2021-04-15
Ladri di case violenti: Lamorgese, dove sei?
Luciana Lamorgese (Getty images)
Inviata di «Fuori dal Coro» aggredita a colpi di catena a Cuneo. I proprietari sono impotenti, pure le denunce cadono nel vuotoPerché non è stato arrestato? Non riesco a togliermi dalla testa questa domanda: se un cubano, evidentemente fuori di testa, aggredisce chiunque gli si trovi davanti a colpi di catena, se manda una giornalista all'ospedale (venti giorni di prognosi), se le spacca il vetro dell'auto in testa, se provoca lesioni alla troupe, mentre la sua compagna urla: «ammazzali, ammazzali», ebbene: perché non finisce in cella? Che cosa deve fare di più per farsi arrestare? Dobbiamo aspettare che ci scappi il morto? E ancora: se questa persona violenta da gennaio 2020 (quindi prima dell'emergenza Covid) occupa abusivamente una casa che non è sua, non sarebbe il caso di cacciarlo fuori da lì? Prevedendo almeno qualche deroga a quell'assurda norma che proroga il blocco degli sfratti? Non sarebbe il caso di proteggere le persone perbene, che sono davvero danneggiate dalla pandemia, e non i violenti che ne approfittano? Che Stato è uno Stato che la dà vinta ai prepotenti che sanno spiegarsi solo a suon di catene e mazzate? È successo a Cuneo, domenica sera. Un'inviata della trasmissione Fuori dal Coro, Carmen La Gatta, è andata a raccontare una di queste storie che abbiamo chiamato di «ladri di case». Ci aveva chiamato una coppia di Cuneo, due insegnanti precari, che da un anno e mezzo si sono fidanzati e che vorrebbero andare a vivere nel loro appartamento (un monolocale di 50 metri quadrati), ma non possono farlo. Infatti l'inquilino, nonostante la sentenza di sfratto, rimane lì e non paga, forte di una legge che, come è noto, sta progressivamente cancellando il concetto di proprietà privata. Ci avevano segnalato che il cubano, che occupa la casa insieme con la compagna italiana, non pago del sopruso, si prende anche regolarmente il lusso di minacciare il proprietario e l'intera sua famiglia. Così siamo andati a verificare e come si fa in questi casi, abbiamo cercato di raccogliere il parere di tutti. Il cubano e la compagna avrebbero potuto dirci che non erano interessati a parlare. Invece hanno preso una catena di ferro e hanno cominciato a massacrarci. Una violenza inaudita, documentata dalle nostre telecamere. Ovviamente abbiamo subito chiamato la polizia, che è arrivata con grande tempestività. Nel vedere le immagini anche gli agenti sono rimasti impressionati. Però poi la serata è finita con la mia giornalista e i nostri collaboratori al pronto soccorso e il cubano serenamente nella casa che non è sua e che non dovrebbe occupare. Possibile? È una cosa normale? Il questore di Cuneo non ha nulla da dire? Il ministro Lamorgese neppure? Nel nostro Paese è diventato lecito girare per le strade di una tranquilla città di provincia con una catena di ferro sfasciando auto, vetri e corpi di cristiani innocenti? Come nel Far West? Vince chi è più violento? Ma perché dobbiamo pagare le tasse se non otteniamo la protezione di ciò che è nostro, cioè della nostra casa (come nel caso della coppia di fidanzati) o della nostra salute (come nel caso della giornalista e della nostra troupe)? Poche ore prima dell'aggressione di Cuneo, un'altra nostra troupe è stata aggredita a Monastier in provincia di Treviso. Da settimane seguiamo il caso di un'altra casa rubata: è quella dove la signora Manuela ha cresciuto i suoi figli e ha vissuto anni felici con il marito. Ora i figli sono grandi, il marito è in gravi condizioni di salute e lei ha scelto di trasferirsi in alloggio più piccolo. Ma quella resta la loro casa di famiglia, dove si trovano nei momenti comuni, con le loro cose, i loro ricordi, il prato che i figli andavano regolarmente a tagliare. Da luglio, però, ci è entrata una nigeriana, Ambimbola in arte Melanie, che alle spalle ha un decreto di espulsione, un decreto di allontanamento, una sfilza di denunce per reati vari e altre occupazioni abusive. In pratica è una occupatrice seriale di case. Eugenia Fiore, la giornalista che segue il caso, l'altra sera si è accorta che Ambimbola era uscita di casa e allora ha chiamato la famiglia di proprietari, che a loro volta hanno chiamato i carabinieri. E quello che è accaduto ha dell'incredibile: mentre le prendevano le generalità, infatti, la signora (si fa per dire) non ha trovato di meglio che aggredire a morsi, testate e colpi di I-pad la nostra troupe. L'operatore, oltre che gli occhiali distrutti, ha avuto diverse ferite al volto. Ma sapete com'è finita? Proprio come a Cuneo: con i nostri collaboratori all'ospedale, mentre Ambimbola è rientrata tranquillamente nella casa che non è la sua. Il tutto sotto gli occhi dei carabinieri. Mi chiedo, ancora una volta: possibile? Se io rubo un'auto e vengo fermato dai carabinieri, mi costringono a restituire l'auto al legittimo proprietario. Perché, invece, se rubo una casa questo non avviene? Com'è possibile che una nigeriana possa aggredire le persone e poi riappropriarsi di una casa non sua sotto gli occhi delle forze dell'ordine? Soprattutto: le possiamo ancora chiamare forze dell'ordine? Ma quale ordine? Non ce l'ho con qui carabinieri, come non ce l'ho con i poliziotti di Cuneo. Chi sta in strada merita sempre il nostro rispetto. Ce l'ho con chi li comanda. Penso (e temo) che ci sia qualche circolare che dà indicazioni di non intervenire in casi come questi. Lo abbiamo visto anche in altri episodi: a Marina di Massa c'è una casa di un pacifico signore di Firenze che da mesi è occupata da un gruppo di immigrati africani che terrorizzano il vicinato. Nessuno interviene. A Selargius, in provincia di Cagliari, un certo Kenneth, accusato di traffico di essere umani, spaccio di droga e sfruttamento della prostituzione, sospettato di essere un esponente della mafia nigeriana, occupa la casa che la signora Manuela ha ereditato dal nonno. Nessuno interviene. Anzi no: la polizia ha perquisito più volte l'alloggio, anche nei giorni scorsi ha fatto controlli. Però alla fine la casa resta sempre a Kenneth. Cioè all'abusivo. Mentre i legittimi proprietari rimangono fuori. «Non possiamo farci niente», ha detto il prefetto alla mia inviata. Ma come non potete? Non potete o non volete? Siamo all'assurdo: se un gruppo di anziani va a giocare a bocce viene multato, se la medesima bocciofila viene trasformata in un dormitorio clandestino dagli immigrati (succede nel centro di Milano) nessuno dice niente. Com'è possibile? E com'è possibile che il titolare di una palestra di Firenze sia multato cinque volte (cinque) perché fa attività all'aperto mentre gli spacciatori davanti al suo locale continuano a vendere droga indisturbati? Com'è possibile che, quando protesta, si senta rispondere: «Non possiamo farci nulla»? Davvero lo Stato non può fare nulla in casi come questo? Davvero è così debole? O ha abdicato alle sue funzioni? Chi l'ha deciso? E perché? Fra l'altro nei casi di Treviso, di Massa Carrara e di Cagliari ho il fondato sospetto che dietro le occupazioni di case non ci siano gesti individuali ma vere e proprie organizzazioni che stanno rubando via via pezzi del nostro Paese. Potrebbero arrivare dappertutto, potrebbe riguardare tutti noi. E di fronte a queste organizzazioni che ci aggrediscono il nostro Stato che fa? Cede il passo? Alza bandiera bianca? Assiste impotente al trionfo dei prepotenti? Ma perché?
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