2022-12-24
Il caos emendamenti è la normalità. Ma l’indignazione scatta solo ora
I giornaloni si scordano tutti i precedenti pur di dare addosso al governo Meloni.Sembra che col governo Meloni in Italia la maggior parte della stampa si sia svegliata come da un sogno che l’ha accompagnata negli anni dei governi precedenti e in particolare del governo Draghi che, addirittura, applaudivano alla fine delle conferenze stampa. «La manovra torna in commissione, scandalo!». «Emendamenti senza copertura, scandalo!». «Manovra passata in un solo ramo del Parlamento, mega scandalo!». Sembra veramente di vivere in un altro mondo come tante piccole Alicine nel Paese delle meraviglie. In altre parole, è come se nei confronti di questo governo il famoso metro «campione» conservato in Francia presso il Bureau international des poids et mesures di Sèvres dal 1889 si fosse per la prima volta accorciato, per cui anche un piccolo errore commesso dal governo Meloni risulta più grande di quelli commessi dai governi precedenti. Per evitare possibili fraintendimenti andremo a verificare al più presto a Parigi se il metro è rimasto un metro. Se volessimo fare un processo a questo governo a proposito della manovra dovremmo valutare il fatto che il governo medesimo possa godere delle attenuanti specifiche e anche di quelle generiche, prima di emettere un giudizio compiuto e giusto.Vediamo le attenuanti specifiche. Ce ne sono addirittura due. La prima. La coalizione che ora governa ha vinto le elezioni il 25 settembre. Il 22 ottobre Giorgia Meloni e i suoi ministri hanno giurato al Quirinale dinnanzi al presidente della Repubblica e sono entrati così ufficialmente in carica. Il 23 ottobre alle 12.30 è stato convocato il primo Consiglio dei ministri. Insomma, tra un adempimento e l’altro, di fatto, questo governo ha avuto a disposizione un mese e mezzo circa per scrivere e varare la manovra economica. Questi sono numeri, date, cifre sulle quali non è dato discutere, ma solo prenderne atto. Di tutto questo, salvo casi rarissimi, nell’informazione non si fa parola. Che sbadatelli! Che distrattoni! Perbacco, non ci hanno pensato. Ma c’è una seconda attenuante specifica ed è questo sistema istituzionale e di governo che ormai è stantio, non vecchio. Ci riferiamo al bicameralismo e anche ai poteri del governo. Speriamo che il governo in carica vi ponga rimedio proponendo delle riforme istituzionali che rendano più efficienti Parlamento e governo anche e soprattutto a proposito delle manovre economiche. È sempre bene ricordare che i parlamenti nacquero qualche secolo orsono per controllare i sovrani - in seguito i governi - perché non commettessero abusi contro la legge e contro i cittadini, e in particolare per controllare la spesa del sovrano prima, e dei governi poi. Col passare del tempo la situazione si è paradossalmente rovesciata. Oggi sono i governi che devono controllare i Parlamenti a proposito della spesa pubblica perché è noto a tutti che durante la manovra si ripete regolarmente ogni anno l’assalto alla diligenza certo non per spendere di meno ma per spendere di più. Deputati e senatori provano a portare qualcosa a casa, talvolta anche di rilevanza infima, pur di soddisfare qualche esigenza dei propri elettori e del proprio territorio e giustificare così il loro stipendio (erogato loro da noi medesimi). Passiamo all’attenuante generica. Certo, non è un bello spettacolo quello offerto dal governo che pure, a nostro avviso, può avvalersi delle attenuanti specifiche. Avremmo preferito non assistervi e ci auguriamo che i prossimi anni, avendo tempi normali a disposizione, ciò non avvenga. Detto questo però, giova ricordare che, ad esempio, la Repubblica del 23 dicembre 2020 - Giuseppe Conte regnante - titolava così «Legge di bilancio 2021: la Ragioneria di Stato boccia un terzo degli emendamenti», 23 dicembre, otto giorni dai termini di scadenza della presentazione della legge di bilancio. Il 14 novembre del 2016 il Fatto Quotidiano titolava così «Legge di bilancio, decreto fisco rinviato in commissione per mancata copertura. Slitta esame della manovra alla Camera». La manovra tornò in commissione invece che andare in Aula che avrebbe dovuto verificare la ammissibilità di 4.962 emendamenti. Il 21 dicembre del 2017 sempre la Repubblica titolava così «La Corte dei conti boccia il bilancio: si rischia un buco da 300 milioni». Potremmo riempire tutto il giornale di citazioni da giornali che si occupavano delle manovre degli anni precedenti ma certamente non troviamo quelle grida allo scandalo che troviamo oggi. Proporrò a Belpietro di formare una commissione composta da giornalisti della Verità per recarsi a Sèvres e controllare che il metro sia rimasto tale. Comunicheremo ai dirigenti del Bureau che in Italia, in occasione di questa manovra, si è accorciato.
(Totaleu)
Lo ha detto l'eurodeputata della Lega Anna Maria Cisint, dopo la votazione alla commissione sulla pesca a Bruxelles, riguardo la vittoria sulla deroga delle dimensioni delle vongole, importante aspetto per l'impatto sul settore ittico.
L'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri Kaja Kallas (Ansa)