2021-12-11
I partiti si spaccano sull’eutanasia mentre il Vaticano resta in silenzio
Il testo, in Aula lunedì, non piace ai Radicali perché troppo moderato, a parte del Pd perché troppo spinto: sarà una replica del ddl Zan. Fi dà libertà di coscienza. E in Svizzera c’è il sarcofago per la «dolce morte»Il Parlamento messo in panchina da Mario Draghi avrà presto un argomento sul quale dare ampi segnali di esistenza in vita: lunedì arriva in Aula il suicidio assistito. Si sa che sui temi etici il politico sonnecchiante si sveglia, quindi è possibile che a Montecitorio i toni della battaglia si alzino in fretta. Per ora gli schieramenti sono chiarissimi: il centrosinistra (Pd, Movimento 5 stelle, Italia viva, +Europa, Leu) è favorevole all’anticamera dell’eutanasia, il centrodestra (Lega, Forza Italia, Fdi, Coraggio Italia) è fortemente contrario. Ci sono tutti i presupposti per il secondo tempo del ddl Zan.Il voto nelle commissioni Giustizia e Affari sociali ha dato ragione ai progressisti, ma è prevedibile un braccio di ferro alla Camera e a seguire al Senato, tutto nel 2022. La Lega sta preparando un gran numero di emendamenti (in commissione erano 300), Forza Italia lascerà libertà di espressione secondo coscienza, con qualche defezione fisiologica dei laici come Gabriella Giammanco. Il voto segreto potrebbe creare più di una difficoltà al campo di centrosinistra, con i cattolici dem pronti a mettersi di traverso. In più, tutti guardano con curiosità ai renziani.Un capitolo a parte riguarda la posizione del Vaticano, contrario da sempre a pratiche che conducano all’eutanasia. In questo contesto sorprende il silenzio di papa Francesco, che secondo la Segreteria di Stato non intende interferire nelle leggi italiane, ma che in passato aveva ribadito la «sacralità e inviolabilità della vita umana». Il Pontefice ultimamente è scomparso dai radar su argomenti attinenti alla morale, sembra più interessato a ribadire posizioni ecologiste e terzomondiste. Ma una volta accesa la miccia del dibattito, potrebbe avvertire la necessità di riaffermare alcuni punti fermi. Se gli otto articoli del decreto sulla «morte volontaria medicalmente assistita» arrivano in Aula senza i picchi di conflittualità dello Zan, il merito è dei due firmatari, il piddino Alfredo Bazoli (nipote del banchiere bresciano) e il grillino Nicola Provenza, che hanno accettato di inserire nel testo modifiche richieste dal centrodestra come l’obiezione di coscienza per medici e infermieri, e una più chiara casistica per poter accedere al percorso di fine vita. Per non creare dissidi proprio con la Chiesa sono state introdotte le cure palliative. «La persona deve essere stata previamente coinvolta in un percorso di cure palliative al fine di alleviare il suo stato di sofferenza e le abbia esplicitamente rifiutate». Un altro passaggio ammorbidito è quello relativo allo stato del malato: la persona deve essere affetta da «patologia irreversibile a prognosi infausta che cagioni sofferenze fisiche e psicologiche» (entrambe, non solo una delle due come volevano i proponenti). Inoltre deve essere tenuta in vita da «trattamenti sanitari di sostegno vitale», passaggio inaccettabile per gli ultrà dell’eutanasia determinati ad allargare la platea. Lima da una parte, annacqua dall’altra, il testo rischia di non accontentare nessuno. Non il centrodestra, che lo considera ancora troppo vicino all’eutanasia; non i Radicali che si ritrovano fra le mani un decreto edulcorato. Il presidente di +Europa, Riccardo Magi, lo ritiene insipido: «Dopo anni di paralisi le commissioni hanno votato sbrigativamente un ddl gravemente insufficiente. Lo hanno fatto con lo scopo di portare in Aula un testo quale che sia, rinviando le scelte sui nodi non sciolti. È prevedibile un esito: lo stesso del ddl Zan». Anche Marco Cappato, per l’Associazione Luca Coscioni, parla di «decreto annacquato, un passo indietro rispetto alle indicazioni della Consulta perché esclude i malati oncologici terminali». E manda avanti l’iter referendario; la Cassazione ha convalidato l’1,2 milioni di firme raccolte. I partiti si preparano alla battaglia, fra voti segreti e franchi tiratori. Enrico Letta pone già distinguo epocali per arginare defezioni nell’ala cattodem: «Bisogna abbandonare i paletti ideologici, non è omicidio del consenziente ma suicidio assistito. L’eutanasia è una cosa, il suicidio un’altra». Siamo alla lana caprina: con eutanasia si indica l’atto di procurare intenzionalmente la morte di una persona che ne faccia richiesta. Con il suicidio assistito la morte avviene attraverso l’assunzione autonoma del farmaco letale da parte del paziente. È «assistito» perché un’équipe medica lo prepara e aiuta ad assumerlo. Su questo iter si profila un intoppo non secondario. In Svizzera sarà disponibile da inizio anno la capsula per morire. Si chiama Sarco, somiglia a un sarcofago, a un baccellone cinematografico, e fu presentata nel 2019 alla mostra Venice design. È a chiusura ermetica ed è la prima macchina per l’eutanasia. Può essere trasportata a domicilio, in giardino o - come spiega la brochure - «in un luogo aulico e ameno». È sufficiente muovere le palpebre per azionare il meccanismo che sprigiona azoto liquido; la fine arriva per mancanza di ossigeno e anidride carbonica. Il suo inventore Philip Nitschke, medico australiano soprannominato allegramente «dottor Morte», spiega che «la persona sperimenterà un vago disorientamento e una lieve euforia, prima di perdere conoscenza per sempre». Sarà il Parlamento a decidere se far entrare l’Italia nell’allucinante luna park.
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)