2024-11-06
«I rapporti Usa Italia resteranno ottimi. In Ucraina pace possibile»
Alessandro Minuto Rizzo (Imagoeconomica)
L’ambasciatore Alessandro Minuto Rizzo, già vicesegretario Nato: «Trump in campagna elettorale minacciava dazi contro l’Ue, ma nemmeno la Harris è amica del continente».«I rapporti tra Italia e Stati Uniti politicamente non cambieranno in ogni caso. Resteranno gli stessi ottimi rapporti di sempre. Ma se parliamo di economia il discorso è diverso». Per l’ambasciatore Alessandro Minuto Rizzo, già vice segretario generale della Nato, il giorno dopo il voto americano per Roma politicamente non cambierà nulla, ma per i rapporti economici ogni scenario è aperto. «L’Italia da sempre è un alleato strategico degli Stati Uniti, qualunque sia stato il colore politico del nostro governo. Non credo che dal punto di vista politico ci sarà grande differenza perché noi abbiamo sempre lavorato con gli Stati Uniti. C’è un rapporto di forze, come è ovvio, in favore di Washington, ma questo non ha mai contrastato con gli interessi italiani». Cambierebbe qualcosa con eventuali dazi sull’Europa minacciati da Donald Trump?«Trump ha detto chiaramente che gli europei non comprano niente dall’America ed esportano tantissimo. In sostanza ha detto che vivono alle spalle degli americani e ha detto che se verrà eletto presidente questa cosa cambierà, si può cambiare solo mettendo altri dazi e questo non sarebbe evidentemente vantaggioso. Speriamo sia una minaccia e che rimanga tale. Dal punto di vista politico e militare ha anche detto che se gli europei non spenderanno di più per la difesa, lui non si assumerà la responsabilità di difenderli». Con Trump insomma si riduce l’interventismo internazionale?«Un isolazionismo che nella sua mente si tradurrebbe in un modo per attirare soldi verso gli Stati Uniti, sia sotto la forma di dazi, sia sotto la forma di minori spese per il comparto difesa con la richiesta che gli altri spendano di più. Questa visione riporta un po’ il mondo indietro. Il tipo di società internazionale che si è modellato dopo la seconda guerra mondiale è fondato sul libero mercato e si interveniva solo in casi estremi». Con Harris come cambierebbe l’Europa?«Non credo che Harris sia una grande amica dell’Europa. Non credo che lei abbia lo stesso legame che aveva anche lo stesso Joe Biden, o altri che prima di lui hanno avuto a che fare con la guerra fredda, o con la crisi in Jugoslavia. Quell’epoca creò legami anche personali tra le leadership statunitensi ed europee. Non solo a livello politico, ma anche diplomatico e militare. Harris ha una connotazione diversa, non credo che cambierà le politiche in Europa ma non mi aspetto neanche grande affetto».Comunque vada, i rapporti con l’Europa e con l’Italia quindi sono destinati a freddarsi?«Kamala Harris deve tutto a Biden, sia umanamente che politicamente per esser stata scelta come candidata presidente. Io quindi non credo che cambierà molto in Europa. Certo i rapporti saranno portati avanti con minore entusiasmo e senza avere quelle riconoscenze e rapporti personali che invece aveva Biden che conosce tutti, dal Re d’Inghilterra in giù». Restando in Europa, cosa succederà con la guerra in Ucraina? Trump ha più volte minacciato di levare gli aiuti a Kiev, nonché promesso che farebbe finire la guerra chiamando Putin il giorno successivo al suo insediamento. Sarà davvero così o è stata tutta campagna elettorale?«Io credo che sia tutta campagna elettorale. Però c’è da dire che sicuramente i rapporti personali di Trump con Putin sono migliori di quelli che ha Biden. Senza entrare nel merito delle ragioni, si può osservare che il loro sia un rapporto anche di rispetto e questo naturalmente gli concede delle carte in più rispetto all’attuale presidente. Questo però non vuol dire che riuscirà a risolvere il conflitto. Anche perché non sappiamo cosa voglia offrire alla Russia e soprattutto cosa gli chiederebbe in cambio. Sicuramente però a livello teorico con Putin ha più chances Trump di quante non ne abbia Harris». Che accordo si potrebbe concludere in Ucraina a prescindere dal nuovo presidente?«Io personalmente credo che non ci sia bisogno che l’Ucraina entri nella Nato. Kiev si può garantirla politicamente anche tramite un accordo internazionale con una serie di Paesi. Questa povera Nato, ne parlo anche dal punto di vista di uno che ci ha lavorato (come vice segretario generale dal 2001 al 2007, ndr) non può espandersi all’infinito. Un’organizzazione deve essere efficiente, allargarla di per sé non è necessariamente una formula di successo. Trovo che sia fattibile per l’Ucraina un accordo in cui la Crimea torni russa, e ritengo si possa pensare anche a qualche forma di cessione anche in Donbass. Se in cambio di questo ci sarà l’ingresso nella Nato o un accordo internazionale o se sarà sufficiente l’ingresso in Unione europea, questo si vedrà, ma penso che arrivati a questo punto sia i russi che gli ucraini non ne possano più della guerra. La pace è raggiungibile». L’altro dossier fondamentale è quello del Medio Oriente.«Dal punto di vista dell’attuale governo israeliano avere la campagna elettorale lo ha aiutato moltissimo ad avere mani libere. Nessuno poteva prendere posizione contro di lui con il rischio di alienarsi buona parte dell’elettorato. A Israele conviene probabilmente che vinca Trump, va ricordato che è lui ad aver portato l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, noi ad esempio non lo abbiamo fatto. Inoltre è stato il promotore degli accordi di Abramo».
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)