2019-10-29
Il clima sulla Terra cambia da sempre. Il caldo porta più benefici che danni
Troppi allarmi sul «global warming». Tra il IX e il XIV secolo la temperatura salì in media di un grado, migliorando le rese agricole. La Groenlandia era verde e coltivabile, in Inghilterra si produceva il vino.Si parla continuamente dei cambiamenti climatici che deriverebbero dall'uomo e dall'inquinamento da lui provocato, quasi che fosse la prima volta che ciò avviene. Ma in passato come stavano le cose? Interessante studiare, sulla base di dati scientifici (in particolare lo studio dei fossili), quanto successe in Europa dal IX al XIV secolo, quando cioè si passò dal Periodo caldo medievale alla Piccola era glaciale, e ovviamente l'inquinamento e l'anidride carbonica non avrebbero potuto interferire o influenzare questi cambiamenti climatici. Dal IX al XIV secolo la temperatura globale salì in media di oltre un grado. E per più di quattrocento anni il tempo fu più mite in tutta l'Europa. Soprattutto nelle regioni del nord, dalla Russia alla Scandinavia, dalle isole britanniche all'Islanda. Fino alla Groenlandia che, non a caso, venne chiamata «Terra verde» quando fu scoperta dai Vichinghi alla fine del 900, esattamente nel 980. Il Periodo caldo medievale, è stato studiato a lungo dai paleoclimatologi, gli scienziati che ricostruiscono l'andamento del clima attraverso l'utilizzo di dati di origine animale e vegetale, i fossili in primis. La paleoclimatologia è arrivata a studiare il clima della Terra fino a circa 2,5 miliardi di anni, grazie alle rocce e ai fossili più antichi, e vi sono sempre stati cambiamenti climatici, anche quando l'uomo proprio non c'era. Nei secoli caldi, con temperature più miti, la mortalità infantile diminuì in tutto il Vecchio continente e questo dimostra il benefico effetto sulla salute del clima più mite. E nel giro di trecento anni, dal 1100 al 1300, la popolazione europea passò da 40 a 60 milioni di abitanti. Con più gente serviva più terra: così si allargarono le aree coltivabili e migliorarono pure le rese agricole. Il grano venne coltivato anche molto più a nord dell'area mediterranea. vigneti inglesiSecondo questo reperto di Federico Fioravanti, giornalista, ideatore e direttore del Festival del Medioevo si arrivò a produrre vino anche nella parte centrale dell'Inghilterra e nella East Anglia, quasi fino al 53° parallelo, più di 500 chilometri a nord dell'attuale limite delle coltivazioni che non va oltre Parigi e Nantes. I meteorologi concordano sul fatto che all'epoca sull'isola britannica ci fossero meno piogge e non si registrassero gelate in primavera. Il venerabile Beda nella sua Storia ecclesiastica del popolo inglese del 731 parla del vino inglese. Era un vero nettare se Alfredo il Grande, sul trono fino all'anno 899, decise di adottare dure sanzioni verso chi danneggiava i vigneti. Il Domesday Book, l'inventario delle proprietà inglesi, fatto redigere da Guglielmo I nel 1086, cita notizie specifiche su 38 vigneti impiantati nel sud del paese. Dalle cronache al mito, il passo è breve. Sappiamo che i Vichinghi, quando nel IX secolo raggiunsero il nord America cinquecento anni prima di Colombo, chiamarono quella sconosciuta terra Vinland, proprio per un tipo di vite che lì cresceva in abbondanza. Le nuove colonie che presero piede nell'attuale Terranova furono abbandonate verso la metà del secolo XI. Anche perché lungo le rotte verso la Groenlandia, a causa del clima più caldo, erano aumentati a dismisura gli iceberg che rendevano pericolosissima la navigazione. L'Islanda, terra di vulcani dal clima più temperato grazie alla Corrente del Golfo, era già stata raggiunta dai norvegesi, forse nell'anno 874. Quando Erik il Rosso e i suoi uomini la colonizzarono, la Groenlandia non era il freddo territorio che conosciamo oggi. Così, i primi esploratori poterono coltivare i campi e allevare il bestiame. Nel momento del loro massimo splendore, le verdi terre ospitarono quasi 3.000 persone, 190 fattorie e anche una sede vescovile. In alcune sepolture degli antichi vichinghi groenlandesi, gli archeologi hanno trovato resti di radici insieme a una tipologia di flora mai più vista a quelle latitudini. Nei «secoli caldi», in molte zone d'Europa la crescita delle colture portò anche a maggiori disboscamenti. In Francia gli ampi e radi boschi di querce favorirono l'allevamento dei maiali e del bestiame. Prove di un clima molto più mite nel 1100 e nel 1200 sono state trovate anche attraverso lo studio dei ghiacciai. Nei luoghi del ghiacciaio svizzero di Grindelwald, dove ora non c'è traccia di vegetazione, sorgeva una foresta rigogliosa, poi distrutta dalla espansione glaciale che arrivò a partire dal Trecento (Piccola era glaciale). Un'altra prova del riscaldamento medievale arriva dalla diffusione della malaria, che secondo i manuali di medicina può diffondersi quando per più di due mesi la temperatura media non scende mai sotto i 18 gradi centigradi. Si iniziò a parlare della grave malattia dopo il X secolo. L'epidemia raggiunse il suo picco massimo tra il 1100 e il 1150 quando raggiunse perfino la Norvegia. La malaria scomparve dall'Europa centrale già a partire dal Trecento con la Piccola era glaciale, ma rimase a lungo nelle regioni meridionali. I cronisti medievali registrarono con allarme anche le invasioni delle cavallette che nell'anno 873 dall'Africa raggiunsero Spagna, Francia e Germania. Le locuste tornarono a infestare l'Austria e l'Ungheria pure nel 1195. il freddo e la pesteDopo più di quattro secoli caldi, le temperature cominciarono a abbassarsi abbastanza rapidamente. I paleoclimatologici ci spiegano che il «Periodo caldo medievale» fu interrotto dalla Piccola era glaciale che durò dal Trecento alla metà dell'Ottocento. In tutta Europa avanzarono i ghiacciai. Il clima più freddo porto con sé gravi carestie e altre epidemie, tra cui la famigerata «peste nera», che a metà del XIV secolo funestò tutta l'Europa medievale. Oggi si sta andando lentamente, pare, ancora verso un periodo caldo che, almeno per l'Europa, avrà più benefici che danni per la nostra salute. Infatti, tutti coloro che lo possono fare dal punto di vista economico, dal nord dell'Europa si trasferiscono in inverno in paesi più caldi come le Canarie e il Marocco o negli Stati Uniti dal nord alla Florida, con beneficio sulla loro salute in quanto oggi le persone che beneficiano del caldo sono quelle che hanno problemi molto comuni di artrosi e malattie cardio-polmonari.