2019-10-03
Il crocifisso deve stare nelle aule: insegna l’Umanità
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È strano sentire un Ministro dell'Istruzione di fresca nomina, all'inizio di un anno scolastico così disastroso per la scuola italiana che parla di tutto - crocefisso, merendine, giustificazioni, clima - piuttosto che di ciò che realmente è urgente e necessario per la scuola. A settembre erano 66.000 i posti scoperti, oggi 33.000 le cattedre senza docenti: 1 su 2, 13.000 solo in Lombardia. Il Decreto per i precari predisposto dal ministro Bussetti fu bloccato tra luglio e inizi di agosto (chissà perché). Ma ancor più imbarazzante sentire politici di partitini in via di estinzione sgomitare per mostrare o difendere il crocefisso, ma non il rosario. Il ministro dell'Istruzione ci dice che anziché i crocefissi nelle aule sarebbe opportuno affiggere la carta geografica del mondo. Forse il ministro non sa che le pareti delle nostre aule sono spesso piene di scritte, non sono tinteggiate da tempo o lo sono grazie allo sforzo dei genitori. Ma poi perché avversare la presenza del crocefisso nelle aule? Samir Khalil Samir, gesuita nato in Egitto, vissuto in Libano, professore all'Université Saint Joseph di Beirut, al Pontificio Istituto Orientale di Roma e alle Facultés Jésuites de Paris, fondatore e direttore in Libano del Centre de Documentation et de Recherches Arabes Chrétiennes, studioso di islam, ci ricorda infatti che «la croce indipendentemente dal cristianesimo e dalla fede cristiana, ha preso un significato umanistico: dare la vita per salvare altri è l'atto umano più nobile». Nella nostra società, in cui vediamo dappertutto atti di violenza e disumanità che nascono dalla mancanza di rispetto per l'altro, il crocifisso, ben inteso e ben spiegato alle bambine e ai bambini, è invece l'antitesi della violenza, ha un alto valore educativo, è simbolo di altruismo e dell'amore per gli uomini, tutti. È vero il crocefisso è un simbolo religioso: è il simbolo di valori su cui si fonda la cristianità europea e le radici stesse dell'Europa. È un simbolo in cui, nel mondo, milioni di persone si riconoscono e vivono. E allora mi chiedo: perché dovrei rinunciare ad esporre un simbolo che rappresenta valori e umanità? Forse mi si chiede di vergognarmi di portare una croce o di apprenderla nel mio ufficio di Presidenza a scuola, di tenere un rosario in mano o di mettere il presepe a Natale? Personalmente non rinuncio a dire con chiarezza e con serenità quali sono i valori cristiani che informano il mio agire non solo nella vita personale, ma soprattutto in ufficio, a scuola, nei luoghi pubblici. E non rinuncio ad appendere il crocifisso in casa come a scuola o a portare il rosario.