2018-04-30
Il gendarme dell’anima ti rieduca il cervello
L'azienda del californiano Howard Ross è stata ingaggiata da alcune multinazionali per riallineare il pensiero dei dipendenti al politically correct. Lezioni sui rischi del «razzismo implicito» e sui «giudizi inconsci». Un pericoloso passo verso l'omologazione.«Polizia del karma arresta quest'uomo/ parla in termini matematici, ronza come un frigo/ è come una radio male sintonizzata». Quando 21 anni fa i Radiohead cantarono per la prima volta Karma police, riferendosi al mondo alienato descritto da George Orwell, non potevano lontanamente immaginare che i gendarmi dell'anima sarebbero esistiti davvero. E invece ci siamo, sono arrivati, costituiscono l'ultima invenzione di quel paradiso artificiale che è la Silicon Valley con i suoi eroi plastificati, disumanizzati, lobotomizzati e politicamente correttissimi. La divisa è una maglietta nera sotto una giacca nera, lo stemma è il sorriso scintillante di tutti gli addetti della CookRoss.inc e il volto è quello del capo, Howard Ross, il rieducatore del karma, l'uomo destinato a diventare uno degli imprenditori più ricchi del mondo. Il suo lavoro è semplice: toglie dall'imbarazzo le aziende a diretto contatto con il pubblico insegnando ai dipendenti non tanto le buone maniere, ma l'ipocrisia che rassicura, il modo migliore per stare dentro l'onda del mondo e surfare sul banale dominante. Chiacchiere e distintivo, direte voi. E invece Ross è il vincente del momento, ha contratti di consulenza aperti con 20 delle 100 major economiche del pianeta secondo Fortune e si avvia a diventare l'americano dell'anno. Mister Ross ha 67 anni, è nato a Santa Clara in California, ma ha portato la società nel Maryland (sacre ragioni fiscali) a Silver Springs, le fonti d'argento del suo business. Che in fondo è elementare e si potrebbe riassumere così: rieducare il popolo bue ad avere una sola idea, quella certificata dal pensiero dominante, quindi dell'azienda. Per dire, una Hitler Jugend con il brand al posto della svastica. Howard Ross è uscito allo scoperto alcune settimane fa, quando ha gestito in proprio il delicato affare Starbucks. Al più famoso marchio di caffè del mondo (ma si sa che la Starbucks Experience non sta solo nel sorseggiare la tazzina o la tazzona) era capitato un incidente pericolosissimo nella società dell'immagine: due ragazzi di colore erano entrati in uno store di Filadelfia e si erano seduti a un tavolino senza ordinare nulla perché aspettavano un terzo amico. Uno dei due ha chiesto di poter andare in bagno, ma si è sentito rispondere: «Quello è solo per chi ordina la consumazione». Ne è nata una discussione che i cultori dei film di Gabriele Salvatores conoscono bene, perché sta tutta dentro uno sketch di Turné fra Diego Abatantuono (il cliente incontinente) e Claudio Bisio (il gestore burbero della pompa di benzina). Poiché il livello di ironia degli Stati Uniti resta quello delle risate preregistrate, il titolare del bar alla moda ha chiamato la polizia, che è intervenuta portando via i due giovani fra gli sguardi sbigottiti dei presenti.La notizia ha subito fatto il giro d'America, l'indignazione social ha moltiplicato gli effetti e la catena Starbucks ha chiesto scusa pubblicamente per l'episodio sconcertante con una lettera dell'amministratore delegato Kevin Johnson: «Faremo di tutto perché nei nostri locali cose del genere non accadano più». Il «faremo di tutto» non è una sana reprimenda al cameriere deficiente, ma è Howard Ross, il cacciatore di pregiudizi che dovrà rieducare i dipendenti alla correctness aziendale. Lo farà il 29 maggio, giorno in cui tutti gli Starbucks d'America rimarranno chiusi per consentire a lui e ai suoi collaboratori di tenere una mega-sessione rieducativa razziale a 175.000 dipendenti. Una lezione globale sul pericolo del «razzismo implicito», con la distribuzione di un manuale vincolante per coloro che lavorano per la sirena verde a due code che seduce i marinai, i clienti e anche gli allocchi di tutto il pianeta. «Polizia del karma arresta questa donna/ il suo taglio di capelli hitleriano mi fa sentire male/ E le abbiamo rovinato la festa» (Karma police). Howard Ross è la persona giusta per cogliere le sfumature, i pericoli della diversity e omologare una volta per tutte il pensiero dei lavoratori. In fondo, l'alienazione di Metropolis era già oggetto di studio negli anni Venti del Secolo breve, basta riproporla con un po' di educazione in più. Ross è modaiolo, non manca mai alle charity accanto ai grandi del Web e di Hollywood, osteggia frontalmente il pianeta Trump, sostiene che i repubblicani al Congresso avranno la responsabilità storica di questo medioevo e ovviamente ha scritto un libro diventato oggetto di culto. Si intitola Pregiudizi quotidiani. Sottotitolo: Identificare e superare i giudizi inconsci nella nostra vita di tutti i giorni. Cos'è il pregiudizio e che impatto ha sulla nostra personalità? Come si manifestano i pregiudizi nei comportamenti delle persone? Come si possono arginare certi comportamenti? Così un pensiero diverso rispetto al politicamente corretto dominante diventa pericoloso, viene messo fuorilegge e chi ha avuto l'ardire di pensarlo necessita del rieducatore. La rieducazione non è semplice, il consulente è indispensabile. Il sito di mister Ross è patinato, somiglia a quelli dei consulenti editoriali molto di moda alcuni anni fa in Italia, che promettevano di risolvere le crisi del mondo dell'informazione con le ricette più sgangherate a 50.000 euro a contratto. Esploratori dell'ovvio innocui, se non per le casse già asfittiche degli editori, i quali invece di diffidare e aggrapparsi al buon giornalismo, correvano a indossare imbarazzanti sneakers fluo, barbe mormoniche e magliette da studenti fuoricorso, sperando di arginare così l'emorragia di copie.La faccenda mette tristezza perché sottintende la fine della cultura plurale, della contaminazione, della diversità nella crescita. «Mi affascina ciò che dici perché hai letto i libri ai quali io non mi sono mai avvicinato» diventerà una frase maledetta, inquietante, roba da far scattare la denuncia alla polizia del karma. Per stare in società bisognerà pensarla in un solo modo, il più possibile anodino, anestetizzato, sotto l'effetto oppiaceo dell'omologazione. Solo così si potrà bersi in santa pace un frappuccino al tipico gusto di risciacquatura di piatti. C'è un luogo dove tutto ciò già accade, la società di Howard Ross. Nel sito fa colpo una sezione dal nome romanzesco: «la porta di vetro». Lì i dipendenti danno il giudizio sull'azienda: cinque stelle fisse, tutti allineati. Della serie: non ci possiamo lamentare (per non essere licenziati). Ma questa è una faccenda vecchia come il mondo: anche all'inferno il diavolo è un eroe positivo e non si parla che di lui.
(Totaleu)
«Tante persone sono scontente». Lo ha dichiarato l'eurodeputato della Lega in un'intervista al Parlamento europeo di Strasburgo.