2019-12-19
I vertici di Agcom e privacy sono ancora quelli di Mario Monti.
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Oggi c'è stato l'ennesimo rinvio per votare in parlamento i nuovi vertici dell'autorità garante per le comunicazioni e quello per la protezione dei dati personali. La proroga dura da più di 6 mesi. Angelo Maria Cardani e Antonello Soro furono nominati nel 2012. Si rinvia tutto al prossimo anno, fino al 31 marzo, quando si dovranno affrontare anche le nomine nelle grandi aziende partecipate. Un parere dell'avvocatura dello Stato dà il via libera alla proroga di Riccardo Capecchi come segretario generale. Il via libera è di Gabriella Palmieri, moglie di Andrea Sandulli, responsabile dell'ufficio legale di Poste italiane, ovvero il gruppo da cui è arrivato proprio l'ex tesoriere del think tank di Enrico Letta. Lo speciale contiene due articoliNon c'è soluzione al rinnovo dei vertici di Agcom e garante della privacy, le due autorità garanti in proroga ormai da sei mesi. Gli attuali commissari sono ancora espressione del governo di Mario Monti nel 2012, più di sette anni fa, quando furono nominati Angelo Maria Cardani e Antonello Soro. Anche il tentativo di andare al voto il 19 dicembre in parlamento è saltato. E adesso il decreto della presidenza del consiglio che sarà contenuto con tutta probabilità nel Milleproroghe, ha stabilito il rinvio al prossimo 31 marzo. Se ne riparlerà il prossimo anno, insomma, ma data l'instabilità del governo e le nomine imminenti nelle partecipate pubbliche, si parla già di ulteriori proroghe. La situazione attuale si potrebbe ripresentare infatti per aziende strategiche come Eni o Leonardo. Ci sono troppi attori intorno al tavolo: i 5 stelle, divisi tra quelli vicini a Luigi Di Maio e quelli vicino a Gianroberto Casaleggio, al premier Giuseppe Conte, il Partito democratico di Nicola Zingaretti e Matteo Renzi con Italia Viva, la Lega di Matteo Salvini, Forza Italia e Fratelli d'Italia.Lo stallo è ormai conclamato. Agcom e privacy ne sono un esempio. Anche l'emendamento che era stato presentato dai 5 stelle per allargare i membri del garante privacy non è passato due settimane fa. Il provvedimento, a quanto pare, è saltato per motivi economici. Sarebbe stato aggiunto un quinto membro alla privacy che avrebbe comportato ulteriori spese, per questo motivo la Commissione bilancio ha deciso di rigettarlo. Partito democratico e 5 stelle non riescono quindi a trovare la quadra. L'incastro è complesso in entrambi gli schieramenti. Per Agcom, autorità garante per le comunicazioni, i nomi che circolano sono sempre gli stessi. Al tavolo delle trattative ci sono anche Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia. Si continua a parlare di Roberto Chieppa per la presidenza. Fidato di Conte, segretario generale della presidenza del consiglio, fa parte di quella schiera di consiglieri di palazzo Chigi di cui però il premier non vorrebbe privarsi. La Lega di Salvini è sempre all'opera per avere un secondo commissario, ma ci sono due correnti, una che vorrebbe trovare un accordo con Forza Italia, l'altra invece per un leghista duro e puro. I 5 stelle sono nella confusione più totale, con i limiti di essere senza una classe dirigente. C'è ancora chi pensa persino a Marcello Minenna, ex assessore nella giunta di Virginia Raggi e in predicato lo scorso anno di diventare presidente della Consob, ma senza successo. Il Partito democratico è sempre fermo su Antonello Giacomelli, già sottosegretario al Mise con delega alle comunicazioni nei governi Renzi e Gentiloni. La situazione della privacy è ancora più complessa. Qui la strategia di Pd e 5 stelle è invece comune. Non a caso i due partiti di maggioranza sono riusciti a fermare la nomina di Ignazio La Russa di Fdi. Il capogruppo del partito di Giorgia Meloni, Luca Ciriani, ha puntato il dito contro la maggioranza: «Per l'ennesima volta la maggioranza ha impedito il rinnovo dei componenti dell'Agcom e del Garante della Privacy, che ormai vanno avanti di proroga in proroga - dice Ciriani - avevamo chiesto che finalmente questi organismi fossero messi nelle condizioni di operare e invece Pd e M5s hanno preferito affidarsi a un nuovo decreto, il Milleproroghe, che forse vedrà la luce a febbraio. Significa che per almeno altri due mesi Agcom e Privacy saranno in prorogatio». Un altro nome che continua a circolare per la privacy è quello di Raffaele Squitieri, sponsorizzato dal centrosinistra. Ma anche qui non ci sono certezze. Mentre continua a circolare il nome di Guido Scorza, avvocato molto vicino proprio a Casaleggio. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/i-vertici-di-agcom-e-privacy-sono-ancora-quelli-di-mario-monti-2641647653.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="l-ex-tesoriere-di-letta-verso-la-proroga-restera-in-sella-nonostante-il-cambio-dei-vertici" data-post-id="2641647653" data-published-at="1761130639" data-use-pagination="False"> L'ex tesoriere di Letta verso la proroga: resterà in sella nonostante il cambio dei vertici Export: Letta, area Asean 蠃ina del futuro, ma Italia non c'蠀 Ansa Il segretario Agcom Riccardo Capecchi è in scadenza il prossimo 31 dicembre. Ma il presidente Angelo Maria Cardani da tempo ha proposto una proroga del suo incarico che potrebbe restare anche in caso di cambio dei vertici, se mai avverrà. Per questo motivo, a quanto apprende La Verità, proprio Cardani ha ottenuto negli ultimi giorni un parere favorevole al prolungamento dell'incarico dall'avvocatura dello Stato, un'istituzione non qualificata come il Consiglio di Stato ma di fatto l'ufficio legale esterno della stessa autorità garante per le comunicazioni. Alla proroga si sono già opposti ben due commissari, Antonio Martusciello e Francesco Posteraro, che hanno ricordato il regolamento, dal momento che in regime di prorogatio, (lo stato in cui versa Agcom da sei mesi) «è consentita l'adozione solo degli atti di ordinaria amministrazione e di quelli urgenti e indifferibili». Tra le categorie di atti che possono essere adottati in prorogatio elencate dal Consiglio di Stato l'unica in cui potrebbe rientrare la proroga degli incarichi in scadenza è quella degli atti la cui mancata approvazione potrebbe determinare un'inevitabile interruzione del servizio. Per quanto riguarda la posizione dei dirigenti, bisogna tenere presente l'esistenza in struttura dei vice, il cui compito è proprio quello di sostituire i titolari. Pertanto non si può sostenere che la mancata proroga degli incarichi dei dirigenti determinerebbe un'interruzione del servizio, in quanto la continuità dell'esercizio delle funzioni può essere pienamente garantita dall'affidamento delle stesse ai vice mediante interim, come avvenuto più volte in passato.L'aspetto particolare di tutta la vicenda è che nella richiesta di parere all'avvocatura non si fa menzione ai vice, né che già in passato ci furono vice segretari generali che avevano mantenuto l'incarico alla scadenza del segretario. In sostanza il parere dell'avvocato potrebbe non avere valore. Inoltre, dal punto di vista contabile, la delibera produrrebbe un danno erariale, essendo onerosa: il solo segretario generale costa 20.000 euro al mese, più gli oneri riflessi. Gli atti amministrativi devono essere adottati per motivi di pubblico interesse. Qui, invece, il pubblico interesse manca, in quanto non si verificherebbe comunque alcuna interruzione del servizio. C'è quindi solo un interesse privato, quello di consentire al dottor Capecchi di essere in carica al momento dell'insediamento del nuovo Consiglio. Il parere dell'Avvocatura dello Stato è firmato da Gabriella Palmieri, insediata questa estate, moglie di Andrea Sandulli, responsabile dell'ufficio legale di Poste italiane, ovvero il gruppo da cui è arrivato proprio Capecchi, prima di essere chiamato direttamente in Agcom, senza alcuna selezione pubblica. Capecchi è stato il tesoriere di Vedrò, il think tank dell'ex presidente del Consiglio Enrico Letta.
Giorgia Meloni (Ansa)
Alla vigilia del Consiglio europeo di Bruxelles, Giorgia Meloni ha riferito alle Camere tracciando le priorità del governo italiano su difesa, Medio Oriente, clima ed economia. Un intervento che ha confermato la linea di continuità dell’esecutivo e la volontà di mantenere un ruolo attivo nei principali dossier internazionali.
Sull’Ucraina, la presidente del Consiglio ha ribadito che «la nostra posizione non cambia e non può cambiare davanti alle vittime civili e ai bombardamenti russi». L’Italia, ha spiegato, «rimane determinata nel sostenere il popolo ucraino nell’unico intento di arrivare alla pace», ma «non prevede l’invio di soldati nel territorio ucraino». Un chiarimento che giunge a pochi giorni dal vertice dei «volenterosi», mentre Meloni accusa Mosca di «porre condizioni impossibili per una seria iniziativa di pace».
Ampio spazio è stato dedicato alla crisi in Medio Oriente. La premier ha definito «un successo» il piano in venti punti promosso dal presidente americano Donald Trump, ringraziando Egitto, Qatar e Turchia per l’impegno diplomatico. «La violazione del cessate il fuoco da parte di Hamas dimostra chi sia il vero nemico dei palestinesi, ma non condividiamo la rappresaglia israeliana», ha affermato. L’Italia, ha proseguito, «è pronta a partecipare a una eventuale forza internazionale di stabilizzazione e a sostenere l’Autorità nazionale palestinese nell’addestramento delle forze di polizia». Quanto al riconoscimento dello Stato di Palestina, Meloni ha chiarito che «Hamas deve accettare di non avere alcun ruolo nella governance transitoria e deve essere disarmato. Il governo è pronto ad agire di conseguenza quando queste condizioni si saranno materializzate». In quest’ottica, ha aggiunto, sarà «opportuno un passaggio parlamentare» per definire i dettagli del contributo italiano alla pace.
Sul piano economico e della difesa, la premier ha ribadito la richiesta di «rendere permanente la flessibilità del Patto di stabilità e crescita» per gli investimenti militari, sottolineando che «il rafforzamento della difesa europea richiede soluzioni finanziarie più ambiziose». Ha poi rivendicato i recenti riconoscimenti del Fondo monetario internazionale e delle agenzie di rating, affermando che «l’Italia torna in Serie A» e «si presenta in Europa forte di una stabilità politica rara nella storia repubblicana».
Nel passaggio ambientale, Meloni ha annunciato che l’Italia «non potrà sostenere la proposta di revisione della legge sul clima europeo» se non accompagnata da «un vero cambio di approccio». Ha definito «ideologico e irragionevole» un metodo che «pone obiettivi insostenibili e rischia di compromettere la credibilità dell’Unione».
Fra i temi che l’Italia porterà in Consiglio, la premier ha citato anche la semplificazione normativa - al centro di una lettera firmata con altri 15 leader europei e indirizzata a Ursula von der Leyen - e le politiche abitative, «a fronte del problema crescente dei costi immobiliari, soprattutto per i giovani». In questo ambito, ha ricordato, «il governo sta lavorando con il vicepresidente Salvini a un piano casa a prezzi calmierati per le giovani coppie».
Nel giorno del terzo anniversario del suo insediamento, Meloni ha infine rivendicato sui social i risultati del governo e ha concluso in Aula con un messaggio politico: «Finché la maggioranza degli italiani sarà dalla nostra parte, andremo avanti con la testa alta e lo sguardo fiero».
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