2022-10-27
Il Cav ricuce lo strappo e torna a trattare
Silvio Berlusconi e Licia Ronzulli (Ansa)
Silvio Berlusconi rivendica il ruolo di padre del centrodestra e promette leale collaborazione. Spazzando via ogni ambiguità sulla crisi internazionale: «Sempre stato uomo di pace e dalla parte dell’Occidente». Sullo sfondo resta aperta la partita dei sottosegretari.Un supernonno al servizio delle istituzioni: Silvio Berlusconi indossa i panni dello statista e il suo discorso al Senato, in sede di dichiarazione di voto sulla fiducia al governo guidato da Giorgia Meloni, è tutto all’insegna della leale collaborazione con il premier e della rivendicazione di aver fondato, nel 1994, il centrodestra italiano, «rimasto unito da allora». Sulla politica estera, il passaggio più atteso dopo le polemiche delle scorse settimane, la prevedibile rivendicazione degli accordi di Pratica di Mare del 2002, quando Berlusconi riuscì a mettere insieme, allo stesso tavolo, George W. Bush e Vladimir Putin: «Io sono sempre stato un uomo di pace», scandisce Berlusconi, «e i miei governi hanno sempre operato per la pace e sempre in pieno accordo con i responsabili di governo dell’Europa, della Nato e degli Stati Uniti, come ho avuto modo di ricordare solennemente davanti al Congresso americano. Nel 2002, dopo un lungo e appassionato lavoro diplomatico, ero riuscito a convincere il presidente Bush, il presidente Putin e tutti i responsabili di governo dei Paesi della Nato», ricorda il Cav, «a sottoscrivere il trattato di Pratica di Mare, l’accordo che poneva fine, dopo oltre 50 anni, alla Guerra fredda, un accordo considerato da tutti come un vero e proprio miracolo. Di fronte all’attuale situazione», precisa a scanso di equivoci Berlusconi, «non possiamo che ribadire e consolidare le linee portanti della nostra politica estera, e cioè la solidarietà con l’Occidente, quella solidarietà che ha sempre caratterizzato i nostri governi e che deve essere patrimonio comune della nazione, soprattutto di fronte alle minacce internazionali vecchie e nuove. Noi dobbiamo lavorare per la pace e lo faremo in pieno accordo con i nostri alleati occidentali e nel rispetto della volontà del popolo ucraino. Su questo la nostra posizione è ferma e convinta», aggiunge Berlusconi, «è assolutamente chiara e non può essere messa in dubbio da nessuno, per nessun motivo». La parola «pace» Berlusconi la scandisce più volte. «Certamente», dice ancora l’ex premier, passando ad analizzare altri argomenti, «una delle priorità da affrontare nel più breve tempo possibile è la riforma della tassazione, per un fisco più equo e più leggero, pur nella necessità di non disattendere i vincoli di bilancio che l’Europa e i mercati ci impongono. Anche La riforma della giustizia», sottolinea Berlusconi, «è una priorità irrinunciabile, per una questione non solo di durata ragionevole dei processi ma soprattutto per una questione di civiltà e di libertà. Una riforma davvero garantista, non contro la magistratura ma per il diritto, per l’equità, per la libertà». Un discorso, quello di Berlusconi, preceduto dall’annuncio dell’arrivo, poche ore prima, del nipote numero 17, il secondo figlio di Luigi, il più piccolo dei rampolli di Silvio, e Federica Fumagalli. Un annuncio che strappa all’Aula l’unico applauso (quasi) bipartisan, anzi quadripartisan, della giornata. Prima di Berlusconi, al momento della discussione generale, interviene Licia Ronzulli, capogruppo di Fi a Palazzo Madama, che lancia al premier un messaggio di pace e amore: «Mi conceda una piccola parentesi», dice la Ronzulli, «inutile negarlo: ci hanno voluto rappresentare divise e diverse, in realtà tante cose ci accomunano da figlie, da madri, da donne, da parlamentari esponenti del centrodestra». La Meloni si volta verso la senatrice di Fi, abbozza un sorriso non proprio spontaneo ma subito dopo inizia a tossire: allergia alla Ronzulli? No, il presidente del Consiglio ha la voce roca per la stanchezza, ma l’effetto visivo è da commedia dell’arte. Da tragedia greca, invece, il volto di Antonio Tajani: seduto al fianco della Meloni ha un’espressione nera come il petrolio, segno che ormai anche la voce di Licia Ronzulli, con la quale è ai ferri corti, basta a innervosire il ministro degli Esteri. Il suo intervento, manco a dirlo, è il più atteso della giornata. Berlusconi arriva al Senato alle 17.15, da Villa Grande, dove ha limato il suo discorso. «La situazione è difficile», dice ai cronisti, «ma noi diamo convintamente la nostra fiducia». Berlusconi si accomoda al suo banco, ed è questo il suo «vero» ritorno a Palazzo Madama, nove anni dopo la decadenza per la legge Severino: la prima volta, quella dell’elezione di Ignazio La Russa alla presidenza di Palazzo Madama, lo scorso 13 ottobre, è stata rovinata dal tranello parlamentare teso da Fi ai danni del presidente del Senato e sventato dalle opposizioni. Stavolta l’atmosfera è assai più rilassata, Berlusconi viene circondato da un capannello di colleghi: tutti i suoi senatori, ovviamente, ma pure Mario Monti e Pierferdinando Casini. Alla fine del suo intervento, tutto il centrodestra e l’intero governo, Meloni compresa, tributano a Silvio una standing ovation. Il centrodestra torna compatto, anzi «granitico», come amava definirlo il Cav quando era lui a condurre la nave. Vedremo se le prossime settimane confermeranno l’armonia ritrovata. Dipenderà anche dalla partita su viceministri e sottosegretari: Fi si aspetta una compensazione, dopo essere stata penalizzata nella composizione del governo. Vedremo se la Meloni sarà sufficientemente generosa.
13 ottobre 2025: il summit per la pace di Sharm El-Sheikh (Getty Images)
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