2022-11-20
«I nostri capi restano di tendenza e sono tramandati di madre in figlia»
Nel riquadro, Riccardo Antonioni
Il direttore marketing di Cruciani Riccardo Antonioni: «Scommettiamo sulla linea donna con 50 pezzi. La protagonista resta la maglieria, con abbinamenti unici e inaspettati grazie all’uso di filati pregiati, come cashmere, alpaca, seta».«Ventotto macchine di maglieria, dalla finezza 3 alla 21, tutte attive. Noi facciamo ancora le maglie per davvero. Una emozione». Trasmette passione Riccardo Antonioni, direttore marketing di Cruciani, brand specializzato in cashmere per l’alto di gamma, passato dalla scorsa primavera nelle mani di Orlean Invest Holding. Il gruppo ha rilevato Maglital, l’azienda umbra che detiene il marchio di maglieria luxury e la label Cruciani C, nota sul mercato per i bracciali in pizzo macramè. La holding ha prima garantito il salvataggio dell’azienda, del marchio, dei posti di lavoro e delle insostituibili professionalità, passando ora al suo riposizionamento nel segmento del lusso con una fortissima propensione ai mercati esteri. L’acquisizione del brand Cruciani, nel contesto della più vasta operazione d’ingresso di Orlean Invest Holding nell’assetto societario di Cantine Caprai, risponde alla strategia di forte diversificazione e costante sguardo alle possibili aree di sviluppo fuori dai confini italiani. E da questo punto di vista, è di oggettivo valore Cruciani il grande interesse riscontrato fra i buyer delle aree Europa, Middle East, Far East e Usa in occasione della presentazione della prima collezione donna mai realizzata dal brand. Proposta, addirittura, anticipando i tempi. «Questo, di solito, accade a febbraio, ma abbiamo cercato di sorprendere il mercato. La scelta è stata quella di uscire in un periodo di precollezioni con una capsule con la quale si è voluto guardare il brand in un modo più complesso e completo. L’obiettivo del 2023 è quello di dare un’immagine totalizzante fra donna e uomo».La rinascita è iniziata con la collezione maschile.«La storia del marchio ha sempre puntato sull’uomo fino all’80%, ma per tornare in prima fascia e dare un vero segnale di forza era fondamentale uscire anche con la collezione femminile. Insieme alla nuova head designer, Milena Motta, che vanta importanti collaborazioni con i principali nomi del lusso Made in Italy, Cruciani ha studiato una proposta lifestyle di 50 capi. La maglieria resta la protagonista in tutte le sue forme, con abbinamenti unici e inaspettati: dal montone alla pelle o in versione double con il cashmere».Si tratta di una moda senza tempo.«Quando si cerca di creare umilmente valore ci si riesce e quello che noi abbiamo costruito oggi è la consapevolezza di dare un oggetto che va al di là del tempo. È qualcosa che si rivaluta di continuo. Noi abbiamo una manifattura artigiana che ha lavorato in maniera encomiabile, abbiamo tolto un po’ di ruggine a un’azienda che aveva difficoltà a rimettersi in moto. Lo sforzo è stato notevole ma la nostra struttura ha risposto in maniera entusiastica. Questo è un marchio che ha un grande passato e le persone che ci lavorano sono convinte che la strada che stiamo percorrendo sia quella giusta e si è creato un clima di grande collaborazione in azienda, tanto da non sentire le ore di lavoro».Per la donna è quindi l’esordio. Caratteristiche?«La collezione ha un’immagine contemporanea che viene rappresentata da una serie di mondi sempre basati su grande qualità e prodotti che possono stare in un armadio tutta una vita e non passare mai di moda. Pezzi che si possono tramandare da madre in figlia. La scelta di filati super pregiati come cashmere, alpaca, seta sono stati il must sul quale si è rifatto il concetto di prodotto aggiungendo un tocco di stile inconfondibile». L’uomo passa in secondo piano?«Assolutamente no. Per l’uomo si troveranno tutte le sorprese nel prossimo Pitti, il secondo. Il primo è stato estremamente positivo nella campagna vendite, con un risultato di rilievo rispetto al punto di partenza perché la situazione era molto “affaticata”, mentre abbiamo riconquistato posizioni in termini di mercati, rifatto clienti che avevano abbandonato il marchio in un momento di difficoltà e che si sono riavvicinati in maniera positiva e sui quali conto, in questa stagione, di riconfermare la loro fiducia. Da un lato hanno apprezzato lo sforzo, dall’altro il prodotto era davvero di alta qualità».Negozi?«Non abbiamo ancora ricoperto tutti i mercati che precedentemente erano stati dei punti cardine per il marchio. Abbiamo 120 punti vendita nel mondo, quasi tutti in Europa, qualcosa in Corea. L’internazionalizzazione è uno dei caratteri distintivi del marchio. Il mercato italiano, pesa meno del 30%. Pensando alla dinamicità, i mercati esteri sono stati molto più ricettivi nel recuperare un marchio di qualità. Quello italiano ha troppe infiltrazioni che segmentano in maniera diversificata la distribuzione. Non è solo una questione di prodotto: noi facciamo una maglia fantastica che con le sue qualità ha un suo punto prezzo. Non è mai stata intenzione svilire questa qualità per entrare in un mercato dalla porta di servizio e andando a fare una politica di prezzo. Scelta coerente che non pagherà nell’immediato, ma siamo convinti che genererà quei risultati che ci aspettiamo». Siete ripartiti in un periodo non certo positivo: la pandemia prima e la guerra poi.«Il mercato ti presenta costantemente delle opportunità. Siamo partiti da un punto dove era necessario darsi una spinta la quale ha generato un salto molto più alto di quello che ci aspettavamo. Il mercato ha bisogno di messaggi coerenti e quando inizia a leggere che c’è un’idea di fondo di valore risponde bene ,anche in momenti difficili come quelli che stiamo attraversando. La curiosità è il bello di questo mondo e chi lo vive con passione è il primo che ci intercetta con facilità. Un messaggio che arriva».