2022-08-22
Il fisco accorcia le vacanze e vuole subito 40 miliardi
Oggi 179 adempimenti tributari, che non sono stati rinviati malgrado l’inflazione abbia gonfiato di soldi da imposte le casse dello Stato. C’è anche l’acconto sull’anno successivo: una mostruosità tutta italiana.Oggi scadono 179 adempimenti fiscali dei quali 168 sono versamenti da fare. Questo è il buon rientro dalle vacanze che ci danno l’Agenzia delle entrate, il governo e il Parlamento a camere riunite. Nel bel mezzo della campagna elettorale non è male. Poi si chiedono perché la gente non ha più voglia di andare a votare. Buon rientro sì, ma per le casse dello Stato che incasserà 40 miliardi di euro. Complessivamente, nel mese di agosto, gli adempimenti fiscali sono 205. Non c’è male. Si può sempre fare di peggio, ma ormai non è più possibile, attraverso le tasche degli italiani ormai sono arrivati alle natiche dei medesimi. Oltre è difficile. Si rischia di intaccare la colonna vertebrale. Nello specifico si parte dal saldo 2021 e dall’acconto 2022 (una mostruosità giuridica tutta italiana, come se uno - soprattutto di questi tempi - potesse sapere quanto guadagnerà l’anno dopo, ma non importa: si presume), che riguarderà i contribuenti in ritardo sui pagamenti. Ora, ci vuole molto a capire che parecchi di loro, la maggioranza, non hanno pagato perché non ne hanno avuto la possibilità? E quindi non si poteva sospendere ulteriormente, considerando che il fisco, a causa degli aumenti, ha già incassato più dell’anno scorso? Poi c’è il saldo Iva relativo al 2021 per il quale vale lo stesso ragionamento di prima, a meno che uno non viva sopra le nuvole anziché sul suolo patrio. Delle 179 voci: 8 adempimenti per l’Irpef, 20 per le addizionali, 1 per l’imposta di bollo, 4 per la cedolare secca, 35 per le ritenute, 20 per l’Iva, 6 per l’Ires, 6 per l’Irap, 1 per l’imposta di registro, 30 per le imposte sostitutive, e 37 scadenze che vengono raccolte sotto la voce «altro», probabilmente perché i burotauri si vergognavano a elencarle: ci saranno state quelle per l’ombra, quelle per il de cuius (il morto che nel caso del contribuente italiano spesso è un morto che cammina), quella per gli scalini fuori casa e altre astrusità del genere. Siamo in campagna elettorale, ma non è bastata neanche questa occasione per suggerire uno stop a tutto finché gli italiani non siano usciti dalla lungodegenza fiscale? No, non bastano neanche le elezioni, tanto è colpa di chi c’era prima. Ma questa volta gli va male perché - esclusa Giorgia Meloni - al governo c’erano tutti, ma proprio tutti: chissà a chi daranno la colpa? Tra l’altro questo avviene in contemporanea a una selva di aumenti che, secondo l’Unione consumatori, nel 2022, continuando così, sarebbe superiore ai 2.000 euro medi a famiglia, intorno ai 200 euro al mese. È come mettere direttamente la bombola in bocca a uno che è già alla canna del gas. Gli alimentari erano rincarati già a luglio oltre il 10%, ma data la siccità prolungata e per la quale stiamo ancora aspettando gli interventi governativi (forse avranno predisposto delle novene a Palazzo Chigi, ma non ne abbiamo contezza) a settembre i prezzi potrebbero rincarare ancora per un altro 10%; i beni di prima necessità - alimentari, prodotti per la cura della casa e della persona - che riempiono (si fa per dire) il carrello della spesa, potrebbero subire rincari del 9%. I trasporti a luglio sono aumentati del 13,6%, ma per i viaggi aerei si è arrivati anche al 100%. Le bollette del gas, già raddoppiate, potrebbero triplicare. Sono dati forniti dall’Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, non da Pippo o Nonna Papera.Una famiglia di Milano intervistata da Repubblica ha detto le seguenti parole: «Siamo andati ad abitare a Legnano con i nostri tre bambini perché Milano ormai ha prezzi inaffrontabili (è una città per ricchi, tant’è vero che vota per Beppe Sala che evidentemente si trova più a suo agio con loro che con i poveri: niente contro i ricchi, anzi, ma neanche contro i poveri che dovrebbero essere aiutati e non lo sono, a partire dalle tasse, ndr). A cena fuori non ci andiamo quasi mai, al massimo prendiamo una pizza la domenica sera. E con gli amici abbiamo la buona abitudine di scambiarci reciprocamente i vestiti dei figli che crescono». Non si tratta della tanto decantata economia circolare, qui si tratta di economia orizzontale, nel senso che ti stende.Ora siamo in campagna elettorale e, per carità, sono state fatte proposte interessanti da varie parti. Si discute tanto di flat tax, ma a parte la dubbia costituzionalità (perché le tasse devono rispettare due principi, cioè la progressività e la capacità contributiva dei cittadini-contribuenti, ma qui il discorso si farebbe lungo), per essere credibili e dimostrare la fattibilità delle proposte i partiti debbono indicare con chiarezza almeno le seguenti quattro cose: i provvedimenti che si vogliono adottare (e qui un po’ ci siamo), chi riguardano con esattezza, quanto costano e chi li paga (e qui è buio pesto). Le tasse vanno abbassate e di tanto. Ci vogliono 30 miliardi sennò è acqua fresca. E va fatto per rispettare l’articolo 53 della Costituzione, indipendentemente da come uno la pensi: infatti, il sistema fiscale attuale è semplicemente incostituzionale. Come rispondeva l’imperatore Tiberio a chi gli chiedeva di aumentare le tasse: «È proprio del buon pastore tosare le pecore, non scorticarle». Lo riporta Svetonio nella sua Vita di Tiberio. In Italia, escludendo le terga, siamo arrivati all’osso, altro che scorticamento.