2022-08-25
Il Garante boccia il confronto a due da Bruno Vespa
Bruno Vespa (Imagoeconomica)
L’Agcom contro il duello a Porta a porta riservato alla leader di Fdi e al segretario dem: «Così si viola la par condicio».La valanga di proteste che si è abbattuta per l’annunciato duello tv di fine campagna elettorale in Rai, ha costretto la commissione parlamentare di Vigilanza a rivolgersi al Garante delle comunicazioni: l’Agcom. La decisione attesissima è arrivata in serata e ha confermato le voci che si susseguivano su una risposta negativa al confronto. «La programmazione di un unico confronto televisivo tra due soli soggetti politici, nonché le attività di comunicazione ad esso correlate», fanno sapere dall’Autorità garante per le comunicazioni, «risulta non conforme ai principi di parità di trattamento e di imparzialità dell’informazione, essendo suscettibile di determinare, in capo ai soggetti partecipanti al confronto, un indebito vantaggio elettorale rispetto agli altri». È stato deliberato a maggioranza dal vertice durato quasi cinque ore. Il confronto tema della discussione si sarebbe dovuto svolgere il 22 settembre, a due giorni dal voto, nello studio di Porta a Porta, condotto da Bruno Vespa. Le proteste però erano arrivate da tutti i partiti. Il primo a lamentarsi è stato Carlo Calenda, leader del Terzo polo che già accusava le emittenti per la poca esposizione mediatica rispetto agli altri leader di partito. «Una telenovela tra Giorgia e Enrico, in violazione della parità di trattamento», aveva accusato il capo di Azione. A ruota era arrivata anche la protesta di Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 stelle, che lo definiva: «Un accordo a lume di candela».Per altro il Movimento 5 stelle oggi ha pubblicato anche un post in cui definiva la rivalità tra il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, e la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, come una farsa. «Come non ricordare», è scritto nel post, «quando, in una notte di luglio, decisero di manomettere il reddito di cittadinanza votando insieme un emendamento al decreto Aiuti che, di fatto, affossava il provvedimento? O come dimenticare la grande sintonia tra Letta e Meloni quando si parla di guerra in Ucraina e di invio di armi, armi e ancora armi: un’escalation militare che sta allontanando ogni prospettiva di negoziato e pace. O, ancora, in tema di transizione ecologica dove oltre alle trivellazioni si pensa agli inceneritori come opzione per la gestione dei rifiuti. Lo stesso Guido Crosetto, deus ex machina di Fdi, parla per il dopo voto di un possibile “patto” tra Letta e Meloni. Uno scambio di amorosi sensi. Ma al loro feeling preferiamo la via solitaria», concludono. Alcune proteste sono arrivate persino dai rossoverdi Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, alleati del Pd, che hanno accusato la Rai, chiedendo che venissero «garantite pari condizioni e impedite situazioni di svantaggio o di vantaggio». Da Impegno civico, Luigi Di Maio si è invece detto pronto a «un confronto diretto» con l’ex alleato Matteo Salvini. Gli esperti avevano sottolineato che giuridicamente la coalizione non esiste e quindi non si sarebbe potuto giustificare il duello tra i due leader degli schieramenti, ma solo un confronto tra leader dei simboli depositati al Viminale e poi ammessi alla competizione. Insomma, i confronti tv devono riguardare tutte le singole liste, e a condizioni parità. Un confronto tra tutti è stato proposto da Enrico Mentana, che ha invitato nei suoi studi Letta, Meloni, Conte e Calenda. Festeggiano tutti, tranne Giorgia Meloni ed Enrico Letta, che contavano di poter sfruttare quella vetrina per oscurare tutti gli altri partiti che dal Terzo polo al Movimento 5 stelle, passando anche per gli alleati degli schieramenti, sono suscettibili di sfilargli voti decisivi.