
Il maresciallo Riccardo Saccotelli rimase gravemente ferito nell’attentato alla base italiana. Ora gli hanno ordinato di restituire l’equo indennizzo, più le spese legali. «Una ritorsione per le mie critiche alla catena di comando».«Alcuni hanno ottenuto la pensione privilegiata per causa di servizio, altri, come me, l’assegno di attività. Hanno fatto figli e figliastri e chi non è allineato viene punito. Quella nei miei confronti l’ho percepita come una evidente ritorsione». Riccardo Saccotelli, maresciallo dei carabinieri ferito a Nassiriya, si sfoga al telefono con La Verità, dopo che l’Agenzia delle entrate di Gorizia gli ha notificato (il 23 settembre scorso) una «comunicazione preventiva di iscrizione ipotecaria» con la finalità di recuperare le somme pagate a titolo di «equo indennizzo». Saccotelli era di guardia all’ingresso della base italiana il 12 novembre 2003 quando un camion cisterna pieno di esplosivo forzò l’ingresso. L’esplosione fece saltare in aria il deposito munizioni e 19 italiani, tra i quali 12 carabinieri, persero la vita. danni permanentiIl maresciallo Saccotelli se la cavò riportando cicatrici indelebili e danni permanenti. Appena rientrato in Italia, però, si è mostrato critico con la catena di comando e in modo particolare con la gestione degli ufficiali che si trovavano con lui a Nassiriya quel maledetto giorno. E ha intrapreso una serie di azioni legali contro l’esercito e i vertici militari nella base. È ancora in corso un processo civile nei confronti dell’ex generale Bruno Stano, che era alla guida della Brigata Sassari durante la missione italiana in Iraq, e che è stato già condannato in sede civile a risarcire le famiglie delle vittime della strage di Nassiriya. Nel 2003 Stano, assolto in sede penale, avrebbe sottovalutato il pericolo in cui si trovavano i militari all’interno del quartier generale in caso di un attentato «puntuale e prossimo» e per la «complessiva insufficienza delle misure di sicurezza». Da anni Saccotelli sostiene che «pericoli e allarmi» vennero sottovalutati. «Stano», sostiene Saccotelli, «nonostante la condanna ha lavorato per il ministero della Difesa fino al 31 dicembre 2022 ed è stato richiamato in servizio». Poi aggiunge: «Questa azione nei miei confronti la si può vedere sotto due punti di vista, il primo è pensare che il ministro della Difesa (Guido Crosetto, ndr) non ne sia a conoscenza nonostante gli uffici siano di sua dipendenza, il secondo invece è che lo sappia. Ora io non voglio giudicare né il primo né il secondo punto di vista, ma la comunicazione che mi è arrivata la percepisco come una rappresaglia». È molto lontano l’abbraccio dell’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi al rientro di Saccotelli in Italia, «l’unico bel ricordo di questa squallida storia», lo definisce il maresciallo. Che rilancia: «C’è una zona grigia che lavora per sfinirmi, che fa di tutto affinché alla fine uno poi si arrenda». Inoltre, «sempre per la serie figli e figliastri», afferma il maresciallo, «il comandante del battaglione Msu (l’Unità multinazionale specializzata, ndr) in Iraq ai tempi della strage è stato premiato con l’Ordine militare d’Italia (che comprende la medaglia d’oro al valore militare, ndr) per Nassiriya, quindi io che ero di guardia all’ingresso devo dare indietro le somme, lui che comandava me invece è un eroe».Lo Stato gli chiede indietro il doppio del valore dell’equo indennizzo, più le spese legali. «Questa», tuona Saccotelli, «è l’ennesima beffa. Negli stessi atti con i quali agiscono contro di me si fa riferimento al gratuito patrocinio a spese dello Stato che mi spetta, come spetta a tutte le vittime di terrorismo, ma vogliono anche le spese legali». Il maresciallo ha impugnato la richiesta di restituzione delle somme. E alcuni sindacati dell’Arma si sono schierati con lui. «La solita memoria corta italiana. Si va a toccare uomini considerati eroi a livello internazionale per il loro lavoro che in questo caso è andato a scapito della loro vita e incolumità», afferma Antonio Nicolosi, segretario generale di Unarma, che aggiunge: «Auspichiamo un intervento del ministro Crosetto che possa mettere fine a cause amministrative e lungaggini burocratiche. Lasciamo in pace il collega affinché possa, con fatica, dimenticare per quanto è possibile un trauma che ha segnato la sua vita e la storia del Paese». appello al colleMentre il segretario del Sindacato dei militari, Luca Marco Comellini, dalle pagine del Quotidiano nazionale ha sollecitato un intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Che Stato è quello che prima ti definisce un eroe e poi ti ipoteca la casa per riprendersi i soldi che ha pagato in virtù di una legge? Ricordo a me stesso che solo qualche settimana fa lo stesso Mattarella è intervenuto a favore di altri eroi parimenti colpiti da singolari sanzioni economiche che, seppure previste dalla legge, sono apparse immediatamente contrastanti con la dedizione e il sacrificio che quegli hanno saputo mettere a disposizione dell’Italia e degli italiani». E infine, sottolineando che «Riccardo non è diverso da quegli eroi», ha invitato il presidente della Repubblica a «far sentire la sua voce».
Zohran Mamdani (Ansa)
Le battaglie ideologiche fondamentali per spostare i voti alle elezioni. Green e woke usati per arruolare i giovani, che puntano a vivere le loro esistenze in vacanza nelle metropoli. Ma il sistema non può reggere.
Uno degli aspetti più evidenti dell’instaurazione dei due mondi sta nella polarizzazione elettorale tra le metropoli e le aree suburbane, tra quelle che in Italia si definiscono «città» e «provincia». Questa riflessione è ben chiara agli specialisti da anni, rappresenta un fattore determinante per impostare ogni campagna elettorale almeno negli ultimi vent’anni, ed è indice di una divisione sociale, culturale ed antropologica realmente decisiva.
Il fatto che a New York abbia vinto le elezioni per la carica di sindaco un musulmano nato in Uganda, di origini iraniane, marxista dichiarato, che qualche mese fa ha fatto comizi nei quali auspicava il «superamento della proprietà privata» e sosteneva che la violenza in sé non esista ma sia sempre un «costrutto sociale», così come il genere sessuale, ha aperto un dibattito interno alla Sinistra.
Jean-Eudes Gannat
L’attivista francese Jean-Eudes Gannat: «È bastato documentare lo scempio della mia città, con gli afghani che chiedono l’elemosina. La polizia mi ha trattenuto, mia moglie è stata interrogata. Dietro la denuncia ci sono i servizi sociali. Il procuratore? Odia la destra».
Jean-Eudes Gannat è un attivista e giornalista francese piuttosto noto in patria. Nei giorni scorsi è stato fermato dalla polizia e tenuto per 48 ore in custodia. E per aver fatto che cosa? Per aver pubblicato un video su TikTok in cui filmava alcuni immigrati fuori da un supermercato della sua città.
«Quello che mi è successo è piuttosto sorprendente, direi persino incredibile», ci racconta. «Martedì sera ho fatto un video in cui passavo davanti a un gruppo di migranti afghani che si trovano nella città dove sono cresciuto. Sono lì da alcuni anni, e ogni sera, vestiti in abiti tradizionali, stanno per strada a chiedere l’elemosina; non si capisce bene cosa facciano.
Emanuele Orsini (Ansa)
Dopo aver proposto di ridurre le sovvenzioni da 6,3 a 2,5 miliardi per Transizione 5.0., Viale dell’Astronomia lamenta la fine dei finanziamenti. Assolombarda: «Segnale deludente la comunicazione improvvisa».
Confindustria piange sui fondi che aveva chiesto lei di tagliare? La domanda sorge spontanea dopo l’ennesimo ribaltamento di fronte sul piano Transizione 5.0, la misura con dote iniziale da 6,3 miliardi di euro pensata per accompagnare le imprese nella doppia rivoluzione digitale ed energetica. Dopo mesi di lamentele sulla difficoltà di accesso allo strumento e sul rischio di scarse adesioni, lo strumento è riuscito nel più classico dei colpi di scena: i fondi sono finiti. E subito gli industriali, che fino a ieri lo giudicavano un fallimento, oggi denunciano «forte preoccupazione» e chiedono di «tutelare chi è rimasto in lista d’attesa».
Emmanuel Macron (Ansa)
L’intesa risponderebbe al bisogno europeo di terre rare sottraendoci dal giogo cinese.
Il tema è come rendere l’Ue un moltiplicatore di vantaggi per le nazioni partecipanti. Mettendo a lato la priorità della sicurezza, la seconda urgenza è spingere l’Ue a siglare accordi commerciali nel mondo come leva per l’export delle sue nazioni, in particolare per quelle che non riescono a ridurre la dipendenza dall’export stesso aumentando i consumi interni e con il problema di ridurre i costi di importazione di minerali critici, in particolare Italia e Germania. Tra i tanti negoziati in corso tra Ue e diverse nazioni del globo, quello con il Mercosur (Brasile, Argentina, Paraguay ed Uruguay) è tra i più maturi (dopo 20 anni circa di trattative) e ha raggiunto una bozza abbastanza strutturata.






