2019-05-25
Il centrodestra può prendersi tutto il Nord
Election day in 3.810 Comuni e soprattutto in Piemonte, unica grande Regione settentrionale ancora governata dal centrosinistra. Se il candidato unitario, l'azzurro Alberto Cirio, dovesse prevalere su Sergio Chiamparino, la sconfitta per il Pd e i suoi alleati sarebbe devastante.Finalmente ci siamo: conclusa la campagna elettorale, domani, domenica 26 maggio, si vota. Italiani chiamati alle urne, dalle 7 alle 23, non solo per le europee, ma anche per le regionali in Piemonte e per eleggere oltre 3.800 sindaci. Nella Circoscrizione Trentino-Alto Adige, collegi uninominali di Trento e Pergine Valsugana, si voterà per eleggere i due deputati vacanti per dimissioni.Partiamo dal Piemonte, dove il risultato avrà certamente una valenza nazionale. Il Piemonte, infatti, è l'unica grande regione del Nord ancora governata dal centrosinistra, e se il centrodestra riuscisse a spuntarla, per il Pd e i suoi alleati la sconfitta sarebbe devastante. Sono quattro i candidati alla presidenza: oltre al governatore uscente e candidato per il centrosinistra, Sergio Chiamparino del Pd, sono in corsa per il centrodestra l'europarlamentare di Forza Italia, Alberto Cirio; il candidato del Movimento 5 stelle, Giorgio Bertola, e quello del Popolo della famiglia, Valter Boero.Cirio può contare sul centrodestra al completo: lo sostengono la Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia, Udc e Sì Tav Sì Lavoro per il Piemonte nel cuore. Chiamparino, da parte sua, conta sul sostegno del centrosinistra nella versione larga: la sua coalizione comprende Pd, Moderati, +Europa Sì Tav, Chiamparino per il Piemonte del Sì, Demos, Liberi uguali Verdi e L'Italia in Comune.Si può votare per una lista provinciale, contrassegnando il corrispondente simbolo riportato sulla scheda elettorale: il voto si intende espresso a favore della lista provinciale e si trasferisce automaticamente alla lista regionale collegata e al relativo candidato presidente della Regione; si può votare per una lista provinciale, contrassegnando il corrispondente simbolo riportato sulla scheda elettorale e contrassegnare anche il simbolo o il nominativo del candidato residente della Regione collegato: in questo modo, il voto si intende espresso a favore della lista provinciale e a favore della lista regionale e del candidato presidente; si può esprimere il proprio voto solo per il candidato presidente della regione, contrassegnando il simbolo oppure facendo un segno sul nome dello stesso candidato: il voto si intende espresso solo per la lista regionale e per il candidato presidente, ma non si trasferisce ad alcuna lista provinciale collegata; è consentito anche il voto disgiunto: si può votare tracciando un segno sul simbolo di una lista provinciale e un altro segno sul nominativo o sul simbolo del candidato presidente della Regione non collegato alla lista provinciale votata: in questo caso, il voto è attribuito validamente sia alla lista provinciale prescelta che al candidato presidente della Regione votato ed alla sua lista regionale. In tutti i casi descritti si può anche dare un voto di preferenza a un solo candidato compreso nella lista provinciale prescelta scrivendo il cognome, oppure il nome e cognome, sulla riga tracciata alla destra del simbolo della lista provinciale stessa.Per i Comuni fino a 15.000 abitanti, si vota col turno unico: vince il candidato a sindaco che ha ricevuto più voti. Per i comuni superiori ai 15.000 abitanti vige il doppio turno: se nessuno dei candidati a sindaco ottiene il 50% più uno dei voti, i primi due classificati andranno al ballottaggio il 9 giugno prossimo. Per quel che riguarda i 5 capoluoghi di regione, a Bari il sindaco uscente è Antonio Decaro del Pd, presidente dell'Anci; a Campobasso è Antonio Battista (Pd); a Firenze il renzianissimo Dario Nardella (Pd); a Perugia l'uscente è Andrea Romizi (Forza Italia); a Potenza, Dario De Luca (Fdi). La sfida di Firenze, feudo del Pd renziano è molto importante: Nardella, sindaco uscente, dovrà vedersela, tra gli altri, con Ubaldo Bocci, candidato del centrodestra, e con Roberto De Blasi, candidato del M5s. Nardella spera di vincere al primo turno: il ballottaggio sarebbe rischiosissimo. Per quel che riguarda i capoluoghi di provincia, i sindaci uscenti sono: a Pescara, Marco Alessandrini (Pd); ad Avellino c'è un commissario prefettizio, dopo le dimissioni del sindaco del M5s, Vincenzo Ciampi; a Ferrara, Tiziano Tagliani (Pd); a Forlì, Davide Drei (Pd); a Modena, Gian Carlo Muzzarelli (Pd); a Reggio Emilia, Luca Vecchi (Pd); a Bergamo, Giorgio Gori (Pd); a Cremona, Gianluca Galimberti (Pd); a Pavia, Massimo Depaoli (Pd); ad Ascoli Piceno, Guido Castelli (Fi); a Pesaro, Matteo Ricci (Pd); a Urbino, Maurizio Gambini (Indipendente); a Biella, Marco Cavicchioli (Pd); a Verbania, Silvia Marchionini (Pd); a Vercelli, Maura Forte (Pd); a Foggia, Franco Landella (Fi); Lecce è amministrata da un commissario prefettizio; a Livorno, Filippo Nogarin (M5s); a Prato, Matteo Biffoni (Pd); a Vibo Valentia, Elio Costa (Fi). Fari puntati su Bergamo, dove il sindaco uscente Giorgio Gori, volto noto del Pd, rischia grosso contro il leghista Giacomo Stucchi, presentato dal centrodestra unito. Gli altri candidati sono Nicholas Anes del M5s e Francesco Macario che guida la lista di sinistra Bergamo in Comune.