2021-11-20
Il crollo delle difese causato dai lockdown fa esplodere i contagi influenzali
La curva è quattro volte superiore rispetto agli ultimi 15 anni. Colpiti soprattutto i bambini, privi di memoria anticorpaleNon solo i casi di bronchioliti nei bambini: anche quelli dell'influenza stanno già crescendo in modo importante, ma per il Sistema sanitario sembra esistere solo il Covid. «La curva di esordio dell'influenza, come dimostrano i dati di Influnet (Istituto superiore di sanità, ndr), è quattro volte superiore rispetto agli ultimi 15 anni», dichiara Silvestro Scotti, segretario della Federazione medici di medicina generale (Fimmg). «La linea di partenza, alla 42esima settimana, pare altissima», aggiunge il medico all'Adnkronos osservando che i medici di famiglia stanno «vedendo molte epidemie familiari: parte il bambino poi seguono tutti gli altri. È una situazione preoccupante». Anche Marco Bosio, direttore generale dell'ospedale Niguarda di Milano, segnala che il virus influenzale «attualmente è già circolante. Lo si vede anche al Pronto soccorso: ci sono persone con sintomi respiratori, ma non hanno Covid». Non stanno aumentando i ricoveri, ma questo è l'ennesimo effetto delle misure anti-Covid che, negli ultimi due anni, hanno evitato la normale esposizione ai microorganismi che permettono al sistema immunitario di mantenersi in allenamento. In pratica, le stesse misure che ci hanno protetto dal Covid, avendo impigrito le difese dell'organismo, ci hanno reso, quest'anno, più suscettibili ad altre infezioni. È la condizione che alcuni specialisti definiscono debito di immunità: dopo un periodo di non esposizione a livelli tipici di virus e batteri, c'è un picco di infezioni. Basta confrontare le curve sull'andamento dell'influenza degli ultimi anni su Influnet. «Nel 2017/18, al picco, cioè tra fine dicembre e gennaio, si contavano 15 casi per mille assistiti», spiega Giovanni Di Perri, professore ordinario di malattie infettive all'Università di Torino. «Nel 2019/20 erano 12-13 casi, mentre la scorsa stagione, in piena pandemia, si sono registrati due casi su mille assistiti. Oggi - mesi prima del picco - ne abbiamo già a quattro su mille. La curva nascente sta salendo ed è più alta rispetto alle stagioni precedenti». Particolarmente indicativo quello che sta accadendo nei bambini sotto i cinque anni e per i quali l'incidenza, sempre secondo l'Iss, è di 17, 9 casi per mille assistiti, contro il 4,2 della popolazione generale. «Una precedente stagione senza influenza, spiega la maggiore suscettibilità dei piccoli che, a differenza del resto della popolazione», afferma Di Perri, «non avendo avuto già contatti con altri virus respiratori, non hanno una memoria immunitaria che può proteggerli». Quest'inverno, quindi, chi ha avuto un contatto con un virus influenzale nel 2018, ma non nel 2019 e 2020, «potrebbe avere una forma un po' più forte di malattia del raffreddamento», continua il professore, «perché non ha avuto la vaccinazione spontanea dovuta a un minimo di esposizione e stimolo, ma si tratta di un assestamento del sistema di difesa. La memoria immunitaria, ottenuta per infezione o vaccino, protegge dalle forme gravi di influenza, come dal Covid, anche se si abbassano gli anticorpi». L'influenza è una malattia sottostimata. Ha infatti causato più vittime di quelle generate dalle pandemie dell'ultimo secolo (dal 1918 a oggi): 48,41 milioni contro oltre 24 milioni. L'impatto globale dell'influenza è di oltre un miliardo di casi all'anno, con conseguenze che portano a un numero di decessi che varia fra i 290 a 650.000. In Italia, secondo uno studio del 2018, si stimano in media 300.000 ricoveri per l'influenza e complicanze: il 65% delle ospedalizzazioni e l'85% dei decessi riguardano principalmente persone over 65. In questa stagione sono attesi «dai 4 ai 6 milioni di casi di influenza vera, più le forme simil influenzali dei tanti virus meno invasivi, con in più il Covid», per Fabrizio Pregliasco, virologo della Statale di Milano, che ricorda come «nelle annate normali l'influenza ha fatto dai 6.000 ai 10.000 morti per le complicazioni». Tra queste, le più frequenti sono le broncopolmoniti e un aggravamento di condizioni croniche sottostanti. Cosa aspettarsi in questa stagione? Un aumento dei ricoveri, «anche se l'influenza, rispetto al Covid, impatta in misura minore sulle terapie intensive», ricorda Di Perri osservando che, «continuando a mantenere il distanziamento, l'incidenza potrebbe non essere elevata». Certo, soprattutto negli over 65 e nei soggetti fragili, c'è la vaccinazione che, per l'influenza, può essere fatta anche insieme alla terza dose dell'anti-Covid. Oltre a evitare le forme gravi delle malattie ridurrebbe la possibilità di co-infezione Covid e influenza che, come mostra uno studio britannico, raddoppia il rischio di ricovero in terapia intensiva e di morte rispetto alla sola infezione da Sars-Cov2. D'altro canto, una ricerca italiana del 2020 ha rilevato che, adulti e anziani vaccinati nel 2019 contro lo pneumococco, avevano meno probabilità di infettarsi con Sars-Cov-2. Ci aspetta una stagione influenzale inedita, soprattutto se si considera che, secondo Andrea Crisanti microbiologo dell'Università di Padova, il Covid si orienta verso i numeri di una «influenza severa».
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Friedrich Merz e Giorgia Meloni (Ansa)