2020-01-21
Il deficit di Spagna e Francia vola. Ma non si sentono le minacce dell’Ue
Sia Madrid sia Parigi hanno chiesto flessibilità, e sono state accolte in un clima benevolo ben diverso dai ricatti a cui è stata sottoposta l'Italia all'epoca gialloblù. Il buffetto di Paolo Gentiloni: «Serve equilibrio».Nonostante sulla graticola degli euroburocrati finisca quasi sempre e solo l'Italia, nemmeno gli altri big europei se la passano tanto bene. Quando si parla di conti pubblici tutto il mondo - anzi, in questo caso tutta l'Europa - è paese. Prendiamo il caso della Spagna, assurta ormai a modello positivo, tanto che qualcuno si è spinto fino a parlare di «miracolo» economico. E in effetti nell'ultima metà del decennio gli iberici sembrano aver ingranato la marcia giusta: dal +1,4% nel 2014 si è balzati al «record» del +3,8% nel 2015. Nel 2016 il Pil è cresciuto del 3%, con un risultato quasi identico nel 2017 (+2,9%) fino al +2,4% conseguito nel 2018. Un abisso rispetto alla stagnante crescita italiana, che nello stesso periodo non è mai andata oltre il +1,7% del 2017. Eppure, come spesso accade, non è tutto oro quello che luccica. Nella giornata di ieri, in occasione dell'Eurogruppo, il terzo vicepremier del neonato governo spagnolo Nadia Calviño si è presentata ai mandarini di Bruxelles con il cappello in mano per chiedere loro più flessibilità. E dire che la Calviño è una che di conti se ne intende: dal 2014 al 2018 è stata a capo della direzione generale del bilancio per la Commissione europea, mentre dal giugno del 2018 ha assunto il ruolo di ministro dell'Economia, incarico che ha conservato anche nel nuovo esecutivo guidato da Pedro Sánchez. Nonostante la crescita piuttosto sostenuta, la Spagna presenta un livello di indebitamento ancora piuttosto elevato: l'anno appena terminato dovrebbe chiudersi con un rapporto deficit/Pil compreso tra il 2,2% e il 2,4%. Valore che va ben oltre l'obiettivo fissato al 2%. Già nel 2018 Madrid aveva usufruito della maggiore flessibilità possibile, facendo slittare l'adeguamento pari allo 0,65% sul Pil nel biennio successivo. Ma nel 2019 l'aggiustamento previsto non si è verificato e oggi il governo iberico ha paura che Bruxelles batta finalmente cassa. Le stime parlano di una correzione del bilancio pari a circa 8 miliardi di euro. Per questo motivo, Sánchez ha mandato la Calviño in avanscoperta dal vicepresidente Valdis Dombrovskis e dal commissario per gli Affari economici e monetari Paolo Gentiloni. Fino a questo momento il governo spagnolo non ha fatto nulla per ridurre il deficit. Negli ultimi anni, i livelli di indebitamento si sono ridotti per via dell'andamento positivo dell'economia. Ma le previsioni per i prossimi anni (contenute nell'ultimo report autunnale della Commissione europea) non sono altrettanto rosee: nel 2019 la crescita dovrebbe attestarsi intorno al 2%, per poi scendere all'1,5% nel 2020 e all'1,4% nel 2021. Sembra dunque che il periodo di vacche grasse sia giunto al capolinea. Secondo i media spagnoli, è probabile che la Calviño imputi il mancato raggiungimento degli obiettivi sul disavanzo alla grave instabilità politica che ha colpito il Paese nel 2019. Prima di entrare a colloquio con i due, il vicepremier iberico ha spiegato che «il governo spagnolo è impegnato a ridurre il disavanzo e il debito al ritmo più veloce possibile, ma ciò deve essere compatibile con la creazione di posti di lavoro e con la crescita economica». Capite? Quando si tratta di far rispettare le regole agli altri, tutti d'accordo. Ma quando queste stesse norme minacciano di pesare sul Paese di appartenenza, di fatto ognuno difende il proprio orticello. La mente corre alla fine del 2018, quando il governo gialloblù ingaggiò una vera e propria lotta con la Commissione europea a seguito della decisione di fissare per il 2019 il rapporto deficit/Pil al 2,4%. Polemiche sterili: come precisato venerdì da Bankitalia, nell'anno appena trascorso il disavanzo dovrebbe attestarsi sotto il 2,2%.Non ha badato a spese la Francia, che chiuderà il 2019 con un deficit del 3,1%, sforando dunque il parametro di Maastricht del 3% (anche se lo 0,9% era legato a misure «one off», cioè di carattere straordinario). Dal decennio scorso, Parigi ha «bucato» il parametro del deficit ben nove volte consecutive (dal 2008 al 2016, con un picco del 7,2% nel 2009) e la Spagna dieci volte consecutive (dal 2008 al 2017, andando in doppia cifra nel 2009 e nel 2012). Osservando la dinamica del debito pubblico, per via del quale l'Italia è sempre sul banco degli imputati, si scopre che tra il 2007 e il 2018 hanno fatto peggio di noi la Spagna (+61,8%), il Portogallo (+49,5%) e la stessa Francia (+33,9%). Parlando a margine dell'Eurogruppo, Gentiloni ha invitato Madrid a trovare un «equilibrio tra crescita e responsabilità fiscale». Se si tratta di un rimprovero, di sicuro è molto blando. La ragione di questa indulgenza forse va ricercata nelle parole della stessa Nadia Calviño, che ha spiegato come Bruxelles si sia «congratulata» con Madrid perché in Spagna è in carica un «governo filoeuropeo che condivide i valori dell'Ue e che riflette le priorità della nuova Commissione». Come al solito, le regole si applicano ai nemici e si interpretano per gli amici. Avevate forse dubbi?
Pedro Sánchez (Getty Images)
Alpini e Legionari francesi si addestrano all'uso di un drone (Esercito Italiano)
Oltre 100 militari si sono addestrati per 72 ore continuative nell'area montana compresa tra Artesina, Prato Nevoso e Frabosa, nel Cuneese.
Obiettivo dell'esercitazione l'accrescimento della capacità di operare congiuntamente e di svolgere attività tattiche specifiche dell'arma Genio in ambiente montano e in contesto di combattimento.
In particolare, i guastatori alpini del 32° e i genieri della Legione hanno operato per tre giorni in quota, sul filo dei 2000 metri, a temperature sotto lo zero termico, mettendo alla prova le proprie capacità di vivere, muoversi e combattere in montagna.
La «Joint Sapper» ha dato la possibilità ai militari italiani e francesi di condividere tecniche, tattiche e procedure, incrementando il livello di interoperabilità nel quadro della cooperazione internazionale, nella quale si inserisce la brigata da montagna italo-francese designata con l'acronimo inglese NSBNBC (Not Standing Bi-National Brigade Command).
La NSBNBC è un'unità multinazionale, non permanente ma subito impiegabile, basata sulla Brigata alpina Taurinense e sulla 27^ Brigata di fanteria da montagna francese, le cui componenti dell'arma Genio sono rispettivamente costituite dal 32° Reggimento di Fossano e dal 2° Régiment étranger du Génie.
È uno strumento flessibile, mobile, modulare ed espandibile, che può svolgere missioni in ambito Nazioni Unite, NATO e Unione Europea, potendo costituire anche la forza di schieramento iniziale di un contingente più ampio.
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