2025-09-01
I soldi che fondazione Gimbe prende da politica e Big Pharma
Sergio Mattarella e Nino Cartabellotta (Ansa)
Nino Cartabellotta rivendica l’indipendenza, ma l’osservatorio prende soldi dalla politica e dalle aziende che deve valutare.La Fondazione Gimbe, quella dei temutissimi predicozzi sulla qualità sanitaria e delle collaborazioni a pagamento con le stesse Regioni che finisce per valutare, i suoi conti se li tiene ben stretti. Il bilancio non è recuperabile con una visura e non è pubblicato sul sito web. Resta chiuso nei cassetti del Consiglio di amministrazione ed è consultabile quasi esclusivamente da chi siede attorno al tavolo familiare che si riunisce nella sede legale di Bologna. Lì, il 30 aprile scorso, Nino Cartabellotta, presidente della fondazione, la moglie pediatra Giuseppina Drago, vicepresidente e segretario verbalizzante, e due dei tre figli, Antonio e Salvatore, quali membri del Cda, si sono riuniti per confrontarsi sulla gestione di più di 1 milione e 200.000 euro di (...) ricavi, tra verbali formato famiglia e decisioni prese sempre all’unanimità. E, così, si scopre che la relazione delle attività che accompagna il bilancio è un manuale di autocelebrazione. «In tutti gli eventi formativi i partecipanti hanno percepito una elevata qualità», annota la segretaria con tono trionfale. Peccato che, sui 44 eventi previsti, ne siano stati realizzati 37. Poco male: bastano «i questionari interni» per certificare che tutto è andato alla grande. Ma è attorno alla parola «indipendenza» che ruota tutto. La prova, secondo la tavolata familiare, sarebbe questa: le sponsorizzazioni del piano formativo Ecm (Educazione continua in medicina) avrebbero portato nelle casse appena 8.500 euro, cioè l’1,9 per cento dei ricavi complessivi. E solo tre partecipanti su 953 avrebbero seguito corsi sponsorizzati. Per Gimbe questo basterebbe a garantire che la formazione è lontana da qualsiasi condizionamento. Ma il giochino dei numeri può valere solo per i corsi Ecm. Perché nel bilancio, nero su bianco, compaiono ben altri finanziamenti, quelli di Big Pharma, che stridono proprio con la parola che più si ripete in questa parte della relazione: «Indipendenza». Sono firmati dal colosso farmaceutico Menarini, dalle multinazionali B. Braun (tecnologia medica) e Roche (farmaceutica e diagnostica), e dall’azienda leader mondiale della diagnostica molecolare, Diasorin. E non finiscono nel conteggio delle «briciole», ma sono «grant» veri e propri. «In data 4 luglio 2024», è scritto nella relazione, «la Fondazione Gimbe ha pubblicato il report indipendente «I farmaci nel trattamento dei pazienti con diabete di tipo 2, benefici, rischi e impatto economico», finanziato con un «contributo non condizionante di Menarini ricerche Spa». Due righe dopo, altri due sponsor nella stessa data: il 30 ottobre 2024. Il primo, Diasorin, con un «grant» definito da Gimbe «non condizionante», per un report sulle infezioni materno-fetali e tubercolosi latente. Il secondo, targato B. Braun, per un report sulla prevenzione e controllo delle infezioni correlate all’assistenza. Anche in questo caso, si specifica, «non condizionante». Infine Roche, che affida a Gimbe la valutazione del suo bando per data manager e infermieri: «La Fondazione Gimbe ha effettuato la valutazione indipendente degli enti e delle candidature pervenute». Tutti soldi che arrivano da chi produce farmaci e dispositivi e tutti etichettati come «non condizionanti». Ma per lucidare l’immagine ci sono i successi: il Rapporto sul Servizio sanitario nazionale viene presentato con il bollino del presidente della Repubblica: «Sergio Mattarella ha riconosciuto il valore del Rapporto come strumento di analisi indipendente». Un messaggio che diventa un trofeo, poco prima di passare a fondazioni e istituti di credito. Il progetto scolastico La Salute tiene banco, che è entrato in quasi 200 scuole superiori italiane, è finanziato da un pacchetto di sponsor: «Banca di Bologna, Bcc Emil Banca, Fondazione Msd e Società di mutuo soccorso Cesare Pozzo». In più, tra i partner di altri progetti, compare la Compagnia di San Paolo. E non è finita. Perché a tenere in piedi Gimbe ci sono gli enti pubblici. È la seconda gamba, forse la più robusta. «La Regione Emilia Romagna», si legge nel verbale, «ha affidato alla Fondazione Gimbe la realizzazione del report sul modello organizzativo dell’emergenza-urgenza». Ma non è l’unica: «La Regione Toscana ha incaricato la Fondazione Gimbe di sviluppare indicatori di garanzia». Non mancano la Calabria, che ha chiesto uno studio sui fabbisogni sanitari, e il Piemonte per un progetto sulla gestione del Servizio sanitario regionale durante e dopo la pandemia. E poi ci sono le Aziende sanitarie: «L’Asl di Potenza ha affidato alla Fondazione Gimbe il progetto “La prevenzione e la promozione della salute nelle varie fasi della vita” per la formazione di 200 operatori sanitari». Quella di Bari «un report sugli indicatori del Nuovo sistema di garanzia (stesso studio effettuato per la Regione Toscana, ndr)». L’Asl Toscana Sud Est, invece, ha richiesto un report sulla spesa farmaceutica convenzionata. L’azienda ospedaliero-universitaria di Alessandria «ha proceduto all’affidamento diretto del servizio per la realizzazione del progetto “La ricerca scientifica nella Regione Piemonte”» e la Regione Valle d’Aosta ha ottenuto un report sui Livelli essenziali di assistenza (Lea). I ricavi istituzionali (tra imponibili e non) ammontano a 879.000 euro, le donazioni «grant» a 49.000, le «microdonazioni» a 103.000. Una ricca voce proviene da un «contributo ministeriale» del ministero dell’Università e della ricerca: 124.425 euro. Ma i ricavi non sono tutti reali. Rispetto al totale ci sono 213.000 euro ancora da incassare. E 114.000 sono crediti per fatture non emesse. Inoltre, è presente un mutuo ipotecario da 67.000 euro che è difficile da interpretare con la sola lettura del bilancio. Un mutuo normalmente serve a finanziare immobili, ma Gimbe immobili non ne ha. E alla fine c’è anche il capitolo popolare, ma i numeri fanno sorridere. «La campagna di crowdfunding ha permesso di raccogliere complessivamente 18.686 euro da 243 donatori», è scritto nella relazione. Una cifra che in un bilancio da oltre 1 milione appare come una goccia nel mare, eppure nel verbale diventa «un importante esempio di partecipazione civica». Quanto al 5x1.000, i numeri sono in calo: 56.430 euro da 667 firme. L’anno precedente erano 61.806 da 680 scelte espresse. I conti del 2024 vengono quindi chiusi con un utile ridicolo: 1.851 euro a fronte di 1,2 milioni di ricavi, bruciati in gran parte nella voragine dei «costi per servizi», che ammontano a 460.211 euro. La voce più pesante di tutto il bilancio, però, è legata ai costi per il personale: 525.372 euro. I dipendenti della fondazione, stando alla visura camerale, sono dieci. E se davvero quella cifra fosse tutta per loro significherebbe che ognuno costerebbe Gimbe oltre 52.000 euro l’anno. Un livello da medico ospedaliero, non certo da addetto di una fondazione privata che vive di bandi e consulenze. L’alternativa è ancora più spinosa: dentro quella voce potrebbero non esserci solo le buste paga dei dipendenti, ma anche le retribuzioni del Consiglio di amministrazione, presidente compreso. Cioè uno dei dati che Cartabellotta sta cercando di non rendere pubblico. Neppure dietro le insistenti richieste di parlamentari. Infine c’è la parte scenografica. Nel 2024 Gimbe ha partecipato a fiere e convegni, ha allestito stand promozionali a Exposanità e a We make future con una sala tematica dal titolo suggestivo: «Artificial intelligence for health (l’intelligenza artificiale per la salute, ndr)». Ha coordinato sessioni al Forum risk management di Arezzo. Ha lanciato la campagna «Salviamo il Servizio sanitario nazionale». Tutto rendicontato tra le spese di propaganda, suddivise in 7.400 euro per consulenze di marketing e 25.500 per la pubblicità. Quando la ribalta mediatica si spegne, però, cala anche l’impegno: «In data 14 febbraio 2024 la Fondazione Gimbe», viene verbalizzato, «ha sospeso l’aggiornamento del sito coronavirus.gimbe.org», perché non c’era più circolazione virale. Ma Cartabellotta è riuscito perfino a ribaltare la sua convocazione davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia. Nel verbale viene messo nero su bianco che «in data 3 dicembre 2024 la Fondazione Gimbe è stata convocata per un’audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del virus Sars-Cov-2 e sulle misure adottate per prevenire e affrontare l’emergenza epidemiologica. L’analisi si è focalizzata sulla gestione della pandemia nella prima ondata». Come se la Commissione fosse un’aula universitaria e Cartabellotta il professore invitato a spiegare. Un verbale da burocrazia finanziaria si trasforma quindi in una passerella con toni da tribuna televisiva e giochi di prestigio da esibire. Perfino davanti a una commissione parlamentare d’inchiesta Gimbe ritiene di essere riuscita a presentarsi come l’autorità indipendente che detta la linea. E Cartabellotta, ovviamente, come il maestro applaudito.