2020-07-31
I messaggi di Palamara all’amica giudice sulle cause di separazione
L'ex pm romano, interrogato 8 ore, si interessò pure al giudizio tra il presidente di Radio dimensione suono e la moglie. Piercamillo Davigo resta nella sezione disciplinare.Oltre otto ore di confronto serrato. Tanto è durato l'interrogatorio del 29 luglio condotto dai pm di Perugia Mario Formisano e Gemma Miliani nei confronti di Luca Palamara. Una partita a scacchi a cui hanno assistito l'avvocato Benedetto Buratti, difensore del magistrato sotto inchiesta, il collega Carlo Farina dello studio Rampioni e tre carabinieri in forza presso la Procura. Non ha partecipato al faccia a faccia il nuovo procuratore di Perugia Raffaele Cantone. A Palamara vengono contestati i reati di corruzione per l'esercizio della funzione, corruzione in atti giudiziari e rivelazione di segreto d'ufficio in concorso con l'ex pm romano Stefano Fava, oggi giudice civile a Latina.Parte del botta e risposta ha riguardato il reato più grave, la corruzione in atti giudiziari. Gli inquirenti hanno chiesto a Palamara lumi su alcuni messaggi riguardanti cause in corso. In particolare quella sulla madre e la moglie di Federico Aureli, imprenditore romano, che all'amico Palamara avrebbe concesso gratuitamente l'uso di due scooter, pagando anche le multe. Il magistrato ha rivendicato di aver saldato personalmente le contravvenzioni e ha spiegato il prestito dei motorini come un gesto disinteressato di un amico di vecchia data.Gli inquirenti hanno approfondito anche la questione dei quattro soggiorni (sei giorni in totale per un valore di circa 7.000 euro) a Capri effettuati tra il 2011 e l 2018 da Palamara e famiglia, anche perché pure in questo caso la toga si sarebbe interessato a procedimenti in corso riguardanti Leonardo Ceglia Manfredi, la sua società Artesole e il fratello Goffredo, coinvolto in una causa di separazione. La presidente della prima sezione civile che si occupa di famiglia è Luciana Sangiovanni, che con Palamara ha intrattenuto un'interessante chat. Da questa si evince come il magistrato sotto inchiesta venisse compulsato anche per le cause di separazione. Ma lo stesso ha assicurato di non aver mai interferito nei procedimenti e che i suoi sono stati interessamenti finalizzati a capire le date di fissazione delle udienze, l'assegnazione dei ruoli e la tempistica delle sentenze, essendo i procedimenti per separazione particolarmente sensibili per gli uomini. Ovviamente l'accusa ha tutt'altra opinione.I primi messaggi con la Sangiovanni sono collegati alla candidatura della donna a presidente della sezione. Palamara, all'epoca, è consigliere del Csm. Il 4 settembre la giudice domanda: «Puoi fare qualche previsione sui tempi della decisione? Ci sono novità? Un abbraccio». Palamara: «Sì spero giovedì. Un bacio. Tutto bene. Ti aggiorno prontamente». E in effetti il 21 settembre le dà la grande notizia: «Proposta!!!! Unanime». Sangiovanni: «Grazieeeee Luca!». Il 9 ottobre Palamara chiede il primo favore: «Ciao Luciana ho bisogno di chiederti cortesia. Ceglia Manfredi. Cercherebbero accordo». La Sangiovanni promette di informarsi («Ok domani vedo») e ol giorno successivo lo aggiorna: «Tutto ok. Quando puoi ti dico».Il 23 ottobre Palamara torna alla carica, per una causa non meglio identificata: «Ti ricordi? Baci». Sangiovanni: «Certo, tra un poco ti dico». E dopo pochi minuti aggiunge: «Rinvio ufficio 10 aprile in attesa nuovo giudice». Il 15 novembre Palamara dà alla giudice la lieta notizia della nomina a presidente: «Deliberato plenum». Sangiovanni: «Grazie, sono in udienza, ma come è andata?». Palamara: «Tutto ok. Nominata». Sangiovanni: «Grazie Luca! A presto… vediamo di vederci». Il 7 dicembre la Sangiovanni aggiorna Palamara sulla causa di uno dei suoi amici: «Solo per salutarti e dirti che il ruolo della Albano è stato preso dalla collega Chirico (Daniela, ndr) e che l'udienza di aprile di al momento è confermata». Il riferimento sembrerebbe alla causa di Ceglie Manfredi. Ma a questo punto c'è la sovrapposizione con un altro procedimento.Infatti il 6 febbraio 2018 l'ex presidente dell'Anm domanda: «Puoi farmi sapere come è andata oggi Chirico?». Risposta: «Perché oggi? Udienza non era fissata ad aprile? Ricordami nomi parti che verifico». Palamara: «Montefusco». Quest'ultimo, Eduardo Montefusco, è il presidente di Radio dimensione suono, la più importante radio italiana. Lui e Palamara si erano incontrati il giorno prima. Nella loro chat i due fanno riferimento a occasioni mondane e a cene esclusive con chef stellati al caffè ristorante Casina Valadier, il locale di Villa Borghese gestito da Montefusco. Ma i pm non devono aver ritenuto questi inviti utilità collegate all'interessamento per la causa come nel caso di Ceglia Manfredi.Il 6 febbraio Sangiovanni replica a Palamara a proposito della causa: «Ti farò sapere al più presto. La collega non aveva terminato l'udienza. Ciao!». Palamara: «Ok, un abbraccio».Il messaggio successivo è del 14 febbraio e la Sangiovanni scrive: «Udienza rinviata per conclusioni a giugno su richiesta del consulente di proroga del deposito Ctu. Scusami per il ritardo. Baci». Proprio a giugno la Sangiovanni fa riferimento a una delle sentenze che interessano Palamara: «È in riserva dallo scorso novembre». Palamara: «Esatto. Mi chiedevano come mai tutto questo tempo». Sangiovanni: «La collega è un pochino in difficoltà. Se vuoi ne parliamo a voce». Palamara: «Ok, sì. Ci vediamo anche domani per un caffè?». Sangiovanni: «Molto volentieri. Se potessimo vederci sul presto sarebbe meglio».Palamara, durante l'interrogatorio, ha dovuto rispondere anche alle domande sullo scoop che La Verità e il Fatto Quotidiano fecero nel maggio 2019 sull'esposto che l'allora pm Fava aveva inviato al Csm contro l'allora procuratore Giuseppe Pignatone. Palamara avrebbe istigato Fava a portarlo a conoscenza dei giornalisti. Ma l'indagato ha negato di aver avuto alcun tipo di ruolo, avendo rapporti, anche stretti, con altri giornalisti, ma non con gli autori degli articoli incriminati.Intorno a mezzanotte, come detto, si è interrotto l'interrogatorio, che probabilmente verrà ripreso. Infatti Palamara e l'avvocato Buratti nella mattinata di ieri hanno affrontato, sempre a Perugia, anche l'udienza stralcio del procedimento madre sulla presunta corruzione: in questo caso l'ex consigliere del Csm è indagato per alcuni lavori di ristrutturazione e alcuni soggiorni pagati dall'imprenditore Fabrizio Centofanti.Il gip Lidia Brutti si è riservata di decidere quali intercettazioni telefoniche e telematiche (con il trojan) far trascrivere e ha rinviato l'udienza al 21 settembre.Il giudice dovrà nominare un perito e indicare le intercettazioni da trascrivere. La Procura ne ha indicate un centinaio e altrettante la difesa di Palamara. Tra i colloqui captati ci sono quelli con Cosimo Maria Ferri, deputato di Italia viva e giudice in aspettativa, e con l'ex ministro Luca Lotti, entrambi non indagati nel procedimento perugino. Secondo la Procura sarebbero utilizzabili, mentre per i difensori di Palamara sarebbero «del tutto illegittimi». Buratti ritiene che non possa essere il gip a sciogliere il nodo dell'utilizzabilità: «Per quanto riguarda le intercettazioni che coinvolgono i parlamentari riteniamo che sia competente la Camera dei deputati».Infine, ieri il Csm ha rigettato l'istanza di ricusazione da parte dei legali di Palamara del consigliere Piercamillo Davigo come componente della sezione disciplinare proposta dalla difesa di Palamara. Una battaglia persa in una guerra ancora tutta da combattere.