
Una nuova delibera permette di impedire l'accesso a istruttorie e atti. Alcuni membri sono stati intercettati nel caso Palamara.Sembra che la bufera sul Csm non abbia insegnato granché. Liti, chat, nomine, correnti, insulti e per finire richieste di rinvio a giudizio dovrebbero aver spostato almeno un poco il sassolino della trasparenza. Invece non si direbbe. Martedì il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, alias Cpgt, che equivale nelle sue funzioni al Csm per la giustizia penale, ha sfornato una delibera che di fatto vieta ai consiglieri di affacciarsi a commissioni che non sono loro assegnate di competenza, così come di accedere a documentazione o di fare domande per approfondire quelle tematiche che poi saranno chiamati a votare in sede di plenum.Al momento i consiglieri del Cpgt sono 14. Uno (Antonio Mauriello) è decaduto perché ha ricevuto un avviso di garanzia. Le commissioni sono numerose (dalla disciplinare fino ai temi informatici) e ciascuna è formata da cinque consiglieri. Seguire l'attività istruttoria serve per farsi un'idea delle singole pratiche e garantisce la giusta capacità cognitiva al momento del voto. Che di solito fa seguito a una veloce esposizione del relatore. Meno frequentemente accompagnata da una contro relazione. D'ora in poi il presidente di ciascuna commissione potrà invece decidere chi far accedere e chi no per un ipotetico rischio di conflitto di interessi, che di prassi si potrebbe risolvere al momento del plenum escludendo il soggetto dal voto. Così per fasciarsi la testa prima di essersela rotta il presidente Antonio Leone fa approvare una norma che rischia di diventare un bavaglio e un marchio di opacità.Visto quanto accaduto con la vicenda Palamara c'è da auspicarsi che vietare l'accesso agli atti non diventi uno stop a quelle che sono le reali funzioni di un Consiglio di presidenza che è chiamato a coordinare, controllare e gestire un numero elevato di giudici tributari (circa 3.000) sulle cui spalle ricade uno dei pilastri della democrazia. E non ci riferiamo solo al potere giudiziario di per sé ma al dovere di far rispettare le norme tributarie in modo che gli italiani restino sempre cittadini e non diventino sudditi del fisco. Non ci è dato sapere perché lo scorso martedì sia spuntata una tale delibera, che non risulta avere precedenti, ma il clima dentro il Consiglio di presidenza non deve essere dei più distesi. Il procuratore capo di Viterbo, Paolo Auriemma, consigliere del Cpgt, è sotto procedimento disciplinare proprio per fatti emersi dalla chat con Luca Palamara. Negli stessi faldoni erano presenti anche i nomi del presidente Leone e di un altro consigliere, Alberto Liguori, famoso anche per aver lanciato un bilancio sociale della sua Procura nel 2017. «Un modo per instaurare», aveva detto presentando l'iniziativa a un liceo di Terni, «un filo interattivo con la collettività per rendere trasparente l'azione della Procura in modo da accrescere la fiducia verso l'azione di un'istituzione fondamentale per il funzionamento democratico di un Paese». Avrà votato pro o contro una mozione che è certo l'opposto di una casa di vetro? Il nome di Liguori compare però più volte nelle conversazioni tra Auriemma e Palamara. I due rappresentanti di Unicost discutono di nomine e incappano anche in quelle relative alla giustizia tributaria. Auriemma rivela a Palamara di avere avuto un contatto con il magistrato napoletano Marco Ghionni al quale avrebbe negato ogni intrusione nelle questioni della tributaria. «Voglio chiarire», riporta Auriemma, «che non ho mai parlato di questioni tributarie con Alberto Liguori. Lui si è rivolto direttamente a Cosimo Ferri». Siamo nel 2018. E poco dopo il 26 giugno invia un messaggino scrivendo: «Pare che Liguori sia entrato». Nomina confermata dalle cronache dei giornali i primi di luglio del 2018, ovviamente. Nelle discussioni tra i due intercettati spunta pure il nome del presidente. «Per quanto ti può interessare», scrive sempre Auriemma, «Leone si sta comportando in modo molto particolare perché tende a riunire i togati ed escludere i laici cioè coloro che sono giudici tributari ma non di provenienza togata. Tutti quelli che circondano Ferri e Liguori stanno chiamando quelli che sono nel mio gruppo per spaccarlo. Leone», aggiunge Auriemma, «è arrivato persino a dire a De Matteis che lo sosterrà come vice presidente, non capendo che così farà l'errore più grande. De Matteis non mi mollerà. Prevedibilmente», conclude il magistrato. Il riferimento è a Stanislao De Matteis, attuale consigliere del Cpgt e compagno di banco dello stesso Auriemma, che chiude l'argomento delle correnti interne al Cpgt in quella conversazione, salvo tornarci qualche mese dopo (a gennaio del 2019) definendo il collega Liguori addirittura «infido». Insomma, è chiaro che la pubblicazione delle chat svelate dalla Verità nei mesi scorsi deve aver lasciato più di uno strascico dentro il Cpgt.Tanto più che in altre chat appare il nome di Giacinto della Cananea. L'allievo di Sabino Cassese è stato scelto nel 2018 da Luigi Di Maio come «saggio» per il Conte uno a guida gialloblù. Esperto di diritto amministrativo insegna anche a Parigi e per anni ha coordinato il gruppo italo tedesco di diritto pubblico, e ha recentemente spiegato ai lettori del Foglio, da consigliere del Cpgt, come rendere più trasparente la giustizia tributaria e gestire i rapporti con l'Agenzia delle entrate. Non ha però fatto alcun cenno all'idea di intervenire in ambiti delicati come la legge 241, tanto meno alla delibera di martedì scorso di cui è stato primo relatore. Sarà a questo punto da capire le reali esigenze interne del Consiglio. Lungi da noi, infatti, fare alcun collegamento con le tempeste dei mesi scorsi. Certo sarebbe interessante indagare e comprendere l'origine di una scelta così anomala e apparentemente contraria all'essenza stessa di un organo di auto vigilanza.
Ansa
Il colosso tedesco sta licenziando in Germania ma è pronto a produrre le vetture elettriche a Pechino per risparmiare su operai, batterie e materie prime. Solito Elkann: spinge sull’Ue per cambiare le regole green che ha sostenuto e sul governo per gli incentivi.
È la resa totale, definitiva, ufficiale, certificata con timbro digitale e firma elettronica avanzata. La Volkswagen – la stessa Volkswagen che per decenni ha dettato legge nell’industria dell’automobile europea, quella che faceva tremare i concorrenti solo annunciando un nuovo modello – oggi dichiara candidamente che intende spostare buona parte della produzione di auto elettriche in Cina. Motivo? Elementare: in Cina costa tutto la metà. La manodopera costa la metà. Le batterie costano la metà. Le materie prime costano la metà. Persino le illusioni costano la metà.
2025-11-26
Dimmi La Verità | Daniele Ruvinetti: «Dettagli e retroscena del piano di pace per l'Ucraina»
Ecco #DimmiLaVerità del 26 novembre 2025. L'esperto di geopolitica Daniele Ruvinetti rivela dettagli e retroscena del piano di pace per l'Ucraina.
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Federico Cafiero De Raho (Ansa)
L’ex procuratore nazionale antimafia, sentito dai pm che indagano su Laudati e il finanziere, fa muro: «Non sapevo nulla».
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