Mentre il principale indice Usa ha segnato un rialzo del 16%, le azioni del comparto delle rinnovabili sono in caduta libera (-34%). Una forbice del 50% che mostra la frenata della finanza sulle energie «pulite», con un calo negli investimenti da 2,7 miliardi di dollari.La finanza internazionale inizia a fare i conti con la realtà e, dopo l’ubriacatura ideologica degli ultimi anni, sembra iniziare a valutare le aziende del comparto green badando ai fondamentali. La frenata della transizione ecologica, del resto, è nei numeri ed è sempre più difficile nasconderla. Nelle ultime settimane si sono accavallate le notizie legate ai guai finanziari di grandi aziende del settore eolico come Siemens Energy e Orsted, oltre al rallentamento della produzione di veicoli elettrici da parte di Ford e General Motors e alla decisione dei governi (quello inglese e quello canadese per citare due esempi) di rallentare sulla decarbonizzazione.Ora anche gli indici azionari delle società del comparto delle energie rinnovabili vedono un allineamento su valori più obbiettivi rispetto alle reali prospettive. I rischi della transizione ecologica sono molti, e La Verità ne ha parlato spesso negli ultimi tre anni. Ma è solo da pochi mesi che i mercati finanziari hanno iniziato ad attribuire prezzi più ragionevoli ai titoli del comparto green, tenuto conto delle grandi incertezze che oggi toccano i mercati internazionali e dei rischi geopolitici.Uno degli Exchange traded fund (Etf) più liquidi sul mercato, specializzato proprio in aziende del settore green, è l’iShares Global Clean Energy, un fondo gestito da Black Rock. Questo fondo replica l’andamento di un indice chiamato S&P Global clean energy index, che raccoglie l’andamento di un paniere di circa 100 aziende del settore delle energie rinnovabili (fotovoltaico, eolico, idroelettrico).Ebbene, le quotazioni del fondo sono in caduta del 34% dall’inizio dell’anno, segnale di grande debolezza. Nello stesso periodo, l’indice azionario americano più importante, S&P 500, che raccoglie le 500 aziende a maggiore capitalizzazione degli Stati Uniti, ha fatto segnare un +16%. Dunque, la performance relativa del Clean energy index è addirittura del -50% rispetto al normale indice azionario.A dispetto di un andamento così svantaggioso, però, proseguono gli incentivi pubblici e le sovvenzioni a un settore che sta dimostrando di non riuscire a camminare con le proprie gambe.L’andamento negativo dell’indice green più liquido sul mercato non è il solo segnale di una frenata robusta del mondo della finanza nei confronti delle energie rinnovabili. Anche le emissioni di obbligazioni private legate alle energie cosiddette pulite hanno subito un rallentamento. Se nel 2021 erano state emesse sul mercato obbligazioni per 608 miliardi a livello mondiale, nel 2022 si è scesi a 541 miliardi di dollari e il 2023 chiuderà sotto questa cifra, attorno ai 510 miliardi di dollari. Al momento ci sono in circolazione 2.288 miliardi di dollari di obbligazioni verdi. Una bella cifra.Questo è certamente un buon motivo per cui ci si affanna a sostenere un settore che se oggi andasse in crisi trascinerebbe con sé banche e borse di mezzo mondo.Ma la realtà si impone sempre. Negli Usa, gli investimenti in fondi «sostenibili» hanno visto un deflusso netto di 2,7 miliardi di dollari nel periodo luglio-settembre 2023. Alcune società di gestione hanno addirittura cancellato in alcuni dei propri prodotti finanziari i riferimenti all’Esg (Environment, Social and Governance). Le società del tradizionale settore degli idrocarburi, invece, hanno fatto segnare nel 2022 e 2023 profitti da record, attirando così ancora l’interesse degli investitori. Non solo: la grande liquidità a disposizione dei colossi del petrolio ha favorito una intensa attività di fusioni e acquisizioni. Emblematici i casi di Chevron ed Exxon, che nelle settimane scorse hanno fatto shopping di concorrenti con acquisti da decine di miliardi di dollari. I profitti record permettono altresì di concentrarsi su ulteriori sviluppi tecnologici e di fare investimenti in nuove esplorazioni. Il contrario, insomma, di quanto sta avvenendo nel settore delle energie pulite, dove vi sono fattori strutturali che bloccano lo sviluppo. Il primo ostacolo è il costo del denaro: molti investimenti sono stati decisi in tempi in cui i tassi di interesse erano prossimo allo zero, e il rapido innalzamento dei tassi ufficiali ha mandato fuori mercato moltissimi progetti di energie rinnovabili. Si è assistito a svalutazioni miliardarie, oppure ad aumenti dei prezzi fino al 50% nella vendita di energia, come nel caso della società francese Engie, che negli Usa ha dovuto così rimediare ai maggiori costi di finanziamento. Il secondo ostacolo è rappresentato dalle difficoltà che si riscontrano nelle catene di fornitura mondiali. Non solo alcuni materiali indispensabili alla transizione ecologica sono aumentati di prezzo, ma si verifica anche una difficoltà nel reperirli, sia per le tensioni geopolitiche che percorrono il pianeta sia per l’aumento della domanda. Infine, finanza a parte, dopo le incredibili scelte suicide degli ultimi anni, anche alcuni governi (solo alcuni) hanno finalmente capito che la questione della sicurezza energetica ha la priorità su ogni altra considerazione. Questa era in fondo la lezione di Enrico Mattei, che sembra sia stata dimenticata con troppa facilità. Soprattutto in quel di Bruxelles.
Alla presentazione a Lissone svelate le novità dell’edizione 2025-2026: tornano i mezzibusti, arrivano 60 figurine create con l’intelligenza artificiale e un album dedicato esclusivamente alla Serie B.
Per molti appassionati di calcio l’album Panini non è solo una collezione: è un’abitudine che attraversa l’infanzia e spesso torna anche da adulti, quando il piacere di sfogliare le pagine e scoprire i nuovi volti della stagione rimane lo stesso di sempre. Un piccolo rito che accompagna l’inizio di ogni campionato e che continua a parlare a generazioni diverse, pur cambiando linguaggi e riferimenti.
Luigi Lovaglio (Ansa)
L’ad riferirà il 5 al consiglio dell’istituto. La Bce certifica la tenuta dei conti dopo il blitz su Mediobanca. Che chiude l’«era» liberista.
Nel consiglio di amministrazione di Mps del 5 dicembre, convocato ufficialmente per venerdì, arriveranno sul tavolo anche le carte della Procura di Milano: i consiglieri esamineranno gli atti dell’inchiesta milanese che coinvolge l’amministratore delegato Luigi Lovaglio e gli azionisti Francesco Gaetano Caltagirone e Francesco Milleri. È una discussione inevitabile sul piano istituzionale, ma non per questo preludio a un cambio di guida.
Elly Schlein (Ansa)
All’evento di Fratelli d’Italia ci saranno i leader d’opposizione Giuseppe Conte, Angelo Bonelli, Matteo Renzi, Carlo Calenda, Roberto Gualtieri, Roberto Fico e persino Luigi Di Maio. Spicca l’assenza del segretario dem (e di Maurizio Landini) mentre numerosi esponenti del Nazareno hanno accettato i confronti. Presente Abu Mazen.
L’edizione di Atreju di quest’anno ospiterà tutto il governo e tutta l’opposizione tranne la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein. A tenerle buona compagnia anche il segretario della Cgil, Maurizio Landini. L’uno e l’altra assenti ingiustificati: Elly, una volta invitata, prima ha preteso di dettare condizioni, poi ancora una volta si è tirata indietro. Per la Cgil il discorso è diverso: l’invito quest’anno non sarebbe neanche partito. «Negli anni passati abbiamo posto l’invito alla Cgil e non è stato gradito, quest’anno non abbiamo voluto insistere per non metterli in difficoltà», spiega il deputato e responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli. Non solo Landini quindi, assente qualsiasi esponente del sindacato che guida, mentre i leader delle altre sigle (il presidente della Uil Pierpaolo Bombardieri, il segretario generale dell’Ugl, Francesco Paolo Capone, e il segretario generale della Cisl, Daniela Fumarola) saranno ospiti di un panel che si terrà l’11 dicembre con il ministro del Lavoro, Marina Calderone, e la deputata del Pd Paola De Micheli.
Carlo Nordio (Ansa)
Interrogazione urgente dei capogruppo a Carlo Nordio sui dossier contro figure di spicco.
La Lega sotto assedio reagisce con veemenza. Dal caso Striano all’intervista alla Verità della pm Anna Gallucci, il Carroccio si ritrova sotto un fuoco incrociato e contrattacca: «La Lega», dichiarano i capigruppo di Camera e Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, «ha presentato un’interrogazione urgente al ministro Carlo Nordio sul caso del dossieraggio emerso nei giorni scorsi a danno del partito e di alcuni suoi componenti. Una vicenda inquietante, che coinvolge il finanziere indagato Pasquale Striano e l’ex procuratore Antimafia Federico Cafiero de Raho, attualmente parlamentare 5 stelle e vicepresidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulle mafie. Ciò che è accaduto è gravissimo, pericoloso, e va oltre ogni logica di opposizione politica», concludono, «mettendo a rischio la democrazia e le istituzioni. Venga fatta chiarezza subito».






