2021-10-21
Il centrodestra ritrova l’unità ma Forza Italia è una polveriera
Incassata la batosta alle amministrative, si riparte dal no compatto al sistema proporzionale e da univoche indicazioni per il Colle. Tensioni azzurre tra l’ala filo sovranista e quella moderata: la Gelmini all’attaccoIl centrodestra ritrova la sua compattezza, ma Forza Italia è una polveriera. La cronaca della giornata di ieri va scritta su due piani: quello che riguarda il vertice tra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che si svolge a Villa Grande, e quello relativo alla scelta del nuovo capogruppo alla Camera, il successore di Roberto Occhiuto, eletto presidente della Calabria. Partiamo dal vertice dei leader: Berlusconi, Salvini e la Meloni si incontrano a pranzo, nella nuova residenza romana del Cav, la villa sull’Appia antica che fu di Franco Zeffirelli. Il summit fila liscio come l’olio: abbracci, sorrisi, barboncini che scodinzolano come ai vecchi tempi. Al termine, una nota congiunta sintetizza la compattezza granitica della coalizione: «Incontro cordiale», recita il documento, «tra Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini a Villa Grande a Roma. In un clima di massima collaborazione, dopo un attento esame dei risultati elettorali e delle cause che li hanno determinati, i leader del centrodestra hanno stabilito che, d’ora in avanti, avranno incontri periodici, con frequenza settimanale, per concordare azioni parlamentari condivise. Con questo stesso spirito», prosegue la nota, «il centrodestra intende muoversi compatto e per tempo per preparare i prossimi appuntamenti elettorali e politici, con particolare attenzione all’elezione del prossimo presidente della Repubblica. Il centrodestra intende continuare a lavorare come coalizione e ha confermato conseguentemente la propria indisponibilità a sostenere un cambiamento della legge elettorale in senso proporzionale».Dunque, Forza Italia mette a tacere le voci su una presunta disponibilità a considerare una riforma della legge elettorale in senso proporzionale: una notizia di grande significato politico, considerato che questo tipo di scenario avrebbe consentito al partito di Silvio Berlusconi di godere di maggiore autonomia nei confronti di Lega e Fratelli d’Italia. Berlusconi però non ne vuole sapere di mettere a rischio la compattezza del centrodestra, e non è un caso che il comunicato congiunto faccia riferimento alla elezione del prossimo presidente della Repubblica. Berlusconi accarezza il sogno di diventare capo dello Stato, e ha chiesto a Salvini e alla Meloni garanzie in merito alla tenuta dei loro gruppi parlamentari. Mentre Silvio, Giorgia e Matteo discutono, alla Camera va in scena la rottura tra le due anime di Fi, quella filosovranista, guidata da Antonio Tajani e Licia Ronzulli, e quella moderata, capeggiata dai ministri Mara Carfagna, Mariastella Gelmini e Renato Brunetta. Il designato da Tajani e Ronzulli per il ruolo di capogruppo a Montecitorio è Paolo Barelli, esponente della corrente di Fi più vicina alla Lega e a Fdi. Un terzo dei deputati, 26 su 77, chiedono però il voto segreto, e lanciano in campo una candidatura alternativa, quella di Sestino Giacomoni, storico collaboratore di Berlusconi. Giacomoni avrebbe la possibilità, a scrutinio segreto, di farcela, ma arriva il colpo di scena: Berlusconi indica come capogruppo Barelli. Giacomoni a quel punto si ritira, Barelli viene eletto capogruppo per acclamazione, ma esplode la protesta all’interno di Forza Italia. La Gelmini si lascia andare a un durissimo sfogo: «C’è uno spazio politico immenso», dice il ministro in assemblea, a quanto apprende La Verità, «al centro, c’è voglia di una forza politica moderata, liberale, europeista, ma continuando ad essere una succursale della Lega quello spazio verrà occupato da altri. Dovremmo rivendicare con forza», aggiunge la Gelmini, «i risultati che otteniamo nel governo Draghi».La linea della Gelmini è condivisa dalla Carfagna, da Brunetta e da tanti altri esponenti di Forza Italia, ma la resa dei conti all’interno del partito avverrà subito dopo l’elezione del presidente della Repubblica. Intanto, Matteo Salvini veste i panni di leader della coalizione: «Per il capo dello Stato si vota a febbraio», dice Salvini, «ne parleremo più avanti. Il centrodestra voterà compatto, e siccome su mille persone che lo voteranno 450 sono del centrodestra, qualunque scelta da qua dovrà passare. Con il voto, compatto, di tutti i parlamentari di centrodestra e questo è sicuro. La mia speranza e il mio obiettivo», argomenta Salvini, «è di andare unitamente da Draghi, sia chi è in maggioranza sia chi è all’opposizione, per portare le richieste del centrodestra sul taglio delle tasse e avere una manovra coraggiosa che metta ancora più miliardi sul taglio tasse, sulle bollette di luce e gas, per chi assume lavoratori, per evitare il lavoro nero e che tenga in vita la flat tax. Ho chiesto a Berlusconi», sottolinea Salvini, «di fare un incontro la prossima settimana con in nostri ministri, di Lega e Forza Italia, perché sei ministri che lavorano compatti ottengono più risultati. Il sistema proporzionale significa il caos, noi vogliamo un sistema che la sera del voto ti dice chi governa, chi ha vinto e perso, quindi un sistema maggioritario. La permanenza della Lega nel governo», precisa Salvini, «non è in discussione».