2021-09-10
I sindacati disertano il tavolo Ita e cercano la sponda del Nazareno
Roma promette all’Europa discontinuità dal vettore tricolore, cioè tagli e niente contratto nazionale: il muro dei dipendenti sostenuto dal Pd. Voci di multa in arrivo per gli aiuti ad Alitalia. Anche quella la pagheremo noiSul prestito ponte da 900 milioni di euro concesso nel 2017 alla vecchia Alitalia «nessuna decisione è stata presa». Una portavoce della Commissione europea ieri ha tentato di gettare acqua sul fuoco delle indiscrezioni rilanciate mercoledì dal Financial Times, secondo cui l’Italia sarebbe in procinto di essere condannata per aiuti di Stato illegali (e pertanto da recuperare). La portavoce ha poi aggiunto che l’annuncio ufficiale sull’esito dell’indagine dell’Antitrust Ue sarà fatto «dopo l’adozione della decisione». Di certo, la multa per aver prestato 900 milioni alla vecchia compagnia che li ha bruciati tutti (più 350 milioni di interessi non pagati) non verrà pagata dalla nuova società battezzata Ita, ma da noi contribuenti. Bruxelles ci ha messo tre anni per chiudere le indagini e guarda caso il verdetto viene emesso proprio adesso, quando è ormai chiaro che la cosiddetta bad company non restituirà mai il prestito. Il dossier Alitalia è stato tra i temi in discussione nel Consiglio dei ministri di ieri, che però non ha esaminato alcuna ipotesi di un decreto ad hoc. Lo scorso 26 maggio i ministri dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, e dell’Economia, Daniele Franco, hanno raggiunto con Bruxelles un’intesa comune sui parametri chiave per garantire la discontinuità economica tra Ita e Alitalia. Discontinuità che verrebbe imposta anche sul fronte del personale, che al momento conta 10.500 dipendenti. La nuova fase si apre però con il muro alzato dai sindacati che hanno abbandonato il tavolo delle trattative con il governo pronto ad avvallare l’approccio muscolare della nuova Ita (controllata dallo Stato, inizierà a volare il prossimo 15 ottobre), intenzionata a procedere con contratti che non sono in linea con quello nazionale, come previsto dal dl Rilancio, ma con accordi e regolamenti aziendali che prevedono stipendi ridotti di almeno il 40%. Per stamattina è inoltre prevista una manifestazione davanti a Montecitorio alla quale parteciperanno i segretari generali delle sigle più importanti (Cgil, Cisl, Uil e Ugl) che ieri sono stati intanto ricevuti dal Pd nella sede del Nazareno per un confronto al quale ha partecipato anche l’ex ministra dei Trasporti, Paola De Micheli. Il vicesegretario dei dem, Giuseppe Provenzano, ha detto che il Pd chiederà immediatamente la convocazione di un tavolo politico sulla vertenza per chiarire gli aspetti relativi alla cassa integrazione del personale che non verrà assorbito inizialmente nella nuova Alitalia e anche alla fuoriuscita da parte di Ita dal contratto collettivo nazionale. Secondo il segretario nazionale Ugl Ta, Francesco Alfonsi, «è inaccettabile che un’azienda pubblica rifiuti di assicurare quelle garanzie che spettano a migliaia di dipendenti in spregio ai contratti nazionali e ai principi di responsabilità sociale». Le richieste dei sindacati per far andare avanti il negoziato sono chiare: accordo sulla cassa integrazione fino al 2025, contratto collettivo nazionale di lavoro e un accordo che garantisca il progressivo assorbimento di tutti i lavoratori Alitalia da qui al 2025 in Ita. Il timore è che quest’ultima diventi una compagnia di corto raggio lanciando così un assist per concorrenti come la tedesca Lufthansa, che sarebbe già interessata a occupare gli slot di lungo raggio in scali strategici come Linate. E mentre anche il sindaco di Roma, Virginia Raggi, ha deciso di convocare i sindacati, dal governo in serata è arrivata la voce del ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, che però ha lasciato la palla in mano al collega del Lavoro: «Sul futuro delle persone che resteranno nella vecchia Alitalia, il ministro Orlando ha già individuato possibili soluzioni non solo per ammortizzatori sociali di breve termine, ma anche per una formazione continua», ha detto Giovannini, spiegando che «il piano di Ita, che è stato validato dalla Commissione Ue, è un piano a crescere», quindi «abbiamo bisogno di avere lavoratori formati, pronti ad essere eventualmente reimpiegati nel momento in cui Ita realizzerà un piano industriale in crescita».Nel frattempo, sempre sul fronte del trasporto aereo, ieri la low cost britannica Easyjet ha rifiutato l’offerta di acquisto da parte della rivale ungherese Wizz air ed è crollata alla Borsa di Londra, sotto il peso di un maxi aumento di capitale da quasi 1,4 miliardi di euro. Le risorse serviranno per «proteggere e rafforzare a lungo termine il posizionamento nel settore aeronautico europeo», ma anche «per approfittare di opportunità strategiche e di investimento di lungo periodo che dovrebbero presentarsi man mano che il mercato europeo dell’aviazione emerge» dalla crisi del Covid-19, ha spiegato il ceo Johan Lundgren nel corso di un incontro con i giornalisti. Easyjet ha detto di vedere opportunità di slot in numerosi aeroporti, tra cui anche Milano Linate, e punta a sottrarre quote di mercato agli operatori tradizionali che sono in piena riorganizzazione. Come Alitalia.
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