2021-10-13
Il dpcm porta il «Grande fratello» in azienda
Con le linee guida, l’esecutivo consente alle imprese verifiche fino a 48 ore prima dell’ingresso in ditta: così, il datore potrà sapere chi è vaccinato e chi no. E come si comporterà con il dipendente che ha programmato il test a 24 ore dal turno, o la mattina stessa?Forse elaborate a Berlino Est, sono arrivate le linee guida governative per la verifica del green pass: si tratta di ciò cui ogni impresa dovrà necessariamente attenersi a partire da dopodomani, 15 ottobre. Due osservazioni preliminari si impongono dopo la lettura delle 14 pagine di fittissimo burocratese. La prima: chi ha scritto queste regole sembra non avere la minima idea di come funzioni la vita di un’impresa, di come si organizzino i turni, di come e quanto ogni azienda abbia necessità di non essere esposta a incertezze e caos. E invece, seguendo questa griglia, appare evidente lo spreco di tempo, di energie, e di risorse (inevitabilmente sottratte al processo produttivo) che dovrà esser dedicato all’attività «poliziesca» di controllo del lasciapassare e della sua validità. Seconda osservazione: in base a una mentalità e a un approccio da burocrati, non si considera il «fattore umano», e quanto, in una situazione già di per sé tesa, questo intreccio di obblighi, divieti e sanzioni, rischi di incattivire rapporti, di determinare frizioni evitabili e conflitti. A meno che il retropensiero di tutta questa impalcatura sia quello denunciato nei giorni scorsi in un editoriale del direttore MaurizioBelpietro: e cioè che, alla fine della fiera, il governo punti sul fatto che i controlli capillari non ci saranno. Il solito finale all’italiana, insomma: norme apparentemente rigidissime destinate però a una vasta disapplicazione. Ma attenzione: pure questo finale porterebbe con sé la potenziale ingiustizia di atti arbitrari, di improvvise verifiche più penetranti. Anche perché il testo stesso suggerisce controlli «a campione» a un dipendente su cinque, a rotazione. Veniamo alle disposizioni. Per garantire una «efficace ed efficiente» verifica del green pass, il governo «rende disponibili ai datori di lavoro specifiche funzionalità» per una verifica «quotidiana e automatizzata», basate su un sistema open source che si può «integrare nei sistemi di controllo degli accessi, inclusi quelli di rilevazione delle presenze». Sulle modalità alternative all’app Verifica C19, c’è già il parere positivo del Garante. Ma attenzione al primo nodo. Dice il testo: «Per far fronte a specifiche esigenze di natura organizzativa, come ad esempio quelle derivanti da attività lavorative svolte in base a turnazioni, o connesse all’erogazione di servizi essenziali, i soggetti preposti alla verifica» possono chiedere l’esibizione del green pass «con l’anticipo strettamente necessario e comunque non superiore alle 48 ore, ciò anche in relazione agli obblighi di lealtà e di collaborazione derivanti dal rapporto di lavoro». E come ci si regola se il lavoratore Tizio, non vaccinato, intende tamponarsi periodicamente? Se il venerdì gli si chiede se il lunedì avrà o no il green pass, Tizio può promettere che domenica o lunedì all’alba si sottoporrà al tampone, ma non sarà in grado di esibirlo prima di quel momento. Che si fa? Si confida nella sua buona fede? O lo si considera già «assente ingiustificato»? Non solo: avevamo sentito dire per mesi che il soggetto controllante si sarebbe limitato a verificare il possesso del green pass, senza sindacare se esso provenisse da vaccinazione, tampone, o guarigione. Ma nel caso che abbiamo appena descritto, è inevitabile per il controllante venire a sapere che Tizio è - appunto - tamponato e non vaccinato. Con grave lesione della privacy, e con un potenziale e indebito screening su chi sia vaccinato e chi no. Ma procediamo. Ci si fa sapere che il sistema «acquisisce tramite apposito modulo online, reso disponibile sul portale nazionale […], i dati relativi alle vaccinazioni effettuate all’estero». E qui si ripropone il problema più volte già sottolineato su queste colonne, e cioè l’esclusione dei soggetti vaccinati con sieri non riconosciuti: misura che metterà fuori gioco una valanga di lavoratori agricoli e un numero altissimo di badanti, colf e baby sitter. Ovviamente, in attesa del rilascio o dell’aggiornamento delle certificazioni definitive, ciascuno potrà utilizzare provvisoriamente i documenti (cartacei o digitali) rilasciati dalle strutture (ospedali, farmacie, laboratori di analisi) abilitate a vaccinare o a tamponare. Ed è forse l’unica disposizione di buon senso, ma al contempo leonastica: mancava solo che, in attesa del pass definitivo, un lavoratore non potesse usare i documenti provvisori…Arrivano precisazioni anche in merito ai provvedimenti da adottare nel caso in cui i dipendenti fossero sprovvisti di lasciapassare. Essi andranno allontanati dal luogo di lavoro e ogni giorno di mancato servizio sarà considerato, appunto, assenza ingiustificata. Ciò non porterà al licenziamento, ma non si verrà stipendiati, non si matureranno contributi e ferie e i giorni di assenza comporteranno «la corrispondente perdita di anzianità di servizio». Qualora il lavoratore presentasse un certificato falso, «il quadro sanzionatorio non esclude la responsabilità penale».Indicazioni anche per la Pa, dove solo gli utenti sono esclusi dal foglio verde obbligatorio. Il settore prova a mettere una pezza ai paventati guai di organico, dando l’ok, se «dovesse emergere una interruzione di servizio essenziale», alla mobilità tra uffici. Si conferma che lo smart working non sarà un’alternativa tale da esentare dall’obbligo di pass e si autorizza flessibilità negli orari di ingresso e uscita. Infine, un omaggio formale alla privacy: per i controlli effettuati tramite app, «è fatto esplicito divieto di conservare» il Qr code delle certificazioni verdi sottoposte a verifica, «nonché di estrarre, consultare, registrare o comunque trattare […] le informazioni rilevate dalla lettura dei qr code e le informazioni fornite in esito ai controlli […] per finalità ulteriori rispetto a quelle per il controllo per l’accesso al lavoro».