2023-02-01
Il ddl Autonomia arriva domani in Cdm con qualche ritocco. Ma la strada è lunga
Procedure e polemiche ostacolano la concessione di maggiori poteri alle Regioni a statuto ordinario che lo richiederanno.Al netto di imprevisti dell’ultimora, domani sarà il d-day dell’Autonomia. Il Consiglio dei ministri, infatti, avrà sul suo tavolo la versione definitiva del ddl Calderoli sulla concessione di maggiori poteri alle Regioni a statuto ordinario che ne faranno richiesta. Un provvedimento che un azionista della maggioranza di governo come la Lega reclama fin dalla sua fondazione ai tempi di Umberto Bossi e ritiene imprescindibile nell’arco di questa legislatura, ma che ha già sollevato e non mancherà di sollevare ulteriori polemiche, man mano che il traguardo sarà più a portata di mano. Ieri all’ora di pranzo l’ultima bozza messa a punto dal ministro per gli Affari regionali, Roberto Calderoli, è passata a Palazzo Chigi per il vaglio del preconsiglio dei ministri, in vista della riunione di domani. Fonti di Palazzo Chigi hanno lasciato filtrare che il testo potrebbe subire un’ulteriore limatura di natura tecnica prima di essere inserito nell’ordine del giorno del Cdm, ma nella sostanza si può dire che la versione circolata ieri sarà quella che verrà votata dai ministri. Dopo i referendum in Lombardia e Veneto di sei anni fa e una serie di tentativi legislativi infruttuosi, l’insediamento di un governo di centrodestra ha creato le condizioni per l’accelerazione impressa da Calderoli. Il quale, però, ha via via apportato delle modifiche frutto di una mediazione col premier, il cui partito conta su un vastissimo consenso al Sud ed è preoccupato che l’approvazione del ddl possa essere percepita come un atto che favorisce la parte più ricca della nazione. Nell’incontro organizzato da Poste italiane a Roma lunedì scorso con migliaia di sindaci, Meloni aveva rassicurato sul fatto che «non devono esserci territori di serie A e serie B» annunciando implicitamente il via libera al ddl, e le sue parole erano state raccolte dalla Lega per sottolineare che l’autonomia è concepita per creare un modello di amministrazione più efficiente. Il nodo fondamentale attorno cui si è sviluppata la dialettica favorevoli-contrari finora, è quello dei Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, che devono essere garantiti in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale per evitare eccessivi squilibri e sperequazioni tra diverse aree, una volta siglate le intese tra Stato e singole regioni. Nel testo che domani sarà esaminato dal governo, la questione è stata risolta prevedendo che i Lep «sono determinati con uno o più decreti del presidente del Consiglio dei ministri». Uno strumento, dunque, che consente al premier di esercitare un controllo amministrativo sulle regioni, mentre coinvolge il Parlamento in modo non vincolante, visto che il Dpcm potrà essere adottato dopo l’acquisizione del parere delle Camere e della Conferenza unificata, comunque non oltre il termine di 45 giorni dalla trasmissione dello schema di decreto. C’è da ricordare che le materie in cui una Regione a statuto ordinario può chiedere maggiori attribuzioni sono 23, tra le quali spiccano, oltre ovviamente alla sanità, l’energia, l’istruzione e l’ambiente. Dopo che lo Stato e una singola amministrazione regionale hanno chiuso l’intesa sull’autonomia, le Camere hanno 60 giorni di tempo per esaminarla in maniera preliminare, dopodiché lo schema di intesa definitivo va approvato dalla Regione e poi entro 30 giorni è deliberato dal Consiglio dei ministri. Una novità importante introdotta nell’ultima fase delle trattative è stata la «scadenza» delle intese, che avranno una durata «non superiore a dieci anni» ma saranno rinnovabili.Sul versante politico l’annuncio dell’approdo in Cdm ha alzato il tono dello scontro tra favorevoli e contrari: il primo a schierarsi decisamente per l’Autonomia, nella giornata di ieri, è stato il leader di Fi, Silvio Berlusconi, che ha diffuso un video sui social in cui afferma che «le Regioni avranno più risorse e più poteri con l’Autonomia, per gestire i servizi essenziali per i cittadini, a partire naturalmente dalla sanità». Soddisfatto, comprensibilmente, Matteo Salvini, per il quale l’Autonomia «conviene a tutti e nessuno ci perde un euro, perché tende a tagliare gli sprechi e la burocrazia e responsabilizza chi governa». Anche il governatore veneto Luca Zaia esulta, parlando di domani come «giornata storica» e dell’Autonomia come «occasione per dar corso ai dettami dei Padri costituenti».Tra gli acerrimi nemici del ddl si è distinto anche ieri il presidente campano Vincenzo De Luca, il quale ha chiamato alla «battaglia», aggiungendo che «bisogna stare attenti, perché rischiamo davvero di rompere l’unità del nostro Paese». Dalla dirigenza del Pd arriva la richiesta al premier della capogruppo al Senato Simona Malpezzi di «stoppare un progetto che divide cittadini, territori e servizi tra serie A e B». Sulla stessa lunghezza d’onda, una volta tanto, M5s, che parla di «caos» e «beffa per il Paese».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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