2024-05-28
Il Fisco sbaglia 3 milioni di 730. Più del solito
Ernesto Maria Ruffini (Imagoeconomica)
Il direttore delle Entrate Ernesto Maria Ruffini si era vantato dell’enorme quantità di accessi in soli due giorni al modello precompilato. Stavolta peggio del 2023: errori dovuti al sistema automatizzato con cui sono processati i dati inseriti. Ai contribuenti l’onere della prova.La stagione del 730 precompilato non inizia nei migliori dei modi. Ieri l’Associazione nazionale dei commercialisti ha lanciato l’allarme errore, spiegando come fonti della Cisl «confermano che più di 3 milioni di modelli 730 precompilati messi a disposizione dei contribuenti risultano errati». Dati che secondo il presidente Anc, Marco Cuchel «potrebbero risultare peggiori rispetto all’anno scorso». Nel 2023 gli errori erano arrivati a campagna fiscale inoltrata e avevano riguardato soprattutto la certificazione unica e i dati comunicati dall’Inps. Quest’anno le anomalie sono arrivate in anticipo, riguardano casistiche diverse, il che fa presumere a Cuchel che il peggio debba ancora venire. Errori che sono dovuti a un’analisi poca attenta del dato che viene caricato e al fatto che questo genere di attività viene fatta in modo automatizzato. Senza un controllo preciso da parte dei funzionari del Fisco il risultato è che ogni anno ci sono errori che poi si ripercuotono inevitabilmente sui contribuenti. Già questo dovrebbe far ragionare sulla possibile introduzione di modelli tecnologici sempre più avanzati, come l’intelligenza artificiale, nelle mani del Fisco. Senza una guida umana accurata la possibilità che errori, anche ben più gravi del 730, si verifichino è del tutto plausibile. Tornando al 730, dal punto di vista tecnico l’Agenzia delle entrate manda i modelli precompilati ai contribuenti, questi li scaricano, li modificano (visto che molto spesso mancano dati, soprattutto in merito alle detrazioni edilizie e ai nuovi bonus) e infine, rispettando le scadenze, inviano il tutto. Quest’anno il direttore dell’Amministrazione finanziaria, Ernesto Maria Ruffini, al festival dell’economia di Trento ha annunciato che c’è stato un vero e proprio boom di accessi al canale per scaricare la propria dichiarazione dei redditi: «In due giorni ci sono oltre 7 milioni di cittadini che l’hanno inviato, 100.000 in più rispetto allo scorso anno». «Due su tre hanno scelto la modalità semplificata», sottolinea Ruffini. Altro risultato rivendicato dal direttore del Fisco è stato che i rimborsi sono più veloci, anche sul fronte Iva dove i tempi «quest’anno si sono ridotti a 67 giorni dalla richiesta rispetto a due anni fa quando erano 75 giorni: 67 giorni sono un tempo ragionevolmente breve». Dall’inizio dell’anno, inoltre, sono stati erogati più di mezzo milione di rimborsi Iva per un valore di 6,6 miliardi euro. Sicuramente rendere più veloci i tempi dei rimborsi è una buona cosa, ma a poco serve se le dichiarazioni sono piene di errori che complicano la vita fiscale ai cittadini. Molti di quei 7 milioni di italiani che hanno scaricato la propria dichiarazione e magari l’hanno anche già spedita, perché prima si invia il rendiconto fiscale e prima si riceve il relativo rimborso, dovranno fare i conti con gli errori dell’Agenzia delle entrate. Se si pensa poi che sarà la pubblica amministrazione a farsi carico economicamente di queste incongruenze ci si sbaglia di grosso. Quello che al momento il Fisco sta facendo è notificare la presenta di errori, e dunque l’immissione di un nuovo 730 ai contribuenti interessati, tramite comunicazione nell’area riservata del cittadino. Questo significa che chi ha chiesto supporto a un Caf o ad un commercialista, per rivedere e inviare il proprio 730, sarà avvisato dal professionista, che a sua volta riceverà un alert, sulla necessità di inviare una dichiarazione integrativa. Chi invece ha avuto l’ardire di inviare in modo autonomo il 730, se non gli viene in mente di controllare il suo cassetto fiscale, dove il Fisco ha inviato la notifica di errore, riceverà nei prossimi mesi una cartella per dichiarazione non corretta. Chi si accorge dell’errore dovrà dunque compilare e inviare una dichiarazione integrativa, pagando di proprio conto la consulenza fiscale del professionista, che si aggiunge alla cifra già spesa per inviare il precedente modello. Oltre a un maggior esborso economico, il contribuente vedrà allungati anche i tempi di rimborso fiscale. Un doppio danno che tendenzialmente va a colpire i contribuenti più fragili che inviano immediatamente il 730 per poter ricevere il prima possibile il rimborso spettante. «Ci chiediamo cosa ne sarà di quei contribuenti che già hanno provveduto alla trasmissione: dovranno naturalmente farsi carico di provvedere a trasmettere una dichiarazione integrativa, con conseguente disagio e aggravio di costi. Da tempo Anc chiede che all’assunzione di responsabilità in caso di errore, l’Amministrazione prenda su di sé il maggior costo pagato dal cittadino», dichiara Cuchel. Il fatto che poi l’Agenzia delle entrate abbia scelto di agire sottotraccia, cioè inviando notifiche ad hoc, che possono anche non essere recepite dal contribuente, piuttosto che fare una comunicazione pubblica in merito alla presenza di questi errori sul 730 fa pensare che l’Amministrazione fiscale sia del tutto consapevole di avere «un sistema strutturalmente e colpevolmente fragile».
A condurre, il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin. In apertura, Belpietro ha ricordato come la guerra in Ucraina e lo stop al gas russo deciso dall’Europa abbiano reso evidenti i costi e le difficoltà per famiglie e imprese. Su queste basi si è sviluppato il confronto con Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, società con 70 anni di storia e oggi attore nazionale nel settore energetico.
Cecconato ha sottolineato la centralità del gas come elemento abilitante della transizione. «In questo periodo storico - ha osservato - il gas resta indispensabile per garantire sicurezza energetica. L’Italia, divenuta hub europeo, ha diversificato gli approvvigionamenti guardando a Libia, Azerbaijan e trasporto via nave». Il presidente ha poi evidenziato come la domanda interna nel 2025 sia attesa in crescita del 5% e come le alternative rinnovabili, pur in espansione, presentino limiti di intermittenza. Le infrastrutture esistenti, ha spiegato, potranno in futuro ospitare idrogeno o altri gas, ma serviranno ingenti investimenti. Sul nucleare ha precisato: «Può assicurare stabilità, ma non è una soluzione immediata perché richiede tempi di programmazione lunghi».
La seconda parte del panel è stata guidata da Giuliano Zulin, che ha aperto il confronto con le testimonianze di Maria Cristina Papetti e Maria Rosaria Guarniere. Papetti ha definito la transizione «un ossimoro» dal punto di vista industriale: da un lato la domanda mondiale di energia è destinata a crescere, dall’altro la comunità internazionale ha fissato obiettivi di decarbonizzazione. «Negli ultimi quindici anni - ha spiegato - c’è stata un’esplosione delle rinnovabili. Enel è stata tra i pionieri e in soli tre anni abbiamo portato la quota di rinnovabili nel nostro energy mix dal 75% all’85%. È tanto, ma non basta».
Collegata da remoto, Guarniere ha descritto l’impegno di Terna per adeguare la rete elettrica italiana. «Il nostro piano di sviluppo - ha detto - prevede oltre 23 miliardi di investimenti in dieci anni per accompagnare la decarbonizzazione. Puntiamo a rafforzare la capacità di scambio con l’estero con un incremento del 40%, così da garantire maggiore sicurezza ed efficienza». Papetti è tornata poi sul tema della stabilità: «Non basta produrre energia verde, serve una distribuzione intelligente. Dobbiamo lavorare su reti smart e predittive, integrate con sistemi di accumulo e strumenti digitali come il digital twin, in grado di monitorare e anticipare l’andamento della rete».
Il panel si è chiuso con un messaggio condiviso: la transizione non può prescindere da un mix equilibrato di gas, rinnovabili e nuove tecnologie, sostenuto da investimenti su reti e infrastrutture. L’Italia ha l’opportunità di diventare un vero hub energetico europeo, a patto di affrontare con decisione le sfide della sicurezza e dell’innovazione.
Continua a leggereRiduci
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)