
Idris Elba, attore inglese di colore, potrebbe sostituire Daniel Craig nel ruolo dell'agente segreto. Gli sceneggiatori ora hanno un altro pallino: accordare l'eroe cinematografico più misogino di sempre al movimento Me too.In attesa dell'uscita di Bond 25, l'ultimo 007 con Daniel Craig, su Web e giornali si è già scatenato il toto-007 per chi interpreterà l'agente segreto dopo di lui: davvero come recita uno dei suoi film per 007 Il domani non muore mai. Tra i vari nomi - pur con l'usuale contraddanza d'indiscrezioni e smentite - s'è fatto anche quello di Idris Elba, aitante attore inglese di colore. «I tempi sono maturi per un Bond di colore» dicono dalla produzione, ma, a parte l'assurdo «filologico» di uno 007 nero (cosa ne direbbe il creatore, Ian Fleming, in tutto e per tutto ancora un figlio dell'Impero britannico?), produttori e sceneggiatori hanno anche un altro problema: accordare l'eroe cinematografico più maschilista - e latamente misogino - di sempre con Me too e la sua pruderie.Già nel 1962, quando uscì il primo 007, Federico Fellini - lo racconta il suo biografo Tullio Kezich - ne rimase folgorato, perché diceva di scorgervi in controluce «tutte le paure del maschio contemporaneo» (il personaggio virile, vincente e donnaiolo in qualche modo le esorcizzava). Per Fellini, anzi, il massimo sogno come regista era proprio quello di dirigere uno 007, giacché - dice ancora Kezich - aveva intuito prima di tutti la fertilità sociologica del personaggio. In effetti, ripercorrendo i 24 film di 007 (la saga più longeva del cinema), si può ottenere - come nei carotaggi - una sorta di storia del rapporto tra i sessi, ma anche d'altri fenomeni sociali. Per esempio gli alcolici e le sigarette, o la passione per il gioco d'azzardo, sono andati scemando per Bond negli anni di pari passo con le varie crociate proibizioniste; così pure il sesso occasionale e allegramente libertino dei primi film per lui è cessato quasi del tutto con l'emersione del rischio Hiv. Anche lo strapotere dell'economia ha fatto irruzione nella serie, costringendo 007 a divenire il docile testimonial di una selva di prodotti e marchi (l'agente ha dovuto persino rottamare la sua fuoriserie multiaccessoriata per una più banale e impiegatizia auto tedesca). Ci si chiede quindi in tempi di Metoo e Brexit come sarà il nuovo 007 (nero o bianco che sia). Forse James Bond diverrà tutto casa e bottega, impalmando miss Moneypenny da cui avrà una muta di marmocchi. Oppure, come esige la politica isolazionista della premier Theresa May, snobberà i destini del mondo, badando solo alla sua isoletta. Di certo, dopo gli ultimi incidenti diplomatici, i russi torneranno a far la parte dei cattivi come quando esisteva il Kgb. Ma i suoi produttori e sceneggiatori potrebbero anche preparare un colpo a effetto: la prima donna 007 e ciò per riscattare legioni di Bond girl mostrate sempre e solo come delle oche bonazze. Il nuovo 007 in gonnella collezionerà uomini a gogò, toy boy usa e getta, per rimettere un po' in pari la bilancia dei sessi. Sarà dunque solo questione di tempo prima di avere un Bond Lgbt, giusto per non far discriminazioni e dar a tutti l'eroe con la licenza d'uccidere cattivi (nello specifico eterosessuali normaloidi). Daremo poi anche l'addio ai caratteristici titoli d'apertura di 007, con le silhouette di donnine in stile Crazy Horse, in quanto non più sessualmente appropriati.Insomma, 007 oggi non è solo un efficacissimo sponsor pubblicitario; non offre solo un irreale contentino agli inglesi i quali, grazie a lui, salvano ancora il mondo e la faccia, in barba ai potenti alleati americani, quasi il loro impero fosse ancora in piedi; ma esprime - a un livello subliminale - il pensiero unico e globalizzato. Da eroe inimitabile e viveur, si è tramutato in un campione di qualunquismo.Comunque, dato che nel toto-007 per la prima volta si fa pure il nome di un italiano (quello di Riccardo Scamarcio), a Londra è giunta anche una candidatura spontanea da un paesino della Toscana: Rignano sull'Arno. Pare che il senatore semplice Matteo Renzi sia ormai a tal punto persuaso delle proprie virtù attoriali (da spendere in tv o dovechessia) da credersi capace di qualunque cosa: persino esser al servizio segreto di sua Maestà. Indiscrezioni però rivelano che i produttori - dopo averlo visionato nella classica posa della locandina con smoking e pistola - lo vedrebbero decisamente meglio nella parte di un Goldfinger coperto d'oro o del cattivo sciancato della Spectre che vuole incasinare e dominare il mondo: due ruoli che in Italia (e nel suo partito) Renzi interpreta già da anni con esiti da oscar.
Mario Venditti (Ansa)
Dopo lo scoop di «Panorama», per l’ex procuratore di Pavia è normale annunciare al gip la stesura di «misure coercitive», poi sparite con l’istanza di archiviazione. Giovanni Bombardieri, Raffaele Cantone, Nicola Gratteri e Antonio Rinaudo lo sconfessano.
L’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, è inciampato nei ricordi. Infatti, non corrisponde al vero quanto da lui affermato a proposito di quella che appare come un’inversione a «u» sulla posizione di Andrea Sempio, per cui aveva prima annunciato «misure coercitive» e, subito dopo, aveva chiesto l’archiviazione. Ieri, l’ex magistrato ha definito una prassi scrivere in un’istanza di ritardato deposito delle intercettazioni (in questo caso, quelle che riguardavano Andrea Sempio e famiglia) che la motivazione alla base della richiesta sia il fatto che «devono essere ancora completate le richieste di misura coercitiva». Ma non è così. Anche perché, nel caso di specie, ci troviamo di fronte a un annuncio al giudice per le indagini preliminari di arresti imminenti che non arriveranno mai.
Alessia Pifferi (Ansa)
Cancellata l’aggravante dei futili motivi e concesse le attenuanti generiche ad Alessia Pifferi: condanna ridotta a soli 24 anni.
L’ergastolo? È passato di moda. Anche se una madre lascia morire di stenti la sua bambina di un anno e mezzo per andare a divertirsi. Lo ha gridato alla lettura della sentenza d’appello Viviana Pifferi, la prima accusatrice della sorella, Alessia Pifferi, che ieri ha schivato il carcere a vita. Di certo l’afflizione più grave, e che non l’abbandonerà finché campa, per Alessia Pifferi è se si è resa conto di quello che ha fatto: ha abbandonato la figlia di 18 mesi - a vederla nelle foto pare una bambola e il pensiero di ciò che le ha fatto la madre diventa insostenibile - lasciandola morire di fame e di sete straziata dalle piaghe del pannolino. Nel corso dei due processi - in quello di primo grado che si è svolto un anno fa la donna era stata condannata al carcere a vita - si è appurato che la bambina ha cercato di mangiare il pannolino prima di spirare.
Toga (iStock). Nel riquadro, Roberto Crepaldi
La toga progressista: «Voterò no, ma sono in disaccordo con il Comitato e i suoi slogan. Separare le carriere non mi scandalizza. Il rischio sono i pubblici ministeri fuori controllo. Serviva un Csm diviso in due sezioni».
È un giudice, lo anticipiamo ai lettori, contrario alla riforma della giustizia approvata definitivamente dal Parlamento e voluta dal governo, ma lo è per motivi diametralmente opposti rispetto ai numerosi pm che in questo periodo stanno gridando al golpe. Roberto Crepaldi ritiene, infatti, che l’unico rischio della legge sia quello di dare troppo potere ai pubblici ministeri.
Magistrato dal 2014 (è nato nel 1985), è giudice per le indagini preliminari a Milano dal 2019. Professore a contratto all’Università degli studi di Milano e docente in numerosi master, è stato componente della Giunta di Milano dell’Associazione nazionale magistrati dal 2023 al 2025, dove è stato eletto come indipendente nella lista delle toghe progressiste di Area.
Antonella Sberna (Totaleu)
Lo ha dichiarato la vicepresidente del Parlamento Ue Antonella Sberna, in un'intervista a margine dell'evento «Facing the Talent Gap, creating the conditions for every talent to shine», in occasione della Gender Equality Week svoltasi al Parlamento europeo di Bruxelles.






