2021-01-30
Il centrodestra si compatta: chiede di tornare alle urne e attende il flop del mediatore
Giorgia Meloni in stampelle: «No a un governo zoppo come il Conte ter». Poi Matteo Salvini offre al Colle la responsabilità di tutta la coalizione e propone (invano) Maria Elisabetta Casellati«Diciamo no a un governo zoppo come il Conte ter». Prima che farla annunciare da Matteo Salvini per l'ennesima volta, Giorgia Meloni rappresenta fisicamente la decisione presentandosi al Quirinale con le stampelle, vittima di un incidente sportivo. È lei stessa a scherzarci sopra: «Uno strappo al polpaccio. Cercavo di fare sport ma sono troppo vecchia. Comunque noi non facciamo la quarta gamba di nessuno». Un mezzo sorriso dentro una giornata fredda e plumbea, quella che sancisce la siderale distanza fra il centrodestra e Giuseppe Conte, chiuso nella sua torre di Babele ormai come in una prigione. Ma anche da Sergio Mattarella, che proprio non ha alcuna intenzione di discostarsi dalla strada battuta nell'agosto del 2019 e di aprire uno spiraglio a un'alternativa alle quattro sinistre. Con la sensazione che nel minuetto istituzionale la parte destinata al centrodestra sia quella della foglia di fico. Eppure la delegazione guidata da Salvini è volutamente compatta e determinata a marcare la differenza con un centrosinistra sempre più friabile e litigioso, incapace di trovare un baricentro credibile per affrontare la peggior crisi sanitaria, economica e istituzionale del dopoguerra. L'incontro con il presidente della Repubblica dura un'ora scarsa, ciascuno dietro il plexiglass in un clima surreale. Manca Silvio Berlusconi, collegato in videoconferenza, ma gli altri ci sono tutti: Antonio Tajani per Forza Italia, Giovanni Toti per Cambiamo, Antonio De Poli per l'Udc e Maurizio Lupi per Noi con l'Italia. C'è soprattutto, palpabile, la volontà di marcare una forte discontinuità, di mandare a casa definitivamente Conte e la sua corte dei miracoli, e di imboccare la via che porta alle elezioni. In subordine, di mettersi a disposizione del capo dello Stato per continuare a collaborare sui temi concreti che impattano sulla vita dei cittadini: la campagna vaccinale, il Recovery plan, il sostegno ai più deboli, alle imprese e al commercio in ginocchio. In quest'ottica la coalizione avanza una proposta concreta, chiede a Mattarella di dare l'incarico esplorativo alla presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. La richiesta arriva da tutti e c'è anche una sottolineatura: «Sarebbe sorprendente se l'incarico non andasse alla seconda carica dello Stato, nel pieno rispetto delle prerogative della Costituzione». È un sostegno forte per provare a stoppare le tentazioni di rimandare in Parlamento Conte per la terza volta o il presidente della Camera, il pentastellato Roberto Fico, per la prima. In serata si sa che il tentativo era destinato a fallire, anche se la Casellati piace a Mattarella perché è giuridicamente molto preparata e ha dato in questi due anni dimostrazione di equilibrio e polso nel rappresentare le istituzioni. La richiesta del centrodestra non va in porto, il presidente conferma di fare l'arbitro indossando (pure orgogliosamente) la maglia di una delle due squadre in campo. Alla fine del summit è Salvini a fungere da portavoce. «La delegazione unitaria del centrodestra, che rappresenta la maggioranza del Paese e governa 14 regioni su 20, ha espresso al presidente della Repubblica la comune preoccupazione per la situazione sanitaria, economica e sociale, aggravata da un governo incapace e nato da un accordo di palazzo». Nel Salone delle Feste il leader della Lega legge un documento siglato da tutti e prosegue: «La crisi causata dai litigi, dalla vanità e dagli interessi personali di chi stava al governo necessità di una soluzione rapida e incisiva. Abbiamo confermato la richiesta di sciogliere le Camere e andare a elezioni per dare agli italiani un governo coeso con un programma condiviso dagli elettori e con una maggioranza forte per affrontare in tempi brevi i gravi problemi della nazione». Arriva anche l'apertura nei confronti dei temi chiave di un eventuale governo d'emergenza. «Abbiamo anche confermato la piena disponibilità a collaborare per tutti i provvedimenti necessari a salvaguardare gli interessi degli italiani, come peraltro fatto fino a oggi e in modo spesso decisivo, a partire da un efficace utilizzo dei fondi del Recovery, dal piano vaccini fino ai ristori e ai rimborsi per famiglie e imprese. Tutti i componenti hanno però escluso qualsiasi appoggio alla riedizione della stessa maggioranza che sta tenendo in ostaggio il Paese è che sarebbe ancor più debole se garantita da voltagabbana».Ed ecco la frase finale di Salvini, quella che mostra le differenze anche all'interno di un'alleanza solida. «Tutti i componenti si sono riservati, ove non si andasse alle elezioni, di valutare ogni decisione che spetta costituzionalmente al capo dello Stato». Un passaggio necessario per tenere insieme il voto senza alternative della Meloni, la volontà della Lega di «vedere con chi e per fare cosa», e la disponibilità a partecipare a un governo tecnico sotto l'ombrello di Mattarella da parte di Forza Italia e delle altre componenti centriste. Si torna così al punto di partenza, a quel «no a governoni con dentro Forza Italia, mi rifiuto per il bene del Cavaliere», pronunciato ancora da Salvini nei giorni scorsi. E spiegato così: «Mi rifiuto di pensare a un governo Pd-M5s-Leu Boldrini e Forza Italia per il bene che voglio a Silvio Berlusconi e per l'idea del centrodestra che governa la maggioranza dei Comuni e delle Regioni nel Paese». Il problema è che il mefistofelico Mattarella, in mancanza d'altro, ha in mente anche questo.
La commemorazione di Charlie Kirk in consiglio comunale a Genova. Nel riquadro, Claudio Chiarotti (Ansa)
Il food è ormai da tempo uno dei settori più di tendenza. Ma ha anche dei lati oscuri, che impattano sui consumatori. Qualche consiglio per evitarli.
Charlie Kirk (Getty Images)