2022-03-09
I partigiani opportunisti illudono l’Ucraina
Paolo Mieli accusa i «pacifisti cinici», che farebbero il gioco dello zar nel nome di un iper realismo. Ma chi sollecita resa e trattativa vuole solo evitare una strage. Non si può combattere per procura: tra i giornalisti bellicisti c’è qualcuno disposto a imbracciare le armi?Ieri, leggendo il Corriere della Sera, ho scoperto che esiste anche il pacifista cinico. Secondo Paolo Mieli, a questa categoria appartengono le persone che, in nome di un principio di concretezza, invocano la fine di una guerra e, quando la sconfitta sia praticamente certa, sollecitino la resa allo scopo di evitare una carneficina fra i civili. Da ciò che ho capito, alla tipologia del pacifista cinico apparterrebbero molte personalità che, in nome del buon senso, nel corso degli anni si sono spese affinché le armi venissero deposte e tra queste immagino che l’ex direttore del quotidiano di via Solferino includa anche qualche Pontefice, che in passato si schierò a favore della fine di un conflitto. Secondo l’importante collega, il realismo, anzi il super realismo di chi va alla sostanza delle cose, sarebbe un teorema dannoso, soprattutto se applicato retroattivamente, cioè alle battaglie del passato. A sostegno della sua tesi, Mieli cita la guerra civile spagnola, che fece centinaia di migliaia di morti e non mi pare si possa portare a esempio, né di difesa dello Stato di diritto né di successo della lotta contro le aggressioni straniere. Neppure mi paiono pertinenti i colpi di Stato a cui in Brasile, Indonesia, Cile e Argentina si opposero i movimenti di resistenza. Che cosa c’entrano i golpe con l’Ucraina? Qui stiamo parlando di una guerra ad armi impari, che una superpotenza ha dichiarato a uno Stato che tutto il mondo, a parole, dice di voler difendere, ma senza sporcarsi le mani. Il tema è questo, non il diritto di qualsiasi popolo a combattere un dittatore. Manifestare sostegno alla resistenza è un conto, illudere un’intera nazione che si è disposti a morire per la sua libertà è un altro. In queste due settimane il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto aiuto contro l’invasione russa, sollecitando l’ingresso nella Nato, l’invio di truppe e armi, l’istituzione di una no fly zone sul suo Paese, ovvero l’interdizione dello spazio aereo ucraino ai Mig russi. Siccome nessuna di queste richieste è stata presa in considerazione, perché anche l’adozione di una sola di tali misure significherebbe l’entrata in guerra contro Mosca, alla fine l’Occidente si è deciso a far arrivare per vie traverse un arsenale di ferri vecchi, insieme a missili e lanciarazzi. Ecco, questo è il nostro contributo alla guerra. O meglio, il sostegno alla lotta degli ucraini da parte dei guerrafondai ipocriti. Eh già, perché se esiste il pacifista cinico, quello che non ci sta a dire armiamoci e partite, quello che non vuole fare l’eroe con la vita degli altri, esiste invece anche il partigiano opportunista, ossia colui che si erge a difesa dell’altrui libertà, ma non ha intenzione di versare neppure una goccia del proprio sangue, al massimo di inchiostro. Sì, questo è il nocciolo del problema: sono tutti combattenti, ma al fronte preferiscono che ci vadano gli altri. Loro, al massimo, ci mettono le munizioni. È facile difendere il principio all’autodeterminazione dei popoli se il popolo che massacrano non è il tuo e se tu non hai intenzione di scendere in campo a sua difesa. Ed è bello poter rispondere all’arroganza di Putin respingendo i negoziati e rifiutando la trattativa, anzi la resa. Ma per farlo non occorre impugnare la stilografica, bensì le armi. È disposto l’ex direttore del Corriere a sporcarsi le mani? È consapevole che reagire militarmente all’invasione dell’Ucraina significa per la Nato entrare in guerra, ossia accettare i rischi di un conflitto nucleare? Sa Mieli che al fianco di Putin potremmo trovare altri autocrati come Xi Jinping o Erdogan che oggi hanno interesse a sovvertire l’ordine internazionale? Si è fatto queste domande o ha pensato solo di attingere dalle sue competenze storiche qualche esempio lontano nel tempo e da casa nostra? L’autorevole collega, a sostegno della sua tesi cita anche l’occupazione della Cecoslovacchia negli anni Trenta, da parte dei tedeschi, e quella della Francia, nel 1940, sempre a opera della Germania. E a suo dire sarebbero la dimostrazione della dannosità di un comportamento che, con l’intenzione di risparmiare una carneficina, ha consentito a Hitler di conquistare l’Europa. Tuttavia, gli argomenti portati da Mieli dimostrano il contrario di ciò che vorrebbe. Perché se con i Sudeti il mondo si voltò dall’altra parte, quando i carri armati arrivarono a Parigi e la Luftwaffe bombardò Londra, gli Stati Uniti e il resto del mondo entrarono in guerra. Non ci fu una guerra per procura, ma una guerra che gli Alleati decisero di combattere, senza se e senza ma. Oggi invece che cosa accade? Abbiamo un presidente americano che dice chiaro e tondo di non voler inviare un solo militare in Ucraina e si dichiara disposto a combattere a colpi di Swift. Mieli pensa davvero che basti un conto corrente per difendere la vita di 40 milioni di persone? No, come chiunque può vedere non è sufficiente. E allora non restano che due vie: o si fa la guerra o si fa la pace e la pace in questo caso significa sedersi a un tavolo e trattare. Certo, era meglio farlo prima che i missili devastassero Kiev, perché adesso il negoziato sarà una resa. Ma lo storico ha altre soluzioni? Invitare gli ucraini a resistere e morire? Egli rimprovera i pacifisti cinici di non muovere un dito: ma i guerrafondai ipocriti quale dito sono disposti a muovere? Quello che serve a tirare il grilletto? E dove, al poligono o al fronte?
«The Iris Affair» (Sky Atlantic)
La nuova serie The Iris Affair, in onda su Sky Atlantic, intreccia azione e riflessione sul potere dell’Intelligenza Artificiale. Niamh Algar interpreta Iris Nixon, una programmatrice in fuga dopo aver scoperto i pericoli nascosti del suo stesso lavoro.