2021-11-17
Il Colle e poi il voto, Renzi scatena il panico
Il senatore di Iv accredita un’ipotesi per lo meno verosimile. Avvalora il dialogo per collaborare alla corsa del Cav alla presidenza e beneficiare del suo spazio politico. E agita lo spettro delle urne per compattare i suoi. Ma per il centrodestra c’è un pericolo realeProprio come il postino del romanzo di James M. Cain, anche Matteo Renzi bussa sempre due volte. Non può essere un caso, infatti, che in un fazzoletto di giorni (lo scorso fine settimana al termine del programma di Lilli Gruber, e ieri mattina a L’aria che tira di Myrta Merlino), il senatore di Rignano abbia per due volte battuto sullo stesso tasto, e cioè sull’ipotesi che, subito dopo la partita del Quirinale, la legislatura abbia un esito traumatico. Renzi lo ha fatto come ipotesi da scongiurare, come scenario a suo avviso negativo e da evitare: ma intanto lo ha fatto, e con un’enfasi che non è sfuggita a nessuno. Intendiamoci bene. La cosa non va vista dal punto di vista dei cittadini, la stragrande maggioranza dei quali avrebbe validissimi motivi per sentirsi sollevata dalla fine di una legislatura politicamente fallimentare, ma dal punto di vista dei parlamentari, per i quali anche semplicemente evocare lo scioglimento delle Camere è più o meno l’equivalente di una sciagura personale, familiare, economica.Non si tratta solo della ormai celebre scadenza di settembre 2022 (data in cui gli eletti di questa legislatura matureranno un qualche diritto pensionistico per quando avranno 65 anni), ma di qualcosa di ancora più drammatico per i peones. Parliamoci chiaro: secondo molte analisi, ben sette parlamentari su dieci (e si tratta di un numero trasversale rispetto alla rispettiva appartenenza partitica) hanno ben presente la propria altissima probabilità di non rientrare mai più a Montecitorio e a Palazzo Madama. Chi per la propria inconsistenza, chi per lo scarso potere negoziale con i rispettivi leader, chi per la crisi dei propri partiti, chi per il taglio del numero dei parlamentari che oggettivamente ridurrà gli spazi. Morale: Renzi agita questo spettro per compattare le anime in pena. Come dire: seguitemi nella ricerca di una soluzione stabilizzante, oppure finirete nel baratro. Ciò vale a maggior ragione per i deputati e i senatori che lo hanno seguito nell’avventura di Italia viva. Tanti di loro sanno che non c’è più spazio, e che realisticamente Renzi (in caso di appuntamento elettorale ravvicinatissimo) penserebbe a sé stesso ben più che alle loro sorti individuali. E non può essere un caso che (dai media più vicini al Pd) da giorni ci sia un martellante tam tam che vorrebbe diversi renziani in uscita dai gruppi di Italia viva. Tutto ciò si salda con un altro fatto politico che è sotto gli occhi di tutti. Un po’ per il cannoneggiamento di cui è oggetto da parte di Pd e grillini, e un po’ per le sue deliberate scelte, Renzi sta accreditando la tesi di un suo dialogo serrato con il centrodestra in vista della scadenza del Quirinale. Non si contano più i retroscena o le dichiarazioni in chiaro in cui, da Marcello Dell’Utri a Gianfranco Miccichè, diverse voci di centrodestra descrivono un Renzi simpatetico e collaborativo rispetto alla corsa al Colle di Silvio Berlusconi. Non solo. Come per primo proprio il direttore Maurizio Belpietro ha scritto su queste colonne, c’è anche chi completa questo schema politico, immaginando che Renzi sia (o si senta) beneficiario, nelle settimane e nei mesi successivi all’elezione del nuovo inquilino del Quirinale, di una sorta di eredità relativa all’area politica di Forza Italia, o comunque al mitico centro del centrodestra. Quindi, una sorta di partita in due tempi: nel primo, Renzi collabora alla corsa del Cav; nel secondo, ottiene un premio politico diventando protagonista del «dopo Forza Italia».Naturalmente a questo punto le domande sono più d’una. Tutto ciò è vero o semplicemente verosimile? I protagonisti credono davvero alle ipotesi principali che indicano, o simulano di perseguirle in funzione di soluzioni subordinate assai diverse (e per ora non dichiarate)? Per essere più chiari: esiste un «piano B» di Berlusconi nel caso in cui il suo nome, alla fine, non risulti una soluzione praticabile? E Renzi gioca su un solo tavolo (quello del centrodestra) oppure forza in quella direzione per indurre disperazione, e quindi ripensamenti, nel campo del centrosinistra? Ovviamente rispondere non è possibile, al momento. Resta però un punto decisivo, che riguarda Matteo Salvini, Giorgia Meloni, e chiunque abbia a cuore il futuro del centrodestra. Tutto ciò è sostenibile per la coalizione? Quelli che abbiamo descritto finora sono giochi tattici concordati anche con loro oppure no? E soprattutto, se poi il «romanzo Quirinale» prendesse - per qualunque ragione - una piega negativa per il centrodestra, la coalizione reggerebbe allo stress test, oppure ci si ritroverebbe a un passo dalla disarticolazione dello schieramento, con lo spostamento repentino di Forza Italia verso altri lidi? E questo porterebbe con sé anche una torsione ulteriormente proporzionale della legge elettorale, proprio per impedire la sola ipotesi di un successo elettorale pieno del centrodestra?C’è da augurarsi che Lega, Fdi e Fi discutano di tutto questo a viso aperto e senza sottintesi. Perdere la partita del Quirinale proprio nell’anno in cui si hanno delle carte da giocare, sarebbe un gran peccato. Ma sarebbe un peccato ancora più grave ritrovarsi a fine partita senza nemmeno più una coalizione. Si tratterebbe di un regalo che la sinistra non merita.
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