2018-10-11
Il collaborazionista Bono provoca: «In Italia sventolo la bandiera Ue»
Il leader degli U2 in visita al Parlamento europeo dà lezioni di accoglienza: «Le migrazioni dall'Africa? Un'opportunità». Sì, certo: un'ottima opportunità per schiavisti e manigoldi in stile Salvatore Buzzi. E a Milano esporrà sul palco il vessillo di Bruxelles, cioè il simbolo di chi ci minaccia.Ogni regime ha i suoi intellettuali organici. L'Unione europea può contare su Paul David Hewson, in arte Bono, di professione amministratore delegato di una multinazionale chiamata U2, un colosso che opera nell'ambito musicale e non solo. Gli U2 sono europeisti a parole, ma anche nei fatti, questo va riconosciuto. Pur essendo nati in Irlanda, si comportano come cittadini di tutta l'Ue. E infatti, alcuni anni fa, hanno deciso di trasferire le loro finanze in Olanda, al fine di pagare meno tasse. Bono, invece, ha scelto per i suoi investimenti, tra le altre, una società maltese il cui nome è poi comparso nei famigerati «Paradise papers», intriso di un gustoso profumo di evasione fiscale. Dettagli. Questa sera gli U2 saranno in concerto a Milano, e per l'occasione sventoleranno di fronte al pubblico pagante «una grande, sgargiante bandiera blu dell'Ue». Ad annunciarlo è stato, ieri, lo stesso Bono, tramite un editoriale su Repubblica intitolato «Diamo un'anima alla bandiera Ue». L'esperimento, dice Bono, è stato più volte realizzato con successo in altri Paesi: «Rimaniamo sorpresi nel vedere il pubblico ai concerti alzarsi in piedi e applaudire un simbolo oggetto di grandi polemico, e persino di disprezzo in alcuni ambienti». Per quale motivo Paul e compari sventoleranno il vessillo stellato? Probabilmente ci sono ragioni che attengono alla psichiatria, e che qui per ovvi motivi non possiamo esaminare. Si potrebbe anche pensare che vogliano insultarci ma - almeno in teoria - anche questa ipotesi è da escludere. Bono, infatti, si dice amico dell'Italia. Effettivamente, però, i motivi per cui egli dichiara di ammirarci sono quanto meno strampalati. «Da europeo», scrive, «mi sento orgoglioso pensando agli italiani e ai tedeschi che hanno accolto così tanti rifugiati siriani quando questi, terrorizzati, hanno cominciato a fuggire dalla guerra civile». Ecco: non sappiamo di quale marca di birra faccia uso Bono, ma gli consigliamo di cambiarla. L'Italia non ha accolto rifugiati siriani. Nel nostro Paese, è bene che il Ceo degli U2 lo sappia, sono giunte centinaia di migliaia di immigrati irregolari che non provenivano da zone di guerra, che non fuggivano da carestie o disastri climatici. Sono arrivati qui e abbiamo dovuto farcene carico, perché così hanno deciso i nostri precedenti governi così amici dell'Ue.Nel frattempo, la cara Europa ignorava completamente l'emergenza: non si è fatta carico dei clandestini e nemmeno della maggior parte dei (pochi) profughi veri che arrivavano. Se si esclude qualche elemosina, non ci hanno nemmeno aiutato economicamente. In compenso, ha fatto di tutto per trasformarci in un campo profughi. Dunque, se Bono è orgoglioso di noi per via dei siriani, si sbaglia di grosso: non vogliamo onori immeritati. In realtà, il signor Hewson fa semplicemente finta di non sapere. Egli conosce benissimo la situazione, non a caso, sempre ieri, si è presentato al Parlamento Ue assieme ad Antonio Tajani e ha dichiarato che le migrazioni dall'Africa sono «un'incredibile opportunità». Sì, certo: un'ottima opportunità per schiavisti e manigoldi in stile Salvatore Buzzi. Sull'argomento, il dottor Bono, poeta della banalità e cantore del regime, pretende di darci lezioni. Vuole spiegarci che siamo stati incoscienti a cedere alle sirene populiste. «Fomentati dalle asimmetrie della globalizzazione e dal fallimento della gestione della crisi migratoria», spiega, «i nazionalisti affermano che la diversità è un pericolo. Rifugiatevi - ci dicono - nell'omogeneità; scacciate il diverso. La loro visione per il futuro», prosegue, «mi sembra molto simile al passato: politica identitaria, risentimento, violenza». Ci vuole un bel coraggio per proferire simili cialtronate. Prendiamo «l'omogeneità». Beh, se c'è qualcuno che prova a imporla con la forza, è senz'altro l'Unione europea. Da quando è nata non fa altro che attentare all'identità dei popoli, cercando di distruggerli per creare l'homo europaeus preconfezionato e standardizzato. Ma, di nuovo, sono dettagli. Bono, tuttavia, avanza con la bacchetta in mano: «L'Italia è sempre stata al centro di questo grande progetto comune. Adesso invece si trova al centro di una crisi che minaccia tutti noi e che, se lasciamo che le nostre divisioni ci definiscano, potrebbe consumarci». Vediamo di interdici: di che crisi parla, il nostro musicante? Se si riferisce alla crisi economica, in parte ha ragione. Il nostro Paese ha effettivamente difficoltà, ma per lo più sono dovute proprio alle politiche europee, all'imposizione della moneta unica e all'austerità che Bruxelles ha gentilmente sostenuto negli ultimi decenni. Bono era quello che gridava a Silvio Berlusconi: «Cancella il debito!», riferendosi a quello degli Stati africani. Già, il loro andava eliminato, il nostro invece deve fungere da corda per l'impiccagione, no? In realtà, la crisi di cui blatera il cantante è essenzialmente politica. Egli non gradisce i nostri attuali governanti, i quali secondo lui minacciano «tutti i successi» dell'Ue con le loro scelte scriteriate. In buona sostanza, Bono si colloca a fianco dei vari Jean Claude Juncker, Jeroen Dijsselbloem, Pierre Moscovici e simili. Cioè i simpaticoni che in questi giorni tifano per la sottomissione dell'Italia. Gente che gradirebbe commissariarci onde impedirci di rifiutare le mortifere politiche d'austerità che fino ad oggi abbiamo pagato con lacrime e sangue. A differenza degli euroburocrati votati da nessuno (in Ue e a casa loro), Bono ha qualche milioni di dischi venduti all'attivo. Per questo si sente in diritto di farci la morale. Vuole «dare un'anima» alla bandiera Ue? Sappia che l'anima ce l'ha già, ed è nera. Dice che «l'Europa è un'idea che deve diventare sentimento»? Sappia che il sentimento c'è già, ed è il fastidio. Sventolare quel vessillo in Italia, oggi, è più o meno come sventolare una bandiera inglese a Belfast. La bandiera Ue, oggi, è l'emblema di una potenza nemica. Bono probabilmente lo sa, ma è ugualmente fiero del suo ruolo di collaborazionista.