2020-05-26
Il dg promosso da Bonafede cercava poltrone col pm dell’indagine
Alfonso Bonafede (Archivio Massimo Di Vita/Mondadori Portfolio via Getty Images)
Stefano Opilio brigò per essere paracadutato all’ufficio studi del Csm. Il Cencelli lo legava alle sorti di una toga di UnicostCasola, al vertice del Dipartimento per gli affari di giustizia (Dag). I primi messaggini risalgono al 2017 e in quel momento Opilio lavora già al ministero, dove è arrivato nell’ottobre 2015 con il governo Renzi. A voler credere a un’altra chat Opilio pare essere uno dei punti di riferimento per le correnti in via Arenula. A scrivere questa volta è uno dei boss di Unicost, Marco Mancinetti. È il 24 giugno 2017: «Abbiamo difficoltà a portare due persone, già individuate, al ministero... chi ci può aiutare con Betta Cesqui (di Area, ndr)?». Palamara: «Io». Mancinetti: «Io potrei andarci a parlare poi ci parli tu? Si tratta di Francorsi Michela e Maselli Anna Carla. Chiamate, per direzione generale magistrati (all’epoca guidata dalla Casola, ndr) bisogna agire celermente perché sembra che voglia inserirsi una persona sponsorizzata da Ciambellini (attuale consigliere del Csm, ndr). Melillo (Giovanni, all’epoca capo di gabinetto del ministro Andrea Orlando, da luglio 2017 procuratore di Napoli, ndr) mi ha detto di andare da Betta a nome suo. Come vogliamo fare? Andrei martedì dalla Cesqui, poi passo da Opilio per la Armanini, alla quale Paolo (Auriemma, ndr) dirà di spedirmi suo curriculum su Giustizia.it...». Nella primavera del 2018 Opilio vuole cambiare aria e lasciare il ministero, forse perché il centrosinistra è stato appena sconfitto alle elezioni del 4 marzo.Il 9 aprile Opilio chiede a Palamara, all’epoca influentissimo consigliere del Csm, di conferire con Antonello Ardituro, membro delle toghe di sinistra dentro allo stesso parlamentino dei giudici: «Caro ti ricordi di parlare con Ardituro? Grazie davvero». Opilio dà l’impressione di conoscere logiche e dinamiche e di sapere che per il posto a cui ambisce è necessario un accordo tra le toghe centriste e quelle di sinistra dentro al Csm.Palamara lo rassicura e qualche ora dopo gli invia questo messaggio: «Stefano ci siamo sentiti con Antonello domattina affrontiamo questione». Opilio ringrazia e dopo una decina di giorni torna all’attacco: «Caro hai novità? Che si dice?». Il 20 aprile ci riprova: «Caro, ma davvero non votate ufficio studi e Adele prima della fine consiliatura?». Adele Verde è un magistrato di Unicost, figlia dell’ex vicepresidente Verde. In quel momento la donna è interessata a un posto da magistrato segretario. Se riuscisse a ottenerlo automaticamente si libererebbe per Opilio la casella all’ufficio studi.La Verde ha un super sponsor in Mancinetti di Unicost, il quale il 15 novembre 2017 aveva scritto a Palamara: «Io ho lavorato con Adele Verde, ha tutte le doti per svolgere al meglio quel compito. Dovreste insistere su di lei, fareste una cosa giusta per l’istituzione, perché come sai, e sanno tutti, la Verde è molto meglio dell’altra che vuole Legnini (Giovanni, ex vicepresidente del Csm, ndr)». Ma torniamo a Opilio. Il 27 luglio 2018 Palamara gli scrive: «Io qui sto lavorando per te». Il candidato risponde: «Grazie caro. Ho visto che è stato pubblicato un altro posto di segretario. Potrebbe aiutare?». Ecco il più plastico esempio del manuale Cencelli: se aumentano le poltrone è più facile incastrare le caselle. Il 30 luglio nuovo messaggio: «Ci sono state novità? Pensi che a settembre ridiscuterete posti?». Palamara conferma: «Proveremo a riaprire la questione ai primi di settembre anche perché avremo tempo di prendere qualsiasi decisione fino al 24». Poi la pratica sarebbe passata al nuovo Consiglio. Il 7 settembre, dopo le ferie, Opilio riprende il discorso: «Ciao caro spero vacanze siano andate bene. Non ce la fate prima del 24 per me e Adele?». Risposta: «Carissimo Stefano tutto bene. Al momento purtroppo la situazione è in stallo. Con Valerio (Fracassi di Area, ndr) stiamo facendo il possibile, ma purtroppo non è facile in questo momento superare i blocchi». Dunque alla fine della consiliatura la situazione è in una fase di stallo a causa dei mancati accordi. Il 14 settembre, a pochi giorni dalla chiusura della consiliatura, Palamara informa il collega: «Caro Stefano purtroppo abbiamo tentato fino all’ultimo con Valerio di sbloccare la situazione, ma abbiamo incontrato delle difficoltà da parte degli altri componenti. Io penso però in ogni caso che nonostante i mutamenti che ci saranno la situazione resta ancora aperta. Spero comunque di vederti presto e conta sempre sul mio sostegno e su quello del nostro gruppo». Opilio: «Ti ringrazio tantissimo per i tuoi sforzi. Ci vedremo sicuramente presto e sappi che potrai sempre contare sulla mia amicizia». In effetti le cose, come previsto da Palamara, vanno a posto nell’attuale consiliatura: la Verde, in quel momento fuori ruolo al Dipartimento affari di Giustizia di via Arenula e, come detto, molto stimata dal nuovo capogruppo di Unicost al Csm Mancinetti, nel novembre 2018 viene nominata magistrato addetto alla segreteria del Csm. Quindi giunge il turno di Opilio. Il 24 gennaio 2019 Palamara si complimenta con lui per lo sbarco all’ufficio studi del Csm: «Grande Stefano un abbraccio e in bocca al lupo per la nuova avventura!!!». Opilio: «Grazie caro, un abbraccio».Il 13 marzo 2019 la Casola, dg della direzione generale magistrati e di lì a poco nuovo capo del Dag, chiede a Palamara: «Lù ma Stefano Opilio chi lo ha chiamato al Csm?». Palamara: «Area. Cascini. Lui è di Md». Poi lo definisce «molto in gamba». Al Csm resta poco, facendo un ulteriore scatto di carriera.Il plenum del 6 novembre 2019 delibera la conferma fuori ruolo di Opilio, ma questa volta come dg degli Affari internazionali: va alla corte del ministro Alfonso Bonafede e della Casola. Uno dei tanti amici di Palamara che oggi lavorano in via Arenula.