol dire che capisca le emozioni del bambino, se è spaventato, confuso oppure felice ed entusiasta, ma non “affettuoso". Quell'aggettivo mi ha fatto pensare. Ora vi chiedo: quel maestro era troppo “affettuoso" con Matteo?».Cosimo prese il bicchiere e lo lanciò contro il frigorifero.Perché non si portava un'accetta? Ah sì, perché la legge italiana non ti permetteva di farlo, soprattutto se andavi in moto. Ma se uno vuole farsi una bella passeggiata sull'Etna, sarebbe logico portarsi un'accetta. Metti che l'auto non ti parte, che ti perdi, che vuoi restare a passare la notte nella natura innevata, devi affidarti alla fortuna per trovare un po' di legna da ardere? Cosa pensavano? Che uno se ne andasse in giro con l'accetta per commettere crimini? Tra le tante armi di sicuro nessuno avrebbe scelto di portarsi dietro un'accetta. Babbo Natale sbuffò guardandosi intorno. I rami erano tutti saldamente attaccati agli alberi. Che fatica fare Babbo Natale!«Mi scusi», disse Cosimo, stupendosi di se stesso. Aveva tutte le ragioni per quell'accesso di rabbia. Eppure quel signore anziano stava portando… sì, non c'era altro termine, stava portando serenità.«Si figuri», disse Babbo Natale, «deve vedere me quando faccio le risse! Sa, sono abbastanza vichingo di origine. Volete raccontarmi cosa è successo? In maniera che io possa risolvere la situazione facendovi passare un natale sereno?».La signora guardava il vecchio con la bocca aperta. Le veniva voglia di dire: «Ma lei perché fa questo? Chi la manda? Come sa queste cose? Chi è? Che sta succedendo? Sto sognando?». Invece disse: «Matteo capisce tutto, per la sua età».«E questo lo avevamo capito», disse Babbo Natale. «E dopo cosa è successo?».«È successo che ho perso la testa, ecco quello che è successo», disse la signora. «Mio fratello non c'entra nulla». Babbo Natale annuì e si verso ancora un whisky. La signora guardò la bottiglia e decise di riempirsi il bicchiere. Succeda quel che deve succedere.Babbo Natale si mise a scuotere un albero di abete per cercare di strappare un ramo. Gli arrivò addosso qualche decina di chili di neve. «Vabbè, ho capito». Lasciò il cadavere appoggiato alla quercia, salì in moto, e si diresse verso Nicolosi, il paese più vicino.«Ho telefonato al maestro Spampinello. Gli ho detto che Matteo mi aveva detto cose strane e che volevo andare a parlare con la preside. Lui mi ha detto che stava venendo a casa mia. Che si trattava senz'altro di un equivoco. Io lo sapevo che non c'era nessun equivoco. Matteo è…».«È intelligente per la sua età e capisce tutto…».«Esatto. Ma io ero così arrabbiata che volevo vederlo in faccia a questo malato!».Babbo Natale annuì.«Ed è venuto quel disgraziato. Tutto gentile, tutto viscido, tutto che usava parolone, tipo “disguido", tipo “i bambini si sa come sono, vedono troppa televisione"… e più mi diceva queste cose più io diventavo un animale. Mio marito è in carcere per una rapina fatta con la pistola finta, e uno di questi invece gira a piede libero e fa pure il maestro!».«Mi sembra logico…».«Ecco… quando ha detto “però Matteo a volte è strano non deve dare credito a tutto quello che dice"… e poi ha aggiunto “e siccome è un bambino strano io cerco di seguirlo di più..." ecco non ci ho visto più dagli occhi… Matteo strano? Matteo? Un maestro pedofilo che mi dice che mio figlio è strano? Avevo questa bottiglia di spumante dolce che mi hanno regalato in farmacia e gliel'ho dato sulla testa. Mi è morto qui, in cucina. Poi ho chiamato mio fratello e lo abbiamo portato sull'Etna con la sua Fiat Panda.Babbo Natale annuisce. Sta qualche secondo in silenzio. Poi dice: «Signora, senta, io le dovrei dire che non si fa così, che questo è giustizialismo, che lei doveva avvisare le forze dell'ordine, le dovrei dire che forse il maestro era malato, che aveva bisogno di cure…».«E lo so, ma io non ci ho visto più dagli occhi…».«E infatti oramai la frittata è fatta. Meglio che non ci pensiamo più. Esattamente, dove lo avete portato?».«Cosimo, dove lo abbiamo portato?».«Le faccio una piantina», dice Cosimo. «E me la faccia», dice Babbo Natale, che non vede altra soluzione.Babbo Natale torna con una motosega comprata in una ferramenta di Nicolosi. Taglia alcuni rami di abete, poi, con lo Zippo, accende un falò davanti al cadavere congelato del professore. Si accende una sigaretta e aspetta. Dopo mezz'ora il professore Spampinello si sgonfia come una ruota bucata e scivola per terra. Nessun rigor mortis. Bello fresco come se fosse stato appena ucciso.Babbo Natale prende dallo zaino un cesto di vimini pieno di funghi. Sistema il maestro in posizione fetale. Gli mette un masso accanto la testa. Sfrega la testa contro il masso per lasciare tracce di sangue. Guarda la natura morta che ha appena composto. È sufficientemente soddisfatto del lavoro compiuto. Torna sulla strada provinciale. Mette in moto la Guzzi. Torna al suo rifugio pensando alle letterine di risposta.«Caro Peppino, gli elfi hanno ricevuto la tua letterina di Natale. Purtroppo il tuo maestro affettuoso non tornerà in classe. Era fissato coi funghi. Pazienza. Come regalo ti mando un nuovo maestro. Non è affettuoso ma è bravo. Peppino, l'affetto non si dimostra con l'affetto. Conserva questa lettera e quando sarai grande riflettici. Per adesso fidati. Troverai una Playstation sotto il presepe. Spero possa servirti come risarcimento».A casa Fiorenza sono stati giorni strani.Chi era quello? Perché era riuscito a farli parlare? La bottiglia di whisky è ancora sul tavolo a dimostrazione che non era stato un sogno.La signora Fiorenza ha nascosto la scatola di torroncini. Matteo sta giocando con i soldatini. La cena della vigilia è una scacciata presa a credito al panificio: tuma e acciughe.La signora addobba la tavola con la tovaglia di plastica, mette una candela al centro. Accende le lucine del presepe.Suona il campanello.L'indomani, mentre Matteo troverà i suoi torroncini, il piccolo televisore della cucina darà la notizia che il maestro scomparso si è perso andando a funghi. L'ipotermia lo ha ucciso. Una tragedia. La scuola piange un maestro esemplare.Cosimo sorride sentendo la notizia e si riempie il bicchiere di whisky.La signora Fiorenza era andata ad aprire la porta. Chi poteva essere alla vigilia di Natale? Forse il portinaio per fare gli auguri.Apre la porta e vede suo marito.Piange: «Che ci fai qui?».«Non lo so. Mi hanno scarcerato».Matteo sente la voce di suo padre.Non sa se ridere o piangere. È un bambino intelligente per la sua età e capisce tutto.Babbo Natale sale sulla moto. Mette in moto. La serata sarà lunga. Migliaia di sue copie saranno al lavoro stasera. Ma lui è l'originale. Accelera. La moto prende velocità sulla strada e poi s'innalza in volo. Dietro di lui centinaia di elfi con i loro sacchi pieni di regali bevono whisky dalle fiaschette. I satelliti di www.noradsanta.org tracciano i loro spostamenti. Babbo Natale dà gas. Il rumore del bicilindrico fabbricazione italiana fa vibrare i cuori.La signora Fiorenza e suo fratello guardano Matteo in braccio al padre. Scartano i torroncini.Si guardano.Chi era quel vecchio?Se non era il vero Babbo Natale, ci andava molto vicino.Sentono come il rumore di un bicilindrico nel cielo.