2023-05-25
I tedeschi si sono stufati dei vandali. Retata contro Ultima generazione
In Italia, invece, la sinistra li coccola ancora e li ospita nel palazzo romano occupato.Quello di Ultima generazione non è un fenomeno esclusivamente italiano. I fanatici dell’ambientalismo misantropico, infatti, fanno parte di una rete internazionale fittissima, ramificata in numerose nazioni occidentali. Solo che, come recita un ben noto adagio, Paese che vai, usanze che trovi. Se in Italia gli ecoburattini godono di una protezione politico-mediatica solida, altrove le autorità hanno deciso di agire in maniera molto diversa.Prendiamo il caso della Germania. Su ordine della Procura di Monaco e dell’Ufficio federale della polizia criminale della Baviera, ieri è stata effettuata una retata contro gli attivisti di Letzte Generation, la succursale teutonica di Ultima generazione. Le perquisizioni hanno riguardato 15 obiettivi, ripartiti in 7 dei 16 Stati federati tedeschi. Le perquisizioni, in particolare, hanno colpito sette indagati, di età compresa tra i 22 e i 38 anni. Agli ecovandali, in sostanza, viene imputato di «aver formato o sostenuto un’organizzazione criminale», come recita il paragrafo 129 del Codice penale tedesco. Insomma, si tratta di accuse molto gravi. Nello specifico, gli indagati sono accusati di aver organizzato una campagna di raccolta fondi online per finanziare i reati di Ultima generazione. Attualmente si parla di un bottino di almeno 1,4 milioni di euro in donazioni. Inoltre, l’Ufficio di polizia criminale ha aggiunto che due imputati sarebbero anche sospettati di aver tentato di sabotare l’oleodotto Trieste-Ingolstadt nell’aprile 2022. Allo stato attuale, non sono ancora stati effettuati arresti ma, nel frattempo, il pubblico ministero ha disposto il sequestro del sito web dell’associazione ambientalista. Come se non bastasse, la nuova senatrice della giustizia di Berlino (carica apartitica e imparziale), Felor Badenberg, ha dichiarato che sta valutando attentamente se sia opportuno classificare Ultima generazione come un’associazione criminale.Se ci spostiamo in Italia, invece, il trattamento è completamente diverso. Non solo gli ecoburattini vengono coccolati dai media, ma la giustizia, quando si tratta di passare ai fatti, sembra sonnecchiare. Di più: i ragazzotti di Ultima generazione possono anche permettersi il lusso di annunciare sul loro sito un imminente incontro allo Spin Time Labs, centro sociale romano dell’estrema sinistra che gode della protezione dell’elemosiniere del Papa e del sindaco Roberto Gualtieri, che intende acquistare l’immobile occupato con i soldi dei contribuenti. Questo, almeno, è quanto si legge nel nuovo Piano casa del Campidoglio, che settimane fa ha generato scandalo, dato che sembra sia stato scritto sotto dettatura di Luca Fagiano, storico boss delle occupazioni abusive romane, legato a filo doppio con la galassia dell’antifascismo capitolino. Ma non è finita qui. Come rivelato anche da diverse inchieste della Verità, sono assai noti i finanziatori di Ultima generazione, tra cui figurano diversi miliardari e sedicenti filantropi americani. Il che, ovviamente, solleva legittimi dubbi sulle ingerenze straniere negli affari interni europei. Lo ha fatto notare ieri Vincenzo Sofo, eurodeputato di Fratelli d’Italia: «Nella stragrande maggioranza dei casi», ha dichiarato in una nota, «si tratta di movimenti tutti facenti capo a un unico network che opera a livello internazionale e che è finanziato da un’organizzazione extraeuropea, il Climate Emergency Fund, foraggiata da politici, industriali, case cinematografiche, case editrici dotati di grande potere di influenza». Ecco perché, ha annunciato Sofo, «ho presentato un’interrogazione alla Commissione europea chiedendo come intenda procedere di fronte a questo evidente tentativo di interferenza nell’agenda politica europea e proponendo di istituire una commissione d’inchiesta sulle organizzazioni extraeuropee che operano in Ue per influenzarne i processi decisionali».
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco