2019-10-19
Il Conte bis è già agonizzante. Renzi attacca su quota 100, Di Maio rincara sui contanti
Dopo appena 44 giorni, la maggioranza è alla frutta. Italia viva è pronta a presentare decine di emendamenti alla manovra. Il M5s vuole far saltare l'obbligo del pos.Chi l'avrebbe mai detto? Matteo e Gigino, finalmente insieme. Ieri, come un suol uomo, hanno sganciato l'uno-due che rischia di mandare definitivamente al tappeto Giuseppe Conte. Il governo giallorosso barcolla frastornato dagli ultimi sganassoni mollati dai due leader sulla manovra finanziaria. Il primo a salire sul ring è stato Renzi: quota 100 è una misura «ingiusta», affonda il leader di Italia viva. Cassare, grazie. Poi è arrivato il gancio dei 5 stelle: i limiti all'uso del contante e l'obbligo del pos per i commercianti «sono inutili». E «rischiano di metterci contro commercianti e imprenditori». Del resto, infierisce il Blog delle stelle, la manovra di bilancio è stata appena approvata «salvo intese». Quindi gli accordi su alcuni punti sono ancora lontani. Urgono modifiche. Peccato che il premier continui a ritenere la manovra già scolpita nella pietra. Morale: a 44 giorni dalla sua tormentata nascita, il Conte bis è già agonizzante. Tanto che Dario Franceschini, capo delegazione del Pd a Palazzo Chigi, al termine della giornata campale twitta mesto: «Un ultimatum al giorno toglie il governo di torno».Tutta colpa di quel «salvo intese», in definitiva. Formula che deve aver galvanizzato anche Renzi, da settimane impegnato a osteggiare il premier. Ma del resto l'occasione di ieri era imperdibile. La presentazione della sua declinante kermesse: la Leopolda. Cosa c'era dunque di meglio dell'ennesimo agguato? «Voteremo un emendamento per cancellare quota 100 e dare quei soldi alle famiglie e agli stipendi: vediamo che cosa faranno gli altri», scrive il leader di Italia viva nella e-news di lancio alla manifestazione. Già, cosa faranno gli altri? Niente. Perché fin quando i 5 stelle difenderanno il provvedimento, quella dell'ex premier resta solo l'ennesima azione dimostrativa di chi rischia più di tutti dal voto. Ed è in cerca di visibilità: tv, giornali, tatticismi. Il pane di Matteo, insomma. Che difatti, in vista del voto in aula, prepara rappresaglie. Un florilegio di emendamenti: via quota 100, assegno familiare ai figli, basta microtasse, varie ed eventuali. Incassato l'ennesimo manrovescio dall'alleato, al povero Giuseppi non rimane che rimarcare: l'anticipo dell'età pensionabile «è un pilastro della manovra». Per poi aggiungere speranzoso: «C'è un iter parlamentare e dobbiamo rispettare le opinioni, ma confido da presidente del Consiglio che questa manovra mantenga la sua coerenza intrinseca». Vasto programma. Perché il premier adesso deve guardarsi le spalle persino da Di Maio. Il leader dei 5 stelle, che aveva già maldigerito la reinvestitura di Conte, guida la rivolta del Movimento contro la finanziaria. E c'è da capire anche lui, sempre più offuscato. Il premier, alla festa per i dieci anni del Movimento, è stato accolto come un trionfatore. E Beppe Grillo, non ha occhi che per lui. Gigino medita vendetta: chiede che il testo della manovra torni lunedì in Consiglio dei ministri. Nel mirino ci sono soprattutto le misure antievasione: il tetto al contante e la multa sul pos. «Non solo non fanno recuperare risorse» scrive il Blog delle stelle, ma mettono nel mirino commercianti, professionisti e imprenditori. Un segnale culturale devastante». Capito l'ambientino? Eppure Rocco Casalino da giorni cerca di minimizzare. Quisquilie. «Vedrete, tutto si sistemerà», dice il portavoce del primo ministro. Ma il dissidio s'è ormai trasformato in guerra termonucleare.Conte è irritatatissimo. Chiede «lealtà» e «collaborazione» agli alleati. Ma ormai può contare soltanto sull'appoggio del Pd: «Basta polemiche» s'inalbera il segretario dem, Nicola Zingaretti. «La manovra è stata votata dal Consiglio dei ministri e quindi non va rimessa in discussione». Ma i 5 stelle siano d'opposto avviso. La stretta sulla flat tax per le partite Iva? Una follia. E il tetto ai contanti? Nemmeno a parlarne. «Ogni misura va adeguata alle peculiarità del nostro tessuto economico e commerciale» si spazientisce Di Maio. Che sul carcere per i grandi evasori avvisa: «Per noi è un punto fermo, irrinunciabile». Niente da fare, informa però Italia viva: nessuna intesa. Per non parlare, appunto, di quota 100. Intoccabile per il M5s. Mentre Italia viva annuncia a tal proposito la più campale delle battaglie. Insomma, tutti contro tutti. E tutti contro Giuseppi. Le intemerate di ieri hanno rinfocolato i sospetti che girano da giorni tra i parlamentari: Di Maio e Renzi tramano per sostituire Conte. Ma devono fare i conti con una pattuglia di «responsabili» pronta a immolarsi per la causa giallorossa. Solo che a Palazzo Madama un ribaltone non solo rischia di spaccare i 5 stelle. Ma farebbe uscire allo scoperto una decina di senatori forzisti, pronti all'appoggio esterno. Insomma, la legislatura andrebbe avanti. I giallorossi no. Ma c'è anche chi parla di voto anticipato, per fregare l'indomito e sempre più barricadiero Renzi. Una ridda di ipotesi. Mentre tra i parlamentari quella che sembrava una suggestione diventa un fondato dubbio: Giuseppi riuscirà a mangiare il panettone?
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