2020-04-30
Il giallo della telefonata di Conte a Bergoglio
Papa Bergoglio e Giuseppe Conte (Ansa)
Ci sono dubbi sul colloquio con cui il premier avrebbe «disarmato» la Conferenza episcopale italiana che protestava per il no alle cerimonie. Il comunicato della Cei diffuso dopo il via libera della Segreteria di Stato vaticana, spiazzata dalle parole del Papa.«Se telefonando io volessi dirti addio ti chiamerei», cantava Mina, e il premier Giuseppe Conte non ha nessuna voglia di dire addio alla benevolenza che gli riserva Santa Marta, non nel senso della santa, ma del luogo dove dimora papa Francesco. Perciò della «telefonata» alla residenza papale di cui ha titolato ieri il Corriere della Sera dandola per certa, e con cui Conte avrebbe «disarmato» la Conferenza episcopale italiana, non siamo così sicuri e non abbiamo elementi per confermarla.il niet alle messeLa «telefonata», ovviamente, avrebbe innescato la preghiera del Papa di martedì mattina, quella dove Francesco in vista della fase 2 ha richiamato «prudenza» e «obbedienza alle disposizioni perché la pandemia non torni». È evidente qui un certo controcanto al comunicato diramato dalla Cei domenica scorsa, poche decine di minuti dopo la conferenza stampa di Giuseppi in cui il premier annunciava il niet alle messe con popolo fino a data da destinarsi. I vescovi con chiarezza avevano mandato a dire che non ci stavano più e che si poneva una questione seria di libertà religiosa. Il comunicato aveva rianimato molti pastori, tanto che lunedì praticamente tutti i vescovi della penisola sono intervenuti lancia in resta per dire che «questa messa s'ha da fare» nel pieno rispetto delle regole, così come sarà per mostre e musei, toelettature per cani e altri servizi.Poi, appunto, è arrivata la preghiera del Papa, lo stesso Francesco che aveva parlato della Chiesa che non può essere virtuale, ora richiama alla prudenza e obbedienza alle disposizioni della fase 2. Se telefonando il premier Conte abbia innescato questa preghiera per disarmare la Cei è un mistero che si infittisce anche solo passando dal titolo del Corriere all'articolo, a firma del ben introdotto Massimo Franco. Infatti, l'autore parla di voce che circola e poi gli scappa nella frase anche un refuso: «ci sarebbe stato (sic, ndr) una telefonata tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e Casa Santa Marta». Qualcuno a questo punto rischia di pensare che la «telefonata» potrebbe anche non esserci «stato», ma comunque fa comodo che circoli la voce che c'è «stato».il via libera di parolin Il motivo è ovvio. Giuseppi è andato in forte difficoltà con il comunicato della Cei, anche all'interno della stessa maggioranza (citofonare Italia viva e Pd area catto-dem). Peraltro, abbiamo elementi per dire con certezza che il comunicato di domenica sera della Cei è stato diffuso dopo il via libera della Segreteria di Stato vaticana, in cui il cardinale Pietro Parolin è sempre stato tenuto al corrente della cosiddetta «trattativa» tra Cei e governo in vista della fase 2. Un passaggio questo molto significativo, perché il cardinale viene spesso dato come grande simpatizzante di Giuseppi per un passato comune a Villa Nazareth, il Collegio universitario di Roma fondato dal cardinal Domenico Tardini, centrale di pensiero e manovre di un'area teologico politica il cui dominus è stato per decenni il defunto cardinale Achille Silvestrini. Tuttavia, questa simpatia non è certamente sufficiente per coprire quella che al di là del Tevere continua a essere vista come una invasione di campo eccessiva: si aspettavano regole e limiti dal governo, ma non un rimando delle messe a data da destinarsi, addirittura oltre i parrucchieri e le estetiste.Quindi la Segreteria di Stato vaticana era al corrente e ha condiviso il comunicato della Cei in cui si dice che «i vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l'esercizio della libertà di culto». Le parole del Papa hanno certamente spento il fuoco che stava divampando e divorando Conte, però non si può pensare che la partita sia chiusa qui. Intanto Giuseppi è dovuto correre ai ripari e vi sono indiscrezioni che parlano di aperture alle messe, inizialmente solo all'aperto, che presto verranno annunciate. E l'intenzione della Cei, sebbene corretta come da dichiarazioni di don Ivan Maffeis (non si vuole «strappare col governo»), rimane guardinga come mai prima d'ora, anche perché il popolo di Dio rumoreggia.tenere in corsa giuseppiI vescovi che si erano animati dopo il comunicato Cei, e sull'onda delle parole del Papa sulla Chiesa che «non è virtuale», sono rimasti certamente spiazzati. Come fuori gioco è rimasta la Segreteria di Stato. Però la simpatia delle sacre stanze verso questo governo è cosa nota, quindi non meravigliano le parole di Francesco lette in chiave politica. Né meraviglia il titolo del Corriere sulla misteriosa «telefonata», l'intento di tenere in corsa il cavallo Giuseppi è chiaro. Tuttavia, la virtù della prudenza richiamata dal Papa non è certamente una forma di remissione, né doppiezza o dissimulazione, e il punto resta, come dimostra il comunicato dei vescovi francesi che pongono anch'essi la questione libertà religiosa al governo di Emmanuel Macron. Rimane il dubbio che si punti sul cavallo sbagliato, e che alla fine a telefonare dovrà essere proprio qualcuno dalla residenza Santa Marta per dover dire, parafrasando Mina: «Non so spiegarti che il nostro amore appena nato è già finito».
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