2020-06-24
Il Covid smonta il mito del bilocale in città
La pandemia sta cambiando il nostro concetto di abitazione: si cercano case fuori dai centri urbani, più comode e spaziose dove sia possibile lavorare in «smart working». Crollano le ricerche di monolocali, irrinunciabili il giardino o il terrazzo.Come una gentrificazione, solo più repentina. La pandemia da Coronavirus ha ridisegnato le abitudini domestiche degli italiani, costringendo loro a scoprire nuovi spazi, ad abbandonare, in via definitiva, l'idea di una casa dormitorio, nella quale tornare solo la sera per uscirne, in fretta e furia, la mattina seguente. «Oggi, a Milano, chi sta cercando con un budget medio-alto è disposto a valutare anche zone più periferiche della città per acquistare, grazie ai prezzi più contenuti, appartamenti di dimensioni maggiori. Una scelta maturata proprio durante il periodo forzato della pandemia, che ha di fatto spinto i potenziali acquirenti a cercare spazi più ampi, sia interni sia esterni», ha spiegato Giuseppe Crupi, Ceo di Abitare Co., agenzia di intermediazione immobiliare che si occupa delle nuove costruzioni a Milano e provincia. «Con molta probabilità, lo smart working continuerà anche nei prossimi mesi e la casa non sarà più solo il luogo dove rifugiarsi con la propria famiglia, ma anche quello dove si svolgerà parte della propria attività lavorativa», ha continuato Crupi, giustificando così la scelta di cercare di vivere lontano dai grandi centri urbani. Esigenza, questa, che nei mesi successivi al coronavirus, si è diffusa capillarmente.Secondo i dati pubblicati da Idealista, nel periodo precedente la pandemia il 34,1% delle ricerche di abitazioni in Italia era rivolto ai capoluoghi di provincia. Chi cercava una casa, per comodità e bisogno, la preferiva vicina al centro cittadino, dove i servizi, il lavoro e la promessa di uno spostamento agile e veloce potevano supplire qualunque cosa, ivi compresa la mancanza di un risparmio economico. Il Covid-19, però, con l'imperativo di clausura che si è portato appresso e il conseguente ricorso allo smart working - aumentato in maniera esponenziale nei mesi di lockdown - ha fatto sì che la città perdesse di attrattiva. Così, le ricerche di abitazioni ubicate nei capoluoghi italiani sono scese, in media, del 3%(registrando picchi dell'8,4% a Salerno e del 13,8% a Trieste). «Possiamo interpretare questo calo diffuso delle ricerche in città rispetto alla provincia come il segnale di un trend che sta per iniziare», ha commentato Vincenzo De Tommaso, responsabile dell'Ufficio Studi di Idealista. «Nei prossimi mesi, questa tendenza potrebbe consolidarsi e aumentare in virtù del fatto che molte aziende aderiranno in massa alla modalità smart working come condizione permanente. I dati mostrano che durante la quarantena molti italiani hanno capito di vivere in una casa che non gli piace e che preferirebbero risiedere in aree lontane dai grandi centri urbani in cambio di case indipendenti, più spaziose, con giardini e terrazze». Tale desiderio sta già condizionato le compravendite della ripresa. Secondo una ricerca pubblicata dalSole 24 Ore, la percentuale di chi voglia abitare un quadrilocale (o più), dopo il Covid-19 è salita del 7%, passando dal 33% del trimestre gennaio-marzo al 40% di oggi. Nel Lazio, dove è precipitata la richiesta di bilocali (dal 26% al 19%) sono pressoché scomparsi i monolocali, scelti solo dall'1% degli acquirenti totali. In Lombardia le soluzioni sopra i quattro vani sono passate dal 21% al 37%, i monolocali scesi dal 9% al 3%. «La posizione centrale diventa per alcuni meno importante, poiché non si sarà più costretti a fare lunghi spostamenti e ad affrontare il traffico urbano quotidianamente lavorando da casa», ha detto ancora Crupi, secondo cui l'impatto del lockdown sull'offerta sarebbe stato tale da aver spinto proprietari e venditori ad interventi di perfezionamento. «Ci sono iniziative che presentavano una quota anche importante di appartamenti di taglio piccolo o altri che non comprendevano la presenza di un balcone. In questi casi sono state apportate delle modifiche che prevedono l'accorpamento di due unità per crearne una sola dotata di balcone. In altri casi ci sono state delle rimodulazioni degli appartamenti per favorire la presenza di spazi dedicati principalmente allo smart working. Anche i rooftop vengono riprogettati per poter essere sfruttati al massimo come luoghi dove rilassarsi o divertirsi senza essere costretti a uscire di casa. In altri casi si stanno modificando le piante degli appartamenti cercando di ampliare il più possibile gli spazi esistenti sulle indicazioni dei neo-acquirenti, come ad esempio il soggiorno meno grande per favorire il balcone più largo e la cucina più ampia».
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